Formula Uno

Quando il titolo iridato si decide all’ultima gara

A un Gran Premio dalla conclusione, le sorti del Mondiale sono ancora da decidere - Uno scenario del genere si è già presentato in altre 30 circostanze e da qui prendiamo spunto: gli epiloghi del 2007, 2010 e 2021 hanno coinvolto ognuna delle parti in causa di questo spettacolare finale di stagione
©Ap/Hassan Ammar
Alex Isenburg
03.12.2025 23:05

Ci avviciniamo alla resa dei conti. In corsa ci sono, sotto la guida di Andrea Stella, due piloti della McLaren. Il rivale è Max Verstappen e si corre ad Abu Dhabi. Ognuno di questi scenari, in qualche modo, è già stato vissuto nel recente passato della Formula Uno. Riviviamoli assieme.

2 contro 1: disfatta McLaren

Corre l’anno 2007 e la McLaren prova a rilanciare le proprie ambizioni con la temibile coppia di piloti formata dal duplice iridato Fernando Alonso e dal promettente Lewis Hamilton. Il primo Gran Premio, però, lo domina la Ferrari di Kimi Raikkonen. Ne scaturisce un giallo che si tramuterà in breve tempo in uno degli scandali più grandi della storia del Circus. Appena sventolata la bandiera a scacchi, i commissari di gara esaminano accuratamente la F2007 e trovano un’irregolarità. La vettura è dotata di un sistema di zavorre mobili in grado di risolvere i problemi di stabilità. La FIA, allora, decide di non squalificare la Rossa, ma procede a bandire questo espediente tecnico già a partire dal secondo GP. Nel corso delle successive settimane, vengono svelati i retroscena sulla faccenda: nasce la cosiddetta spy story. Già, perché all’origine di questa vicenda vi è una spia, che risponde al nome di Nigel Stepney. Si scopre, infatti, che quest’ultimo - ex capo meccanico della Ferrari - intendeva lasciare anzitempo la scuderia di Maranello a causa di una mancata promozione. Costretto, però, a rispettare il contratto ancora in essere, Stepney diventa un nemico interno e spiffera i segreti della Ferrari a un tale Mike Coughlan, facente parte del team di progettisti della McLaren.

La scuderia di Woking finisce, logicamente, sotto inchiesta per aver sottratto delle informazioni riservate ai rivali e, infine, viene ritenuta colpevole di essere in possesso di materiale sensibile. Alla squadra guidata da Ron Dennis vengono annullati i punti del Mondiale costruttori, mentre ai piloti delle Frecce d’Argento viene concessa la libertà di giocarsi il titolo iridato. Le magagne si susseguono anche in pista, ma sia Alonso sia Hamilton - malgrado diverse scaramucce interne - sono ancora in piena lotta per accaparrarsi il successo finale. Il definitivo patatrac giunge in Ungheria, quando l’iberico - al momento del suo ultimo tentativo in Q3 - ostacola il compagno di squadra ai box, facendogli perdere del tempo prezioso. Tra la vicenda spy story e quelle vissute sul tracciato, insomma, il clima attorno alla McLaren si fa a dir poco arroventato. Nonostante ciò, a Interlagos - l’ultima tappa del Mondiale - la compagine britannica arriva con i favori del pronostico: il prediletto Lewis è il leader del Mondiale, lo spagnolo è il suo primo inseguitore. Finisce, però, come peggio non potrebbe. A trionfare, e per un solo punto di differenza, è infatti il terzo incomodo: Kimi Raikkonen.

Stella da incubo, festa Red Bull

Nel 2010, invece, lo scenario è, se possibile, ancor più suggestivo. Per la prima - e sino a oggi anche unica - volta nella storia della F1, si arriva all’ultima gara stagionale con ben quattro piloti in lizza per diventare campioni del mondo. Tra i protagonisti vi è anche Fernando Alonso, che questa volta veste i panni della Ferrari. Lui e Andrea Stella - attuale team principal della McLaren, ma allora ingegnere di pista proprio dell’asturiano - ad Abu Dhabi vivono però un weekend da incubo. Alonso è il favorito indiscusso, perché prima della tappa conclusiva ha accumulato 8 punti di margine su Webber; 15 su Vettel; 24 su Hamilton. Reduce da addirittura cinque podi consecutivi (di cui tre vittorie), Alonso e la sua squadra hanno una missione chiara: tenere alle proprie spalle Webber e non arrivare oltre al quarto posto per laurearsi campione del mondo.

Le qualifiche, in tal senso, paiono incoraggianti ma al primo giro di gara ecco che sbuca una variabile imprevista. Schumacher si scontra con Liuzzi e l’incidente provoca l’ingresso della Safety Car. Tra chi prova ad approfittare della situazione, vi è pure Vitalij Petrov, che prova a smarcarsi effettuando subito il pit-stop. Questa mossa, in casa Ferrari, passa inizialmente inosservata, ma Stella ci mette poco tempo a comprendere che il russo potrebbe diventare un problema. La strategia del Cavallino, ben presto, si rivela catastrofica e nel tentativo di coprire la scelta di Webber - rientrato presto ai box a causa di un tocco a una barriera - Alonso affretta la sua sosta. Finendo per trovarsi proprio alle spalle di Petrov, che però non è più costretto a fermarsi. Stella intuisce il pericolo e avverte il suo pilota: «Per superare la Renault sarà necessario un sorpasso in pista». Tuttavia, dal 16. fino al 55. giro, si protrae una sequela di team radio - tra Stella e Alonso - volti a risolvere una situazione che, clamorosamente, non si sblocca. Petrov si rivela un ostacolo insormontabile, e Alonso chiude soltanto settimo. Così la Ferrari - che badava esclusivamente a Webber - perde sì il titolo iridato contro la Red Bull, ma a discapito di quella di Sebastian Vettel.

Il sogno di Max ad Abu Dhabi

Trascorrono 11 anni, siamo nel 2021, e sempre sul circuito di Yas Marina si consuma un epilogo che sfocia nel dramma sportivo. Lewis Hamilton è in cerca di un ottavo sigillo mondiale da record, ma a contendergli lo scettro - per un’annata intera - vi è un agguerritissimo Max Verstappen. La battaglia tra i due è feroce e ne deriva uno dei Mondiali più controversi e spettacolari della storia. Una serie di duelli arcigni e al limite della regolarità si tramuta in uno scontro senza esclusione di colpi, come è il caso per l’incidente di Monza. Ancor più spaventoso, invece, è il contatto alla curva Copse nel GP di Silverstone. Incredibilmente, Hamilton e Verstappen arrivano all’appuntamento finale a pari punti: 369.5 ciascuno, un ex aequo che non si verificava da 50 anni.

La Red Bull si rende conto che, ad Abu Dhabi, la propria monoposto è inferiore a quella dei rivali. La scuderia di Milton Keynes decide, quindi, di giocarsi il tutto per tutto con un assetto aerodinamico scarico, che permette al pilota olandese di agguantare la pole position. In gara, tuttavia, lo scenario tanto temuto si materializza e Hamilton scappa in testa con agio. Malgrado l’incredibile lavoro svolto da Perez - che annulla quasi tutto lo svantaggio sin lì accumulato - Verstappen sembra inesorabilmente terminare al secondo posto. Alla 53. tornata (ne restano cinque), Nicholas Latifi va a sbattere alla curva 14. Cambia tutto. Ma chiudere un Mondiale del genere sotto il regime di Safety Car è tutt’altro che il finale sperato dai vertici della Formula Uno. La direzione gara - guidata dal tanto discusso Michael Masi - concede un ultimo giro facendo sdoppiare soltanto i cinque piloti che si trovano tra i due contendenti al titolo. Hamilton è davanti ma è svantaggiato, siccome monta ancora le gomme hard consumate, mentre l’avversario, alle sue spalle, ne ha potuto approfittare per cambiare pneumatici. Il treno di soft, nuove, è troppo più performante. Verstappen, dunque, opera il sorpasso in curva 5, poi riesce a difendersi dagli attacchi disperati di Hamilton e diventa, per la prima volta in carriera, campione del mondo.

In questo articolo: