Formula 1

Tre pretendenti al trono per un Mondiale in stile 2007

Il 2025 è un’avvincente battaglia tra Norris, Piastri e Verstappen, distanziati da 36 punti - Un finale di stagione che ricorda quello epico di 18 anni fa
Piastri, Verstappen o Norris, chi alzerà il trofeo del 2025? © Reuters/Jaimi Joy
Maddalena Buila
04.11.2025 16:54

«Solo se Verstappen dovesse ridurre il distacco a meno di 40 punti si potrebbe ipotizzare una strategia diversa. Ma finché resta a 63 lunghezze ogni discussione è priva di logica. Anzi, cambiare tattica ora sarebbe controproducente. Si rischierebbe di creare frustrazione in uno dei due piloti, che continueranno entrambi a correre in McLaren anche in futuro».

Ci aveva risposto così Matteo Bobbi quando gli avevamo chiesto, qualche settimana fa, se continuando a non scegliere un primo pilota su cui puntare la McLaren non rischiasse di compromettere il suo Mondiale. Ebbene, ora i punti che distanziano l’olandese da Lando Norris, leader della classifica, sono 36. È dunque forse arrivato il momento che il team di Woking prenda una decisione. Altrimenti, pur restando un’ipotesi piuttosto remota, le papaya rischiano di rivivere le ombre del campionato di diciotto anni fa. E nel 2007, è cosa nota, non finì affatto bene per la McLaren. Ma facciamo un passo alla volta.

Se Max si scatena

Torniamo indietro di qualche settimana, arrivando fino alla vigilia del Gran Premio di Zandvoort, il 31 agosto. Dopo le vacanze, la classifica piloti vedeva Oscar Piastri capeggiare in solitaria vantando nove punti sul compagno Lando Norris e ben 97 su Max Verstappen. Se la battaglia in casa McLaren era apertissima, il campione del mondo in carica pareva ormai spacciato. La RB21 non stava affatto dando i risultati sperati, l’olandese era frustrato e i grandi cambiamenti che aveva subìto la scuderia austriaca avevano tolto serenità. Ma mentre tutti i riflettori erano puntati sul team di Woking, che da lì a poco centrò il back-to-back nel Mondiale costruttori, a Milton Keynes si lavorava sodo. Invece di concentrarsi sugli sviluppi del 2026, la Red Bull ha continuato a credere nel progetto RB21. E ha fatto bene. Dal rientro dalla pausa estiva, Verstappen è salito sul podio in tutte e sei le gare disputate, conquistando la vittoria in tre occasioni. Risultati che gli hanno fatto recuperare più di cinquanta punti di distacco sul duo di testa. Ma non è stata solo l’indubbia bravura dell’olandese ad aprire la corsa al titolo a un terzo pretendente. Pure le papaya ci hanno messo del loro.

Papaya rules

Che la MCL39 sia la macchina più forte di questa stagione è un dato assodato. Così non fosse, nella bacheca dei trofei a Woking non scintillerebbe il già citato titolo costruttori. Il problema sono le papaya rules, ovvero la regola per cui la McLaren non ha un pilota di punta e i suoi due conducenti sono liberi di battagliare a piacere. Okay. Finché tra il duo Piastri-Norris e la concorrenza c’erano quasi 100 punti la strategia poteva anche avere senso. Anzi, fare diversamente - come accennava Bobbi - avrebbe rischiato di incrinare le dinamiche all’interno del team. Ma ora che il Mondiale piloti è in pericolo, scegliere un beniamino potrebbe essere la mossa salva annata. Anche perché fino ad ora Oscar e Lando si sono comportati tutto sommato diligentemente. Fatta eccezione per il contatto in Canada e i duelli al limite in Austria e Ungheria, non ci sono stati momenti di vera tensione tra i due. Ma le cose stanno cambiando. Ora Verstappen ha fatto capolino negli specchietti retrovisori e entrambi i piloti McLaren vogliono dimostrare di valere e di essere in grado di portarsi a casa il titolo. Questo è un’arma a doppio taglio. E la McLaren sa bene che rischi sta correndo. A Woking, il ricordo del Mondiale 2007 è ancora vivido nella mente di tutti. 

Resiste il rispetto reciproco

18 anni fa prendeva forma uno dei finali più emozionanti nella storia della F1. Il novellino Lewis Hamilton e un affermato Fernando Alonso, in lotta aperta per la conquista del Mondiale, non seppero gestire le ultime tappe del campionato, aprendo un varco ad una tanto insperata quanto travolgente rimonta di Kimi Räikkönen. Il ferrarista si aggiudicò il titolo piloti - per un solo punto! - all’ultima curva di Interlagos, festeggiando quello che sarebbe stato l’ultimo trofeo di categoria per la Rossa. Per il britannico e lo spagnolo furono invece lacrime amare. Due McLaren clamorosamente rimaste con un pugno di mosche a causa della rivalità interna e un terzo incomodo che ne approfitta. Suona familiare? Sì, le papaya devono stare attente a non commettere lo stesso errore. «Sappiamo che potremmo rivivere un 2007. Ma siamo una squadra di due piloti, e vogliamo restarlo», ha dichiarato un lapidario Zak Brown poco tempo fa. Una delle grandi differenze rispetto a 18 anni fa, accennavamo poc’anzi, è l’intensità della rivalità. Quella tra Norris e Piastri, per il momento, non ha raggiunto i livelli siderali toccati nel 2007. «Le situazioni non sono le stesse. Allora c’erano tensioni reali, politiche, e un ambiente molto più tossico. Oggi tutto è più controllato, più professionale», ha commentato Fernando Alonso con una punta di déjà-vu. In pubblico, quantomeno, le parole sono misurate. A differenza della coppia Hamilton-Alonso, il rispetto reciproco tra i due sembra genuino. La McLaren organizza persino briefing specifici la domenica mattina, dopo le qualifiche, per discutere apertamente delle strategie di entrambi. Un approccio trasparente che, nelle intenzioni, dovrebbe prevenire malintesi. Ma la storia insegna che, quando c’è un titolo in palio, la razionalità si dissolve allo spegnimento dei semafori. E in realtà va bene così. Dopo anni di stradomini, una Formula 1 così incerta risulta terribilmente bella.