Contromano

Una Ferrari all’antica

Le due pole position di Leclerc a Baku avevano illuso la scuderia italiana, che a Miami è però tornata a palesare limiti e tensioni che si trascinano da tempo
Il team principal della Ferrari, Frédéric Vasseur. ©Copyright 2023 The Associated Press. All rights reserved.
Pino Allievi
Pino Allievi
09.05.2023 06:00

Punto e a capo. La Ferrari che è finita k.o. a Miami ci ha riportato indietro di anni. È come se il tempo si fosse fermato a tante stagioni fa, quando la macchina andava forte a sprazzi, illudeva e poi veniva ricacciata indietro. Le due pole position di Leclerc in Azerbaigian erano state una lama di luce nel buio, il miraggio di un’inversione di tendenza. Sono bastati pochi giorni e tutto è tornato all’antico, in quell’ambito di triste normalità che vuole la Ferrari sempre pronta a dispensare speranze verbali, ma rassegnata a inseguire, come se fosse segnata da una maledizione. Quello che è accaduto in Florida domenica ne è lo specchio. Qualche giro buono nella fase di preparazione del venerdì, poi man mano si avvicinava la qualificazione ecco di nuovo i guai. Sostituzione di cambi e particolari elettrici, i piloti nervosi, consapevoli che per risalire posizioni avrebbero dovuto rischiare come non mai. I due incidenti di Leclerc, uomo che col limite ha una certa - pericolosa - confidenza, sono stati il campanello d’allarme, mitigato solo dalla ritrovata fiducia di Carlos Sainz che nonostante tutto riusciva a tenere in strada la SF23, avvicinandosi ai primi. Ma la gara è stata la fotografia impietosa di quella che è la vera Ferrari di oggi. Anzi, di Miami, cercando di circoscrivere la cosa nei confini della Florida. Ovvero una squadra che s’impegna, che non si ferma, tuttavia non riesce a produrre il salto di qualità indispensabile per competere ai livelli alti.

La SF23 si è confermata una vettura che con poca benzina va bene e forte (non come la Red Bull però), tuttavia non è competitiva per l’intero arco del gran premio. Domenica Sainz si è comportato degnamente nelle prime battute con le gomme medie, ma con le coperture più dure ha dovuto faticare. Leclerc è invece andato piano all’inizio ed è stato più convincente, nei tempi sul giro, nelle battute finali. Frédéric Vasseur ha cercato di tracciare un bilancio della sofferenza: «Abbiamo recuperato con Leclerc nel finale, troppo tardi. Siamo stati incostanti, ma guardando i distacchi siamo più o meno al livello di Mercedes e Aston Martin». Quel «più o meno» è generoso, perché la prima Ferrari, quella di Sainz, ha rimediato un distacco dalla Aston Martin di ben 21 secondi e dalla Mercedes di 14’’. Anche Vasseur adesso è nel mirino e lo sa, al punto che involontariamente ripete la cantilenante giustificazione che ha contraddistinto l’era del suo predecessore Mattia Binotto: «Dobbiamo capire che cosa non va». Ma la benzina sul fuoco la gettano i piloti. Leclerc è caustico: «La macchina ha denunciato parecchi problemi, il fondo della vettura toccava troppo a terra, serve un enorme lavoro per poter andar forte in gara. È molto difficile accettare di farti superare dai rivali». Sainz rincara la dose: «Sono tante le cose che dovremo provare. La SF23 con le gomme dure è difficile da controllare. Manca il bilanciamento. Forse da Barcellona cambieremo delle cose e prenderemo un’altra direzione».

Intanto tra due domeniche si corre a Imola e le prospettive al momento non inducono all’ottimismo. Troppi i particolari che la Ferrari deve rivedere, troppo forti gli avversari cominciando da chi sta dominando, ovvero la Red Bull, una specie di maso chiuso della Formula 1 in cui le vittorie vengono divise in famiglia. Sei successi in sei gare, una rivalità tra Verstappen e Perez abbastanza apparente in quanto l’olandese viaggia in un’altra dimensione, una macchina che va fortissimo su ogni pista e non consuma le gomme, gerarchie chiare nell’organigramma con i vertici aziendali ben presenti, attivi e competenti. Al momento non ci sono spiragli per inserirsi nella lotta e creare disturbi. Verstappen, poi, come ha dimostrato a Miami rimontando dal nono al primo posto, è in uno stato di forma eccezionale e viaggia veloce, sicuro, fiducioso. La Aston Martin, di nuovo terza, è la seconda forza in campo grazie ad Alonso, la Mercedes è messa male come la Ferrari. Le conseguenze - stavolta - traetele voi...