Hockey

Nicole Bullo: «Ad Ambrì chiuderò un cerchio con un progetto interessante»

Dopo quasi un ventennio con la maglia del Lugano, l'ex nazionale elvetica ha deciso di varcare il Monte Ceneri per vivere una nuova esperienza: «Ho imparato a giocare a hockey alla pista di Biasca, dove la prossima stagione saranno di casa le Girls biancoblù»
Dopo ben diciannove stagioni in seno alle Lugano Ladies, la sopracenerina ha optato per un ritorno alle origini. © Ti-Press/Samuel Golay
Nicola Martinetti
10.08.2023 06:00

Esclusa una parentesi a Küssnacht, Nicole Bullo ha trascorso quasi un ventennio con la maglia del Lugano. Questa stagione la 36.enne ticinese, ex nazionale elvetica, ha tuttavia deciso di varcare il Monte Ceneri per vivere una nuova esperienza in Leventina.

Nicole, hockeisticamente hai vissuto una carriera a tinte bianco, giallo e nere. Che sensazioni provi, oggi, ad aver firmato per l’Ambrì Piotta?

«Sicuramente non è stata una scelta facile. Ho trascorso gran parte della mia carriera a Lugano e sarò sempre grata per ciò che ho potuto vivere e raggiungere in riva al Ceresio. Non dimentico che nel 2003 il club sottocenerino mi offrì un’occasione in un’epoca dove in Ticino, in ambito femminile, non vi erano grandi sbocchi. Detto ciò, questa estate mi sono presa un bel po’ di tempo per riflettere sulla mia situazione e il futuro della mia carriera. Per un attimo, sì, ho pure ponderato la possibilità di ritirarmi. Volevo capire se avevo ancora le energie per disputare un’altra stagione. Alla fine ho scelto di sposare la causa biancoblù, e sono molto entusiasta di questa decisione».

Cosa ti ha convinta a non appendere i pattini al chiodo?

«In primis - dal punto di vista sportivo - il progetto leventinese, che reputo molto interessante e affine alle mie necessità come giocatrice. Gli orari degli allenamenti, ad esempio, sono meno tardivi rispetto a quelli che ho generalmente sperimentato in carriera. E avremo anche altri “comfort” come l’accesso alla palestra, uno spogliatoio fisso e via dicendo. Insomma, l’idea di - per una volta - provare tutto ciò mi stuzzicava. Vorrei poi sottolineare che a pesare sulla mia decisione vi è pure stata una componente sentimentale. Io sono nativa di Claro, e da bambina ho imparato a pattinare e giocare a hockey alla pista di Biasca. Lo stesso luogo in cui la prossima stagione saranno di casa le Girls biancoblù. Firmare per l’Ambrì, in un certo senso, mi permette dunque di chiudere un cerchio. Dove tutto è iniziato, finirà anche. E mi fa piacere constatare che rispetto al 2003, oggi anche il Sopraceneri gode di una piattaforma femminile. È un segno dei tempi che cambiano, e dei progressi avvenuti nel corso della mia carriera. Ora mi auguro di tenere ancora il passo, nonostante i miei 36 anni (ride, ndr)».

Hai detto di aver riflettuto a lungo sul ritiro e l’offerta giunta da Ambrì. La possibilità di abbracciare il nuovo corso del Lugano è mai stata un’opzione concreta?

«Sì, in effetti ho valutato a fondo anche questa terza strada. Il modo in cui si era conclusa l’ultima stagione, con quel fulmine a ciel sereno e lo scioglimento della squadra, mi aveva tuttavia trasmesso la sensazione di aver chiuso un capitolo. Ho dunque preso la decisione di firmare altrove, anche per intraprendere un’avventura diversa e iniziare un nuovo capitolo. Il quale, verosimilmente, mi porterà verso la fine della mia carriera. Poi se ciò avverrà fra una stagione o un po’ più in là, questo non lo so ancora».

Trasferirsi in Leventina significa anche, presto, dover affrontare il tuo - quasi ventennale - passato. Ci hai già pensato?

«Certo, e so già che affrontare il Lugano sarà strano. Immagino, peraltro, che lo stesso varrà anche per tutte le ex compagne che come me si sono trasferite in Leventina. Insomma, ci attendono delle sfide particolari, perché ciò che abbiamo vissuto in riva al Ceresio non si cancella. Va altresì detto che dal punto di vista agonistico il derby femminile, almeno per la sottoscritta, non ha la stessa valenza di quello maschile. La rivalità tra le due squadre non è comparabile. Forse per le più giovani sì, ma per quanto mi riguarda il vero “derby” - viste anche le sfide che ho vissuto in carriera - è con lo Zurigo».

Ad Ambrì ritroverai Benjamin Rogger, tuo allenatore a Lugano nelle ultime due stagioni, e - come suggerivi - tante ex compagne. Un aiuto sempre prezioso, per chi cambia squadra...

«Questo è sicuro. Benjamin, peraltro, lo conosco da una vita. Siamo infatti coetanei e da piccoli giocavamo uno contro l’altra, lui a Lugano e io a Biasca. Ad Ambrì, oltre al suo, ritroverò molti altri volti familiari. Penso alle diverse ex compagne di Lugano. Ma anche all’assistant coach Christian Agustoni, con il quale avevamo festeggiato l’ultimo campionato vinto alla Cornèr Arena, quando aveva temporaneamente sostituito Vasco Soldini. Al netto di chi già conosco, vorrei poi spendere due parole in merito alle straniere ingaggiate dalla società biancoblù. Il fatto che tutte - tranne una - abbiano più di 26 anni, e quindi una certa maturità hockeistica e personale, ha rivestito un ruolo importante ai fini della mia scelta. Questo perché per quanto mi faccia piacere vedere tantissime giovani affacciarsi alla prima squadra, non è nel contempo semplice gestire il gap generazionale, specie se sei l’unica “veterana” nel gruppo. Il mix venutosi a creare ad Ambrì, in questo senso, è ideale».

Considerata la tua esperienza, ti aspetti di venire nominata capitana della squadra?

«Sono sempre stata dell’idea che non è necessario avere una lettera cucita sul petto per essere una leader. Ad Ambrì, come ho sempre fatto, darò tutto ciò che ho in ogni caso, a prescindere dal ruolo che mi verrà assegnato».

A livello di squadra, invece, che obiettivi vi siete poste per la nuova stagione?

«Non credo che siano ancora stati definiti o annunciati. Osservando il mercato operato dai vari club, comunque, vedo Zurigo, Berna e Davos un po’ più avanti rispetto alle altre, che verosimilmente si giocheranno i restanti posti per i playoff».

In questo articolo: