Noah Dettwiler: «Ho realizzato il mio sogno, mi sento profondamente onorato»

Ha compiuto 18 anni lo scorso 26 aprile, ma sulle spalle porta già un’intera Nazione. Noah Dettwiler, il pupillo di Tom Lüthi, ha da poco firmato un contratto con la CIP Green Power per gareggiare in Moto3 dal 2024, riportando la bandiera rossocrociata nel Motomondiale.
Noah, innanzitutto come stai? Come hai appreso la grande notizia?
«Sto molto bene, grazie. Sono molto fiero di quanto ho raggiunto. Lo considero un primo grande sogno che riesco ad avverare. Una felicità che porta con sé anche una consapevolezza. Tornare a rappresentare la Svizzera nei giochi che più contano non è certo un incarico che può essere preso sottogamba».
Sì, sarai tu a riportare i colori rossocrociati nel Circus del Motomondiale. All’orgoglio si mischia anche un pizzico di paura per la grande responsabilità?
«Direi di no. Se avessi paura forse non sarei pronto per il grande passo. Sento piuttosto una grande energia e voglia di mettermi alla prova rendendo fiero il Paese che rappresento».
Come sei entrato in contatto con il mondo delle corse?
«Mio papà è sempre stato appassionato di motorsport, dunque questo mondo non mi è mai stato davvero estraneo. La scintilla è però scoccata a circa quattro anni, quando mio padre mi portò a vedere una corsa di motocross a Basilea, la mia città natale. Alla fine c’era la possibilità di salire su una piccola moto e provarla. Ed ecco che mi sono perdutamente innamorato di questo sport. Ho iniziato a seguirlo con regolarità e, a partire dal 2012, a praticarlo. Inizialmente per divertimento, poi è diventato qualcosa di più serio e impegnativo».
Era il tuo sogno sin da quando hai visto quella prima gara di poter un giorno diventare un pilota di professione?
«Assolutamente. Ho sempre sognato di potermi dedicare a questo sport al 100%. Mi sento estremamente fiero di quanto sono riuscito a fare finora e al contempo anche onorato. Moltissimi ragazzi amerebbero essere nella mia posizione. Sono un privilegiato e non me lo dimentico».
Come ti immagini si articolerà il cambiamento di categoria da quella in cui corri ora, ovvero la FIM JuniorGP, alla Moto3?
«Immagino dovrò abituarmi a viaggiare tanto e in tutto il mondo, stando lontano da casa parecchio. Gareggerò con dei ragazzi che corrono velocissimo, quindi dovrò impiegare il minor tempo possibile a entrare in confidenza con i circuiti e a prendere le misure della nuova categoria».


Il tuo manager, nonché colui che - insieme ai tuoi risultati - ha reso possibile l’approdo nel Motomondiale, è un certo Thomas Lüthi. Quanto hai imparato da lui?
«Tantissimo. La sua esperienza nel mondo delle corse è immensa. Ogni particolare che mi ha spiegato o mostrato è sempre stato per me di grande aiuto. Particolarmente prezioso è stato il suo apporto durante la gara in Austria (quando, il 20 agosto, Noah ha disputato la sua prima gara del Mondiale di Moto3 sul Red Bull Ring grazie a una wild card, ndr)».
Ti saresti mai aspettato di fare un tale salto di qualità ad appena 18 anni?
«Sicuramente lo sognavo, ma non mi sarei onestamente mai immaginato che tutto succedesse così in fretta e che raggiungessi un obiettivo così importante già ora».
La tua è un’età, va da sé, costellata di grandi sogni. Quali sono i tuoi in termini sportivi e personali?
«In pista il focus è quello di migliorarmi sempre, puntando alla MotoGP. A livello personale vorrei fare un bel po’ di soldi correndo, per poi ritirarmi e godermi la vita (ride, ndr)».
È stato difficile farti largo in questo sport partendo dalla realtà rossocrociata?
«Sì. In Svizzera è praticamente impossibile raggiungere alti livelli nel motorsport. Ecco perché da circa tre anni a questa parte mi sono trasferito a Valencia».
Com’è stato lasciare tutto e partire?
«Dire arrivederci ai propri cari non è mai facile, ma ormai ci ho fatto il callo (sorride, ndr)».
Nella tua vita esistono solo le corse?
«Non esattamente. Insieme al motorsport sto portando avanti anche un diploma svizzero come impiegato. Ho sempre voluto proseguire, nel limite del possibile, anche gli studi».
Il tuo idolo?
«Wow, domanda assai complicata... Direi Marc Marquez per il suo carattere combattivo e forte, sia in pista sia fuori».