Nuoto

Noè Ponti, affamato e sereno, punta con decisione ai Mondiali

In vista della rassegna iridata in vasca lunga che si terrà a Singapore, il ticinese ci ha rivelato qual è il suo stato d’animo e quello di forma: «Dalle Olimpiadi in poi sono sempre riuscito a impormi, mentalmente mi sento pronto» - Probabilmente disputerà due gare: 50 e 100 metri delfino
©Keystone/Samuel Golay
Alex Isenburg
09.07.2025 06:00

Noè Ponti è entrato, e pure da un po’ di tempo, in una nuova dimensione. Il suo, ormai, è uno dei nomi di spicco dell’intero panorama mondiale del nuoto. E non potrebbe essere altrimenti, considerando gli incredibili traguardi già tagliati dal 24.enne del Gambarogno. «Ultimamente – ci ha detto lui – percepisco una maggior attenzione mediatica nei miei confronti. È un aspetto, questo, che va gestito. Al contempo, tuttavia, mi fa piacere e significa che sto compiendo qualcosa di buono per questo sport». Ieri, infatti, a dieci giorni dalla sua partenza – direzione Singapore, dove dal 27 luglio al 3 agosto si terranno i Mondiali in vasca lunga – il ticinese ha deciso di dedicare una buona fetta della sua giornata a varie testate giornalistiche. Una scelta sua, che ci ha spiegato così: «Ho preferito racchiudere in un solo appuntamento tutti gli impegni mediatici. Trovo che sia meno logorante e in questo modo posso vivere più tranquillamente l’avvicinamento alla rassegna iridata».

Costanza di rendimento inedita

Una tranquillità, quella di Noè, che deriva anche da una serie impressionante di risultati. «Dalle Olimpiadi in poi – ci ha confermato – non ho perso alcuna gara. Anzi, detto altrimenti, ogniqualvolta sono sceso in vasca ho finito per trionfare. Dal punto di vista fisico, non mi sento lontano dalla condizione in cui mi trovavo l’anno scorso. Ero nella mia forma ottimale, ma d’altronde è anche naturale che sia così, poiché per i Giochi ci si prepara ininterrottamente per un anno. Ci siamo allenati leggermente meno, ma comunque mantenendo un volume di lavoro importante e probabilmente superiore a quello dei miei rivali diretti». Mentalmente, invece, a che punto si trova rispetto all’appuntamento parigino? «Credo che lì fossi al 98/99%. E quel poco che manca, però, è sufficiente per farti perdere una gara. Attualmente, sotto questo profilo, mi sono particolarmente in forma. Non a caso, negli ultimi mesi sono riuscito a inanellare dei tempi davvero buoni. Finora – ha proseguito – non ero mai stato in grado di mantenere una tale costanza di rendimento».

Tra poco meno di tre settimane inizieranno i Mondiali e Noè, verosimilmente, non prenderà parte alla staffetta, per potersi dedicare interamente a due gare di delfino, sui 50 e sui 100 metri. «Non mi ritengo il favorito indiscusso per la conquista delle medaglie d’oro: credo che in entrambe le discipline ci possano essere cinque serissimi candidati alla vittoria». Quest’anno, in tre sono riusciti a nuotare più velocemente di lui sui 50 m, mentre sui 100 arriva all’appuntamento iridato con il secondo miglior crono. «Gli altri, però – ha precisato – sono tutti vicini. Credo, quindi, che la forbice tra i primi sarà davvero limitata. Mi aspetto, soprattutto nella prova sui 50 metri – che è peraltro stata aggiunta a livello olimpico a partire da Los Angeles 2028 – un certo equilibrio e dei risultati brillanti da parte di tutti. Anche sui 100, comunque, prevedo un livello degno di nota, magari con una gara perfino più veloce di quella vista a Parigi».

«Mai accontentarsi»

Nella sua – seppur giovane, ma già brillante – carriera, i Mondiali in vasca lunga rappresentano, almeno per ora, un piccolo neo. Nel suo ricco palmarès, infatti, manca ancora un alloro in questa manifestazione. «Cerco di non pensarci – ci ha risposto – e questa volta spero di riportare a casa una medaglia. E che non sia di legno. Ma un metallo, quello sì, sarebbe ben accetto. Visti i traguardi sinora raggiunti – agli Europei, alle Olimpiadi e ai Mondiali in vasca corta – è sostanzialmente l’ultima medaglia che mi manca».

L’obiettivo primario, allora, è ben chiaro: «Voglio, innanzitutto, centrare l’ingresso per la finale dei 50 metri, che a Fukuoka mi era sfuggita. È evidente, poi, che io gareggio sempre per provare a battere la concorrenza e chiudere davanti a tutti. Non so, logicamente, se questo accadrà, ma è giusto partire con una mentalità vincente. È questa la vera differenzia rispetto a un buon atleta: non bisogna mai accontentarsi».

«Mi sto godendo la vita»

L’annata post-olimpica, tradizionalmente, consente agli atleti di sperimentare e così, anche il campione ticinese ha recentemente optato per qualche cambiamento. Rilevante, in primis, è stata la decisione di non gareggiare più nella prova dei 200 m. «Sì, questa scelta si va a inserire nel contesto specifico che sto vivendo all’interno della mia carriera. Per un po’, dunque, non prenderò parte a questa gara, anche se non escludo del tutto un ritorno in futuro». Spazio, allora, esclusivamente alla velocità e, di riflesso, anche gli allenamenti sono stati modificati. «Vedremo se questo tipo di preparazione porterà i frutti sperati. Ai Mondiali, a questo punto, avrò tre giorni di sosta. Da un lato, significa essere più riposati, ma una pausa così lunga comporta altresì il rischio di spegnere un po’ troppo il cervello: è una situazione, per me, nuova e che andrà gestita».

Noè, comunque, sembra pronto a digerire questi cambiamenti e le alte aspettative che ci sono nei suoi confronti. «Sento che sto maturando – ci ha risposto – e al momento posso dire di sentirmi particolarmente sereno. Mi sto godendo la vita: il nuoto ne rappresenta una parte importante, ma non è tutto». Un punto di forza, inoltre, è costituito dal suo team: «Con loro ho stretto un rapporto importante, sono una sorta di seconda famiglia per me». Già, perché le ore trascorse con Massimo Meloni e gli altri membri dello staff, sono ormai superiori rispetto a quelle passate con i propri parenti. «Ultimamente – ci ha confidato – sono stato poco a casa, ma non è stato neanche così male. Sento che sto crescendo anche da quel punto di vista». Il legame con il Ticino, comunque, rimane ben saldo. «Tengo molto al mio territorio: sono ticinese e sono contento di esserlo e – pur viaggiando parecchio – ogni tanto esce questo lato di me. Peraltro – ha chiosato – sto costruendo casa, proprio sopra la dimora dei miei genitori».

L'allenatore, una figura chiave

Una figura indispensabile, per Noè Ponti, è quella del suo allenatore, Massimo Meloni, che collabora con il nuotatore ticinese dal 2019. «Direi che in vista di Singapore filtra un certo ottimismo – ci ha detto – d’altra parte i risultati ottenuti di recente sono stati ottimi. È chiaro che, da un po’ di tempo a questa parte, le aspettative nei confronti di Noè sono aumentate, ma lui è bravo a restare focalizzato, perciò ritengo che non percepirà alcuna pressione supplementare». L’aspetto mentale, insomma, è centrale anche per Meloni: «Assolutamente, e a tal proposito ci affidiamo anche a un mental coach, Giona Morinini, estremamente valido. Per me – ha continuato – non c’è nessuna differenza tra vasca corta o lunga. Sta tutto nella testa di Noè e se lui arriva bene mentalmente, allora sarà molto dura per tutti gli altri».

Meloni: «Andiamo lì per vincere»

Meloni, quindi, sembra nutrire concrete speranze di successo per il suo pupillo. «Non nascondo il fatto che vogliamo andare lì e vincere – ci ha detto il tecnico italiano – altrimenti dovremmo smettere di fare qualsiasi tipo di sacrificio. Ogni allenatore – di qualsiasi categoria – vive in un mondo fatto di sogni e ha la missione di far sì che essi si realizzino. Il prossimo che abbiamo è quello di scendere sotto questa benedetta soglia dei 50 secondi nei 100 metri. Dovesse accadere ai Mondiali, sarebbe un qualcosa di incredibile».

Prima delle gare, comunque, resta a loro disposizione ancora del tempo per ultimare la preparazione. Qual è il metodo usato negli allenamenti? «Ci basiamo soprattutto sulle sensazioni di Noè. Non sono un allenatore a cui piace scrivere la programmazione su una lavagna per poi rispettarla passo dopo passo. È questo, invece, il modus operandi di tutti i miei colleghi in Svizzera e gran parte dei miei omologhi americani. Io, tuttavia, preferisco agire diversamente: in seguito al riscaldamento, posso anche cambiare – in qualsiasi momento – il piano di allenamento in base a quelle che sono le richieste dell’atleta. Noè, comunque, è una persona che non si tira mai indietro. Anzi, è sempre in grado di fornire il massimo».