Nole non si smentisce, Carlitos mai così bene

Ancora lui, sempre lui. Quando i giochi contano, ma per davvero, Novak Djokovic risponde presente. E l’attuale stagione ne è l’esempio più lampante: il serbo è riuscito a centrare la semifinale in ognuno dei quattro appuntamenti dello Slam, mentre nel resto dell’annata è stato capace di arrivare fino in fondo solamente a Miami e Ginevra. Già, perché giocare una partita tre set su cinque è praticamente un altro sport e sconfiggere Nole, in questa disciplina, resta un affare per pochissimi eletti. Viene impensierito, e talvolta pure scalfito, ma in fin dei conti a prevalere è quasi sempre lui.
L’uomo dei record
È proprio quanto accaduto anche contro Taylor Fritz, ai quarti di finale dello US Open. Una partita combattuta, sì, ma infine vinta. Djokovic - il cui ultimo trionfo a livello Slam, conquistato proprio a New York, risale al 2023 - mantiene dunque vivo il sogno del 25. titolo. Domani, il serbo disputerà la 53. semifinale in un Major, un record assoluto sia in campo maschile sia in quello femminile. Un dato, se possibile ancora più impressionante, se si considera che ha partecipato a 80 eventi di questo livello. Insomma, due volte su tre è arrivato almeno al penultimo atto.
I primati, con Djokovic, si sprecano e si aggiornano di continuo. A fronteggiarlo, in occasione della sua 14. semifinale a Flushing Meadows (record, questo, condiviso con Jimmy Connors) ci sarà però Carlos Alcaraz. Un rivale - con tutto il rispetto per Fritz e per gli altri avversari sin qui battuti - di tutt’altra pasta. Al cospetto del californiano - sconfitto per l’11. volta in altrettanti duelli... - Nole ha concesso addirittura 11 palle break nei primi due set. È vero, soltanto in una circostanza - anche grazie alla lucidità mostrata al servizio - ha perso il turno di battuta. Ma Fritz ci ha messo del suo. Alcaraz, verosimilmente, non si mostrerà altrettanto clemente.
Il giovane prodigio
C’è di buono, per il serbo, che dopo le tre ore e mezza (o quasi) di battaglia, vi è tempo per riposare. «Fisicamente non mi sento molto fresco - ha dichiarato il tennista di Belgrado - tuttavia, conto di recuperare ed essere pronto a combattere. Anche per cinque set, se necessario. Tutti si aspettano una finale tra Sinner e Alcaraz, d’altronde sono stati dominanti dall’inizio del torneo. Io, però, proverò a mandare all’aria i piani di molte persone».
L’impresa, va detto, si preannuncia titanica. Di fronte a sé, infatti, Djokovic troverà la migliore versione di sempre di Carlos Alcaraz, quantomeno su questa superficie. Sul cemento l’iberico non arrivava a questo stadio della competizione da due anni a questa parte. In questo US Open, invece, Alcaraz è stato uno schiacciasassi, a tal punto che è tuttora in corsa per divenire il primo di sempre a imporsi nel torneo newyorkese senza perdere un set. Carlitos - giunto già alla sua 9. semifinale Slam in carriera - sta attraversando un periodo di forma impressionante. Tanto per intenderci, dalla sconfitta di Miami al secondo turno con Goffin, il suo bilancio recita: ben 43 vittorie e appena 2 battute d’arresto. L’iberico pare aver raggiunto una continuità di rendimento - e sfondare per la prima volta la barriera dei 10.000 punti ATP ne è una conferma - mai ammirata prima d’ora.
Mancava solo New York
I precedenti - soprattutto quelli più recenti, paradossalmente - sorridono però al serbo, con quest’ultimo - vincitore degli ultimi due scontri diretti - che è avanti 5-3. È una rivalità, questa, che si è già palesata in ogni dove: Giochi Olimpici; ATP Finals; Australian Open; Roland Garros; Wimbledon (due volte). All’appello mancava, di fatto, soltanto lo US Open, ma domani - nello spettacolare Arthur Ashe Stadium - questa piccola lacuna verrà colmata.
I galloni del favorito, per quanto visto sin qui, non possono che spettare allo spagnolo, nonostante gli incontri passati suggeriscano il contrario. I precedenti sul cemento, in particolare, parlano chiaro: i due si sono sfidati in tre occasioni e a prevalere è sempre stato Djokovic. L’ultima delle quali, tra l’altro, proprio all’inizio di questa stagione, all’Australian Open.