Calcio

Non è stata un'estate di follie, persino in Arabia Saudita

Riparte la Saudi Pro League, grande protagonista un anno fa con colpi di mercato per quasi 800 milioni di franchi - Il massimo campionato del Paese del Golfo, ora, mira a stabilizzarsi, sostenendo i contratti in essere e investendo con più saggezza
©AP/Hussein Malla
Massimo Solari
22.08.2024 23:00

In queste ore riparte la Saudi Pro League. A differenza dell’ultima estate, però, clamore, polemiche e persino indignazione sembrano aver abbandonato il massimo campionato saudita. Gli sforzi compiuti dal Paese del Golfo per imporsi sulla scena calcistica internazionale, d’altronde, sono stati decisamente più ponderati. Dodici mesi fa a dettare legge sul mercato era stato il PIF, il fondo sovrano. Proprietario delle quattro big del campionato - Al Ittihad, Al Nassr, Al Hilal e Al Ahli -,  il potentissimo strumento di diversificazione economica in mano al principe ereditario Mohammed Bin Salman aveva sedotto star del calibro di Karim Benzema, Neymar, Riyad Mahrez, Roberto Firmino, Ngolo Kanté, Marcelo Brozovic, Ruben Neves, Merih Demiral, Kalidou Koulibaly. E chi più ne ha più ne metta. 97 giocatori in totale, tutti discepoli di Cristiano Ronaldo, il piede di porco per l’offensiva in Europa. Nel giro di una finestra di trasferimenti si era così arrivati una spesa complessiva inaudita: 800 milioni di franchi. Di nuovo: follia.

«Trasferimenti solo strategici»

La musica è cambiata. O meglio, i vertici della Saudi Pro League hanno ritenuto saggio togliere il piede dal gas e correggere il tiro laddove necessario. Anche a costo non riuscire più ad ammaliare il campione di turno. Per dire: Paulo Dybala ha deciso di rifiutare i 75 milioni in tre anni - comunque mica spiccioli - messi sul piatto dall’Al-Qadsiah, formazione neopromossa controllata dalla compagnia petrolifera nazionale Saudi Aramco e che ha ingaggiato pure l’ex Real Nacho e l’ex Cagliari Nandez. Per assicurarsi la «Joya», ad ogni modo, il club aveva offerto alla Roma solo 3 milioni di euro più altri 3 al verificarsi di determinate condizioni. Il picco, a questo giro, si è raggiunto con l’ex Leverkusen e Aston Villa Moussa Diaby, prelevato dall’Al Hittiad per circa 60 milioni di euro. Per il resto il mercato saudita ha conosciuto numerose operazioni interne, qualche addio - da Rakitic e Saint-Maximin - e una discreta stabilità. «Tutti i trasferimenti, in questa fase, sono strategici, pensati per colmare le lacune e migliorare la qualità generale del torneo» ha spiegato un portavoce della lega a The Athletic.

Tre priorità d’azione

Nel dettaglio, i vertici della Saudi Pro League hanno individuato tre priorità d’azione. Dopo essersi scottati con alcuni casi - su tutti quelli di Jordan Henderson, rientrato in fretta e furia in Europa, sponda Ajax - s’intende innanzitutto sostenere e difendere i contratti già stipulati con i giocatori stranieri, in prevalenza della durata di 2 o 3 anni. Proprio al fine di stabilizzare il campionato, insomma, ora è considerato preferibile trattenere chi c’è, invece che investire massicciamente in altri nomi. Già. Peccato che per molti giocatori europei contesto e cultura rimangano spigolosi. Di qui l’impegno a migliorare e rinnovare ulteriormente le strutture a disposizione di staff e calciatori. Il secondo pilastro? Con una visione vieppiù centralizzata, la lega si è data quale obiettivo la ricerca «mirata» dei migliori profili disponibili sul mercato. E ciò, dicevamo, per rinforzare i differenti club in modo oculato, evitando di accogliere elementi incapaci d’integrarsi nella nuova realtà. Non solo. Come già suggerito, la Saudi Pro League punta a operazioni finanziariamente «sostenibili», figlie di valutazioni eque. Beh, a fronte degli enormi - finanche sconsiderati - mezzi a disposizione, il terzo e ultimo accento dato dai dirigenti sauditi suona come un paradosso. Ma il fatto di essersi affidati alla sensibilità di numerosi manager europei - l’Al Nassr ha per esempio nominato Fernando Hierro direttore sportivo - dovrebbe contribuire alla missione «contenimento dei costi».

Ma gli stadi sono semi-vuoti

Contenuto, però, è anche il pubblico che segue l’emergente Saudi Pro League. E gli stadi semi-vuoti non sono di certo il miglior biglietto da visita per spostare nel Golfo calciatori e attenzione mediatica. L’affluenza media, durante l’ultimo campionato, è stata di poco superiore alle 8.000 unità. E il merito è in buona parte da ricondurre alle quattro big, capaci di esibirsi di fronte a platee tra le 17.000 e le 24.000 persone. Sul piano della visibilità (interna ed esterna) serve dunque un cambio di passo. Qualche sfida, al proposito, il campionato saudita l’ha comunque vinta. Quattordici giocatori iscritti alla stagione 2023-24 hanno preso parte agli ultimi Europei, compreso Aymeric Laporte, laureatosi campione con la Spagna. Nel Vecchio continente, tolte le importanti cifre sborsate da Atletico Madrid, Chelsea, Manchester United e Bayern Monaco, non è stata un’estate di follie. Per certi versi incredibilmente, si può affermare lo stesso per l’Arabia Saudita.