Pallanuoto

«Non mi interessa la classifica, per ora conta di più la crescita»

Intervista all'allenatore dei Lugano Sharks Jonathan Del Galdo a pochi giorni dall'esordio in campionato
©Chiara Zocchetti
09.02.2023 06:00

Dagli squali all’acquario a quelli in vasca, il passo è breve. A pochi giorni dall’esordio del campionato di pallanuoto, abbiamo sentito il genovese Jonathan del Galdo, nuovo allenatore dei Lugano Sharks.

È arrivato sulla panchina del Lugano dopo una stagione infelice, che non vedeva gli Sharks così in basso in classifica dal 2012. Una bella sfida, insomma.
«Sì, anche se per certi versi è più facile iniziare da zero. Ci sono i presupposti per avviare un nuovo ciclo, per trasmettere emozioni e inculcare la mentalità giusta ai ragazzi. Mi sto trovando bene e sulla stessa linea d’onda con le persone della società. L’ambiente è ottimale e ringrazio chi mi ha offerto quest’opportunità. Cercherò di dare il mio meglio».

Che gruppo ha trovato?
«Ho trovato un gruppo molto giovane ma ben preparato, faccio i complimenti a chi mi ha preceduto. Lo scorso anno, alcuni giocatori esperti hanno lasciato la squadra. La maggior parte dei ragazzi che alleno ha 15-17 anni, altri sono 20.enni. È quindi normale che alcuni abbiano delle lacune dovute all’inesperienza. Anche se hanno talento, commetteranno degli errori, soprattutto giocando contro altre squadre in Svizzera più esperte e più sviluppate fisicamente. In quei momenti bisognerà avere pazienza, far rivedere loro gli errori, spiegare alcuni concetti più approfonditamente e attendere la loro crescita».

Su cosa ha lavorato maggiormente fino ad ora?
«Abbiamo lavorato soprattutto sui fondamentali e sull’aspetto mentale. Siamo partiti proprio dalle basi di questo sport, quindi dalla posizione in acqua, dall’aspetto tecnico, ecc. Questo, come detto, senza dimenticare ciò che riguarda l’approccio alla gara e il mantenimento dell’attenzione».

Qualche frutto del lavoro, però, si è già notato. Il Lugano partiva sfavorito nelle prime due uscite stagionali in Coppa Svizzera, ma poi è uscito entrambe le volte vincitore e si è qualificato per le Final Four.
«Sì, sono state due belle sorprese per noi. Il merito è dei ragazzi che hanno giocato davvero bene, restando attenti e sacrificandosi l’uno per l’altro. Comunque sono solo due partite, la loro importanza è relativa. I conti si fanno alla fine. Al termine della stagione tireremo le somme e vedremo quanto saremo migliorati. In semifinale incontreremo il Kreuzlingen. Sulla carta è una sfida proibitiva, ma chiaramente proveremo a creare un’altra sorpresa, perché noi scendiamo in acqua sempre per fare risultato».

Sabato, invece, arriva al Lido (ore 19.30) il Carouge per l’esordio in campionato. Come vede questa sfida?
«Ancora una volta partiremo senza i favori del pronostico. Loro sono molto bravi e strutturati, oltre che ad avere più esperienza e prestanza fisica. Anche l’allenatore e gli stranieri sanno il fatto loro. Ma la palla è rotonda e si gioca in sette, vedremo cosa succederà».

Quali sono dunque gli obiettivi stagionali?
«A livello di risultati non mi sono posto nessun tipo di obiettivo. Il traguardo verrà raggiunto se i ragazzi saranno migliorati nelle situazioni di gioco, nell’approccio alle gare ecc. Arrivare quinti, sesti o settimi a me per ora non interessa. Se, invece, ci sarà stato uno sviluppo, sarò soddisfatto. Comunque noi ci concentreremo su una partita alla volta e giocheremo per vincere, non voglio essere frainteso. È però controproduttivo porre stress inutile sui ragazzi già ora. Ci siamo lasciati più tempo. Vogliamo anche che si appassionino alla pallanuoto e che abbiamo voglia di sacrificarsi. Altrimenti, quando arriveranno momenti duri, non saranno pronti all’impatto».

L'idea che ho io è restare qui molti anni, per stimolare un senso di appartenenza nei ragazzi di oggi

A lungo termine, invece, che aspirazioni avete?
«Ciò che voglio è vedere i ragazzi di adesso e quelli dell’under 13 riuniti in prima squadra tra qualche anno con la canottiera del Lugano. In questo sport, forse più che in altri, l’unità di gruppo è fondamentale. Il giocatore più bravo ha sempre bisogno di un altro compagno che fa una bracciata in più per lui. Se, invece, un componente nuota un po’ di meno, non ostacola un tiro, non passa bene la palla o non copre l’uomo che sta scappando, ci sono molte possibilità di perdere le partite. Anche se la somma dei singoli sarebbe superiore. Se, per contro, ogni giocatore si sacrifica per il bene della squadra, puoi mettere in difficoltà chiunque. Ecco perché l’idea che ho io è restare qui molti anni e stimolare un senso di appartenenza nei ragazzi di oggi. A quel punto, potremo ricercare la vittoria del campionato con le nostre forze».