Ciclismo

Nonostante il dolore, dunque, si va avanti e la grande sfida è tra Pogacar ed Evenepoel

La rassegna iridata di Zurigo sta per terminare con la gara in linea maschile, il grande favorito non può che essere lo sloveno Tadej Pogacar – Dietro di lui, ma neanche di molto, sembra esserci Remco Evenepoel, protagonista di un 2024 sin qui stellare – Van der Poel vuole centrare il bis dopo il trionfo di Glasgow, ma occhio anche al nostro Marc Hirschi
©Keystone/Ennio Leanza
Alex Isenburg
28.09.2024 06:00

Doveva essere il momento più atteso. Il gran finale. E invece ad ammantare la gara in linea maschile, domani, sarà un velo di tristezza. Sarà il dolore per la tragica scomparsa di Muriel Furrer. La maglia iridata, quella che ogni corridore sogna e spera di poter indossare per un anno intero, sarà comunque in palio. Tutti la bramano, in pochi, però, possono davvero ambire a conquistarla. Pochissimi, anzi, sembrano avere concrete chance di vittoria Zurigo.

Di grande favorito, è inutile nasconderlo, ce n’è uno e uno soltanto e risponde al nome di Tadej Pogacar. Lo sloveno – autore quest’anno della straordinaria doppietta Giro d’Italia e Tour de France – sarà senza alcun dubbio uno dei grandi protagonisti anche quest’anno, lui che l’anno scorso occupò il gradino più basso del podio.

Il tracciato ideale

A Glasgow, però, la gara non era particolarmente adatta alle sue caratteristiche, mentre in terra elvetica il fenomenale 26.enne si ritrova un percorso disegnato su misura, come un abito che calza a pennello. I 273.9 km da affrontare si preannunciano come parecchio movimentati, visto e considerato che ci saranno ben 4'400 metri di dislivello e il tracciato montuoso va incontro alle peculiarità degli scalatori o di coloro in grado di esaltarsi nelle classiche più dure. In poche parole, insomma, la perfetta descrizione delle abilità di Pogacar. I primi 69 km – che si sviluppano dopo la partenza di Winterthur – a dire il vero non presentano particolari insidie, ma dal momento in cui si arriva al ponte Quaibrücke i corridori saranno confrontati – per sette riprese – con un circuito di 27 km ed è qui che si potrà realmente fare la differenza, sì perché - prima di un lungo tratto di saliscendi - sono previsti due strappi davvero impegnativi, con pendenze medie difficili per chiunque e delle punte in percentuale addirittura da doppia cifra.

È stato allora lo stesso Pogacar, in occasione della conferenza stampa, a fornire la cartina di tornasole di ciò che ci aspetta. «Sul percorso ci saranno molte salite che – seppur non molto lunghe – renderanno il tutto più complicato, si può attaccare praticamente ovunque». Uno scenario che non è affatto da escludere, poi, è quello dello sprint finale. «Sì, ma non credo ci sarà un folto gruppo ad arrivare insieme al traguardo». Nel caso di una volata ristretta, lo sloveno potrebbe lo stesso giocarsi le sue carte, poiché ha già dimostrato più e più volte le sue qualità da sprinter e finisseur. Il nuovo cannibale del ciclismo è completo sotto ogni aspetto e – malgrado non abbia fatto troppi proclami – non ha di certo nascosto le sue ambizioni. «La maglia iridata è speciale e unica, tutti la vogliono e per me rappresenta un grande obiettivo. Tuttavia, se non dovessi riuscire ad accaparrarmela domani penso che potrei comunque farlo negli anni a venire».

Appuntamenti con la storia

In seguito alla vittoria – la sua terza – al Tour, «Pogi» ha corso poco o nulla, tanto che le sue apparizioni sono state solamente due, entrambe in Canada. Proprio al GP di Montréal – dove ne è uscito vincitore – ha dimostrato di non aver perso smalto e di trovarsi in uno stato di forma ancora invidiabile. Trionfare a Zurigo – dopo aver già messo in bacheca nello stesso anno Giro e Tour - significherebbe centrare un’impresa riuscita a due soli uomini nella storia: Eddy Merckx e Stephen Roche.

Pogacar, però, non è il solo ad andare a caccia di un trionfo che entrerebbe negli annali. C’è anche Remco Evenepoel, difatti, ad aver prenotato un appuntamento con la storia e il prodigio belga, non a caso, è anche il rivale più accreditato dello sloveno. Già capace di centrare la mitica doppietta olimpica, tra cronometro e corsa in linea, Evenepoel – vincitore anche nella crono iridata - punta con decisione a una fantascientifica «doppia doppia». Gli manca un solo tassello per rendere il suo 2024 leggendario, ma l’ultimo acuto, almeno sulla carta, sembra il più complicato da realizzare. Negli altri tre appuntamenti poc’anzi citati, il classe 2000 non aveva duellato con Pogacar, assente in tutte le occasioni. Questa volta, dunque, per avere la meglio dovrà sconfiggere anche il suo antagonista più agguerrito.

Il terzo incomodo

Nonostante le premesse siano abbastanza chiare, per i bookmakers – che di probabilità se ne intendono – la possibilità che ci sia una lotta a tre non è comunque da escludere e il terzo incomodo è nientepopodimeno che il campione in carica, Mathieu van der Poel. L’olandese è reduce da un brillante Tour del Lussemburgo e, stiate pur certi, venderà cara la pelle piuttosto che scucirsi di dosso la maglia che ha indossato e onorato da un anno a questa parte. Il passato ci insegna che lui certi dislivelli li soffre, ma proprio per questo motivo la sua preparazione è sembrata decisamente mirata per la rassegna zurighese. Per non patire troppo le salite, VDP si è alleggerito perdendo un chilo e mezzo, quindi guai a sottovalutarlo.

La speranza di casa

Pogacar, Evenepoel e van der Poel – in questo ordine – sono di certo i principali favoriti della corsa di domani. E dietro di loro? Beh, alle spalle del trio delle meraviglie del ciclismo moderno ci possiamo mettere un corridore svizzero. Non tanto perché si corre a Zurigo, o meglio, non solo per quello. Già, perché Marc Hirschi - è di lui che stiamo parlando - arriva a questo appuntamento con la fiducia alle stelle e con delle gambe a dir poco esplosive. Promette assai, il suo stato di forma, e il fatto di poter gareggiare in casa è un aspetto di non poco conto.

Innanzitutto, il bernese conosce alla perfezione le strade sulle quali si cimenterà assieme alla concorrenza, inoltre, le caratteristiche stesse del tracciato sono adatte al suo stile di corsa. Il corridore della UAE ha una ghiotta opportunità per incantare davanti ai suoi connazionali. 15 anni dopo la rassegna di Mendrisio, i Mondiali sono tornati in Svizzera e il momento, per lui, sembra più propizio che mai. Già campione del mondo a Innsbruck nella gara U23 del 2018 e bronzo nel 2020 nella categoria élite, Hirschi è in grado di esaltarsi come pochi altri nelle corse di un giorno solo. Dall’inizio di agosto fino alla prima metà di settembre, il 26.enne è stato in grado di annichilire i suoi avversari, vincendo addirittura cinque volte consecutivamente. A detta sua, i momenti difficili vissuti in passato sono ormai alle spalle e ora è tornato a divertirsi. Per questo appuntamento si è allenato in modo specifico e ha trascorso parecchio tempo in quota, lavorando molto per raggiungere un’ottima condizione per le distanze più lunghe. Il suo programma inizialmente comprendeva la partecipazione alla Vuelta, ma la forte concorrenza interna e la presenza di diversi leader lo avrebbero confinato ad un ruolo più marginale e da gregario. Non è un caso, quindi, che dall’anno prossimo vestirà la maglia della Tudor Pro Cycling di Cancellara, dove le sue qualità potrebbero emergere in maniera ancor più lampante. Ciò che ha mostrato ultimamente, però, è già sufficiente per inserirlo al primo posto nella categoria «outsider». «Mi dovrò ritrovare in una situazione in cui gli altri hanno dovuto lavorare più di me» - ha dichiarato l'elvetico, ben consapevole che anche i compagni Stefan Küng e Mauro Schmid saranno fondamentali per avere delle concrete possibilità. Sognare in grande, d’altra parte, non costa davvero nulla. 

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