Orgogliose e un po’ agitate: il grande giorno è arrivato

Finalmente ci siamo. Questa sera alla Win4 Arena di Winterthur (ore 17.30) il Volley Lugano disputerà la prima finale di Coppa Svizzera della sua storia. Dall’altra parte della rete, il forte NUC Neuchâtel. Le ragazze ticinesi hanno affrontato la trasferta già ieri sera. Le abbiamo incontrate prima della partenza.
Senza stampelle
A bordo di tre comodi pulmini, Mercedesz Kantor e compagne lasciano il Palamondo di Cadempino alle 18.00, subito dopo l’allenamento. «Se vinciamo, al ritorno la coppa viaggia con me», avverte ridendo la capitana rosanero, quasi a voler stemperare la tensione: «Si vede che siamo un po’ agitate, ma più che altro siamo molto emozionate. Giocare una finale è una cosa nuova per la nostra società e per molte di noi».
Sotto una pioggia lenta e sottile, la palleggiatrice Carinne Gebhardt zoppica ancora. Infortunatasi alla caviglia sinistra mercoledì a Düdingen, in gara-3 delle semifinali playoff, l’americana ha comunque un sorriso promettente. «I fisioterapisti hanno fatto tutto il possibile e lavoreranno fino all’ultimo per metterla in campo», dice ancora Kantor, fiduciosa. «Giovedì Carinne aveva ancora le stampelle, ora non più. Ha fatto progressi, speriamo in un miracolo. L’incertezza sulla sua presenza potrebbe essere un elemento di disturbo, ma noi sappiamo di poter contare su ogni giocatrice. Siamo quindi pronte ad affrontare il Neuchâtel anche senza Gebhardt».

Oltre i propri limiti
Se l’alzatrice titolare non dovesse farcela, a giocare sarà la diciassettenne Nadja Djuric. «Se toccasse a lei, la priorità sarà quella di proteggerla dalla pressione e di aiutarla dando tutti qualcosa in più», afferma l’allenatore Apostolos Oikonomou. «Mercoledì, dopo l’infortunio di Carinne, Nadja ha giocato tre ottimi set. Non è facile, per una ragazza così giovane, ritrovarsi improvvisamente in campo in una semifinale di playoff. A maggior ragione in un ruolo fondamentale come quello di palleggiatrice».
Ieri sera, in allenamento, è stato lo stesso Oikonomou a fungere da... seconda alzatrice: «Non posso tagliarmi la barba e indossare una parrucca, ma anch’io faccio tutto quello che serve per aiutare la squadra e permetterle di lavorare nelle migliori condizioni possibili. È così che funzionano le cose nella nostra società: la squadra viene prima di ogni individualità. È la nostra filosofia. È il segreto del nostro successo».
Il tecnico greco si dice molto orgoglioso. «Ma anche un po’ impaziente», ammette infilando qualche parola di italiano nel suo inglese. «Se in agosto qualcuno mi avesse detto che a fine marzo saremmo arrivate a disputare le semifinali del campionato e la finale di Coppa, avrei pensato che fosse pazzo. Queste ragazze sono riuscite a trasformare l’impossibile in possibile. Sappiamo che le neocastellane sono forti. Le favorite sono loro. Ma avremo le nostre chance. Lotteremo su ogni punto per regalare al Volley Lugano il primo trofeo della sua storia. Dovremo raggiungere i nostri limiti, come individui e come squadra, con o senza Carinne Gebhardt».
Coach «Apo», preparatissimo, le ha sicuramente studiate tutte a livello tattico. Da gestire, però, ci saranno anche le emozioni: «Questa, per un allenatore, è sempre la parte più difficile. Ho detto alle mie ragazze di credere in loro stesse. In partite di questo tipo, occorre trovare un buon equilibrio a livello mentale. Non bisogna essere troppo euforiche, ma neanche troppo nervose o impaurite. Né ottimiste, né pessimiste. La cosa più importante sarà godersi il momento, perché non sai mai quante finali giocherai in carriera. Io alleno da 17 anni e ne ho vissute solo tre. Ma ognuna di queste mi ha lasciato qualcosa in eredità».

Uno stile diverso
Reduce da tre partite di alto livello contro il Düdingen (squadra che ha chiuso la regular season con gli stessi punti del Neuchâtel), il Volley Lugano si presenta alla finale di Coppa Svizzera con un gran ritmo nelle gambe e nelle braccia: «I playoff sono stati il miglior allenamento possibile per la Coppa, sia fisicamente, sia mentalmente», conferma Mercedesz Kantor. «Purtroppo il Düdingen propone una pallavolo totalmente diversa dal Neuchâtel. L’alzatrice delle friburghesi gioca palloni molto veloci e usa tantissimo le centrali. Il NUC, invece, punta molto sull’opposto Tessa Grubbs, che è la topscorer del campionato, e sulle bande. Abbiamo avuto poco tempo a disposizione per adattare il nostro gioco, ma siamo pronte».
Tra le titolari del Lugano ci sono anche due ticinesi, la centrale Fabiana Branca, cresciuta nel Giubiasco-Bellinzona, e il libero Arianna Mortati, un prodotto del vivaio: «Alla vigilia di questa finale provo un po’ di ansia, ma sono anche molto carica», ci dice quest’ultima prima di salire sul pulmino. «Ho tanta voglia di far bene, di divertirmi e di giocare una bella partita. Sono fiera di essere cresciuta in questo club e di aver raggiunto questo traguardo insieme alle mie compagne. Non abbiamo paura del NUC, siamo pronte a giocarcela alla pari. E magari anche a vincere».