Hockey

«Papà Ville è orgoglioso di vedermi in bianconero»

Jesper Peltonen è approdato a Lugano vent'anni dopo il celebre genitore: «Quando ci trasferimmo qui avevo solo 5 anni, ma ho tanti ricordi legati a quel periodo»
© Keystone/Pablo Gianinazzi
Fernando Lavezzo
25.08.2023 06:00

Tra i nuovi volti dell’HCL c’è anche quello di Jesper Peltonen, 25.enne difensore finlandese con licenza svizzera. Figlio dell’indimenticato Ville, capitano dell’ultimo titolo bianconero nel 2006, è arrivato dal Kloten, pronto a farsi spazio in uno spogliatoio che aveva già frequentato da bambino.

Infanzia alla Resega

La sera dell’8 aprile 2003, mentre alla Resega impazzava la festa per il sesto titolo nazionale, tra i tifosi bianconeri iniziò a circolare una notizia: per le tre stagioni successive, il Lugano si era assicurato la stella finlandese Ville Peltonen, capitano dello Jokerit. Un colpaccio. Vent’anni dopo, con meno clamore e meno aspettative, ma comunque con curiosità, la Cornèr Arena ha accolto il figlio del mito, Jesper Peltonen. «Essere qui, per me, è davvero speciale. Appena ho indossato questa maglia, ho provato tanto orgoglio, ripensando ai trascorsi di mio padre. Quando ci trasferimmo qui dalla Finlandia, nell’estate del 2003, avevo solo 5 anni, ma ho molti ricordi di quel periodo. Non tanto legati alla città, bensì alla pista. Praticamente ero sempre qui: giocavo e pattinavo alla Reseghina, pranzavo al Club ’41, correvo su e giù per i corridoi e guardavo quasi tutte le partite di papà in tribuna, dietro la panchina del Lugano. Ero presente anche alla gara che assegnò il titolo del 2006, con il gol di papà a porta vuota, a fil di sirena, sotto la Curva Nord in festa. Non dimenticherò mai l’invasione di pista dei tifosi, pazzi di felicità. Spero di poter rivivere la stessa cosa, le stesse emozioni. Quando ho detto a papà di aver scelto il Lugano, era davvero felice e fiero. È la prima volta che uno dei suoi figli gioca in un team professionistico dove ha giocato anche lui».

Spirito d’adattamento

Jesper e suo fratello gemello Aleksi, ingaggiato dal Davos, sono nati l’8 giugno del 1998. Quella stessa estate, Ville Peltonen lasciò gli svedesi del Frölunda per fare ritorno in NHL, ai Nashville Predators. È proprio in Tennessee, con qualche parentesi a Milwaukee, sede del farm team, che Jesper trascorse i suoi primi tre anni di vita: «La mia infanzia è stata caratterizzata da numerosi traslochi. Dopo tre campionati a Nashville, papà è stato ingaggiato dallo Jokerit, così siamo tornati a Helsinki. Dopo due anni, siamo venuti al Lugano. Poi, nel 2006, ecco una nuova chance in NHL con i Florida Panthers. Tutto questo non mi ha mai pesato. Anzi, è stato un arricchimento. Oggi posso dire di avere buoni amici sparsi in mezzo mondo. Inoltre ho coltivato un eccellente spirito d’adattamento, utile anche nella mia carriera di giocatore professionista».

Gemelli contro

Nel 2014, Ville Peltonen smise di giocare, avviando la carriera di allenatore nelle giovanili dell’IFK Helsinki, dove militavano i suoi due figli. A quel punto, Jesper e Aleksi, ormai sedicenni, decisero di imboccare una strada tutta loro, volando oltreoceano per studiare e giocare alla Northwood School: «Quando mio padre giocava negli Stati Uniti, io e mio fratello ci siamo detti che un giorno avremmo voluto tornare lì per abbinare hockey e studio. Dopo tre anni alla Northwood e un’esperienza a Omaha nella USHL, la massima lega juniores statunitense, entrambi abbiamo deciso di frequentare l’università in America e di giocare nel campionato universitario della NCAA. Io sono andato all’Università del Wisconsin, mentre Aleksi ha optato per la St. Lawrence, nello stato di New York. In quei quattro anni non ci siamo mai affrontati. Domani sera, nell’amichevole casalinga contro il Davos, saremo dunque per la prima vola l’uno contro l’altro. Io difensore, lui attaccante: non vedo l’ora di contrastarlo alle assi (ride, ndr.). Sarà divertente».

Il laureato

La licenza svizzera ha fatto di Jesper un giocatore appetibile per il nostro campionato. Questa opportunità, però, non lo ha distratto dal suo obiettivo accademico: laurearsi in economia: «Non ho mai avuto la tentazione di lasciare l’università per lanciarmi il prima possibile nell’hockey professionistico. In NCAA si gioca ad alti livelli ed ero consapevole che, una volta laureato, avrei potuto prendere una decisione in tutta tranquillità».

A portarlo in Svizzera, un anno fa, è stato il Kloten: partito con un «provino», Jesper ha saputo conquistarsi tanti minuti di ghiaccio (17’26’’ di media), diventando il terzo difensore più utilizzato dagli aviatori dopo Ekestahl-Jonsson e Reinbacher: «È stata una stagione importantissima per il mio sviluppo. Mi sono subito trovato bene e ho conquistato la fiducia di Tomlinson, un coach eccezionale. Stasera, nell’amichevole di Biasca contro di loro, rivedrò tante persone a me care. Mi aspettano due serate emozionanti: prima sfiderò la mia ex squadra, poi mio fratello gemello».

I consigli di nonno Esa

Il Lugano è reduce dalla vittoria al torneo di Straubing, in Germania: «È stato un weekend molto positivo. Abbiamo segnato tante reti, concedendone qualcuna di troppo. In generale, sono state due partite preziose per conoscerci meglio». Chi conosce benissimo Jesper è suo nonno Esa Peltonen, anche lui, come papà Ville, leggenda dell’hockey finlandese: «Abbiamo un bel rapporto. Quando ero negli USA non riuscivamo a parlarci tanto spesso, ma da quando sono tornato in Europa discutiamo molto delle mie partite. È fantastico avere due campioni in famiglia, ma è fondamentale anche poter contare su mia mamma, una persona con la quale posso parlare di tutt’altro. In fin dei conti è lei che si prende cura di tutti noi».

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