Perché nuotatrici e nuotatori indossano il piumone?
Alcuni, sorridendo, hanno azzardato un paragone con l'oramai celeberrima «foto» del Papa con il Mon Clero. Stiamo parlando di nuotatrici e nuotatori e dei loro piumoni invernali. Sfoggiati con nonchalance e, diciamolo, stile all'ingresso in piscina. Domanda delle domande: ma perché? Siamo di fronte a una trovata di marketing dello sponsor tecnico di turno o, dietro, c'è una motivazione concreta? La seconda, anche se è indubbio che i vari marchi del nuoto non disprezzino affatto una carrellata extra dei loro prodotti.
L'idea che guida atlete e atleti, infatti, è quella di mettersi nelle migliori condizioni possibili prima di tuffarsi in acqua. E questo, evidentemente, implica controllare la temperatura corporea. Di qui la scelta di indossare indumenti caldi durante l'avvicinamento ai blocchi di partenza. Atlete e atleti, giova ricordarlo, arrivano in vasca dopo aver effettuato il riscaldamento «dietro le quinte». Affinché la performance sia importante, dunque, è necessario mantenere i muscoli caldi. Anzi, caldissimi. Ecco che, allora, il citato piumone consente di mantenere la temperatura corporea costante. D'altro canto, la posta in gioco alle Olimpiadi è altissima. Di più, studi alla mano – come riporta Watson – è dimostrata l'importanza di coprirsi adeguatamente prima di tuffarsi: con un corpo caldo, proprio così, è possibile essere più veloci.
Fra lo 0,6 e lo 0,8%, per l'esattezza. Una sciocchezza, a prima vista. In realtà, nei 200 metri delfino appena corsi da Noè Ponti, dove i tempi ruotavano tutti attorno all'1'54'', un +0,7% corrispondeva a 8 decimi di secondo.