Il viaggio dei tifosi

Prima un popolo in missione, poi una tristezza da fine vacanza

L’atmosfera e la goliardia del viaggio d’andata, dopo la partita, hanno lasciato spazio a sguardi sconsolati e sospiri – C’è chi dibatteva sui gol incassati e chi sull’arbitro, ma in tutti prevaleva un senso di gratitudine nei confronti del «Crus»
I tifosi bianconeri, abbacchiati, di rientro in Ticino. © CdT/Mattia Sacchi
Mattia Sacchi
04.06.2023 19:00

Un bambino con la maglia «Greenhope» del Lugano che piange mentre viene accompagnato verso l’uscita dal nonno che, sorridendo, prova a consolarlo. È forse questa l’immagine che racconta meglio lo stato d’animo dei tifosi bianconeri di ritorno dal Wankdorf di Berna.

Come le delusioni d’amore

«Le prime delusioni d’amore…», commenta ironicamente il signore, che comunque la prende con filosofia: «Erano 30 anni che non vedevo vincere qualcosa dal Lugano, pensavo che non avrei fatto in tempo a vedere nessun’altra vittoria bianconera. E invece una coppa l’abbiamo comunque portata a casa, vivendo la seconda finale in due anni, non posso davvero lamentarmi…».

Il viaggio del ritorno è decisamente più silenzioso di quello d’andata, nel quale i tifosi bianconeri non si sono risparmiati in cori e momenti goliardici, come una grigliata improvvisata di arrosticini o una altrettanto improvvisata partitella nel corridoio del vagone organizzata dai bambini delle giovanili del Lugano, reduci da una vittoria di un torneo nel comasco, con una bottiglietta di plastica quale pallone.

Treni colmi di persone e birra

Treni speciali colmi di persone, di birra (tanta birra) e speranza, per un bis in Coppa Svizzera che avrebbe avuto un sapore storico, replicando un’impresa che negli ultimi anni era riuscita soltanto al Basilea nel biennio 2007-08. Quello del ritorno è un treno sicuramente molto più veloce, visti i ritardi dovuti ai fumogeni nel viaggio d’andata, ma forse un po’ meno speciale: l’atmosfera non è più quella epica di un popolo in missione. Ricorda più quella del rientro dalle vacanze, con quella irrimediabile sconsolatezza mentre si scorrono le immagini dal telefonino, in questo caso dei gol subiti e degli avversari in festa. Un ragazzo seduto sul treno a fianco a noi continua a riguardare la seconda rete bernese, come se alla cinquantesima visione l’esito potesse cambiare. Vorremmo dirgli che non succederà, ma non si sa mai e sotto sotto ci speriamo anche noi.

«Siamo stati dei polli a prendere quei gol», «Se ci fossimo svegliati prima non sarebbe finita così», «L’arbitro non ne ha azzeccata mezza», dibatte un gruppo di over 70 che Fabrizio De André avrebbe descritto come «quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino», nella sua Città Vecchia.

Gli scambi di opinione da «tennici» da Bar Sport, per citare Stefano Benni, hanno però tutti un comun denominatore: il senso di riconoscenza per il Crus. Il condottiero bianconero Mattia Croci-Torti, già, che dalle colonne de La Domenica aveva chiesto di stare insieme. Ed è quello che non solo i giocatori, ma anche i tifosi hanno fatto per tutta la partita. Anche sul 2-0, nonostante la delusione, i tifosi hanno sempre creduto di poterla ribaltare. Non hanno smesso di cantare dopo ogni gol preso, figuriamoci dopo i vari tentativi di rimonta e, soprattutto, dopo le due reti, quando la filiale bernese della curva Nord è diventata una vera e propria bolgia.

Ed è per questo che, nei silenzi che accompagnano la delusione del viaggio di ritorno, si riesce a percepire negli occhi dei tifosi l’orgoglio e la gioia di aver vissuto una bella giornata di calcio, al termine di una stagione entusiasmante. Probabilmente, ancora più che la vittoria della Coppa, il grande successo in questa annata del Lugano, e più in generale nella gestione di Croci Torti, è stato quello di insetare nella comunità bianconera la convinzione che certi traguardi non sono un caso isolato, ma sono raggiungibili ogni stagione, con impegno e senso di appartenenza.

E la coreografia...

Tre ragazzi, letteralmente stivati in due posti del treno, commentano estasiati la coreografia proposta dal settore bianconero. «Mi sono venuti i brividi – commenta uno di loro –, stavo quasi per piangere». Ha anche raccontato dei like che ha fatto con le sue foto, ma non volevamo rovinare il momento libro Cuore. Ad ogni modo, quei brividi e quelle immagini rimarranno, sopravvivendo all’amarezza del momento. Caro Crus, anche se il finale non è quello sperato, il Pensiero Stupendo di cui hai parlato lo hai comunque cullato. E nessuno te lo leverà mai. Nemmeno a noi.

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