Quando il Lugano stava per prendere Federico Dimarco

Sei anni fa - era novembre per la precisione - Federico Dimarco scendeva in campo con il Sion U21. In Promotion League, sì. Contro lo United di Zurigo. Una frattura al piede lo aveva messo fuori gioco già alla prima di campionato della stagione 2017-18. E così, dopo alcuni mesi di stop, il difensore mancino aveva cercato di ritrovare il filo del discorso al confine con il calcio amatoriale. Ah: in quel match, programmato a una settimana dal suo 20. compleanno, l’italiano aveva segnato, contribuendo al 3-0 finale. A ripensarci a sei anni di distanza, non siamo sorpresi. Oggi Federico Dimarco è il padrone della fascia sinistra dell’Inter. Non solo: per molti è semplicemente uno dei laterali più forti al mondo.
La profezia di Degennaro
La rete capolavoro che, domenica, ha permesso ai nerazzurri di battere l’Empoli costituisce l’ultima riga del suo racconto. Un racconto di formazione. Esemplare. La storia di Dimarco, in effetti, ha poco o nulla da spartire con il calcio moderno. Milanese e interista di famiglia, Federico ha completato la trafila nelle giovanili della squadra del cuore. Come tanti. Quasi maggiorenne, ha quindi iniziato il personale periplo, un prestito dopo l’altro. Come tanti. Prima Ascoli, poi Empoli. E quindi, nell’estate del 2017, la Svizzera, sponda Sion. Marco Degennaro, in un’intervista rilasciata all’epoca al Giornale del Popolo descrisse così l’operazione: «Siamo convinti che sia il più forte giocatore in quel ruolo che ci sia oggi in Italia. È un giocatore che seguivamo da un anno ormai, che abbiamo valutato attentamente. Si tratta quindi di un investimento fatto con coscienza, con cognizione di causa». Il «Dege» non si sbagliava. E nemmeno Christian Constantin. «Il presidente - rammenta oggi Degennaro - non voleva fare il lavoro sporco a favore di altri. Trovò dunque il modo di acquistare il giocatore per una cifra importante - 4 milioni di franchi -, accordando però all’Inter un diritto di recompra. Ebbene, al termine di un solo campionato la società nerazzurra volle subito fare rientrare Dimarco. E il tutto, appunto, avvenne in termini vantaggiosi per il Sion».


Il fattore Tramezzani
L’avventura di Dimarco in Super League, suggerivamo, non fu invero delle più esaltanti. Un grave infortunio, nove presenze e un assist. «In quelle partite, tuttavia, fece bene» tiene a precisare Degennaro. Per poi aggiungere: «Le qualità di Federico, ad ogni modo, emersero soprattutto in settimana, durante gli allenamenti. Ricordo la sua spiccata cultura del lavoro, mossa da precisi obiettivi, nonché una capacità di adattamento notevole, considerato il contesto vallesano». Nel quadro della preparazione, al proposito, Dimarco ammise di aver accettato l’offerta del Sion «per Paolo Tramezzani». Già, oltre al terzino di proprietà dell’Inter, l’estate aveva portato al Tourbillon anche un nuovo allenatore. Proveniva dal Lugano, fresco di qualificazione in Europa League.
Amato come pochi
«Certo che lo volevamo a Cornaredo» esclama l’ex presidente Angelo Renzetti, quando gli chiediamo del presunto flirt con Dimarco. «L’interessamento era stato serio. Con Tramezzani avevano pianificato da mesi una serie di acquisti. Un’offensiva, va da sé, che si trasferì a Sion insieme al tecnico. Da ex interista, inoltre, Paolo seppe sicuramente toccare le corde giuste del giocatore». Dimarco, nel frattempo diventato anche titolare inamovibile della nazionale italiana, non chiuse comunque il cerchio immediatamente. Prima delle ovazioni di San Siro, ci furono tanta panchina a Parma e il trampolino decisivo di Verona. Altri prestiti. Nuovi ritorni all’ovile. Fino all’estate del 2021, stazione termine. E miccia per la consacrazione. «In ogni squadra - conclude Degennaro - ha dimostrato di essere all’altezza. Parliamo di un bravo ragazzo, di sani principi, oltre che di un ottimo calciatore». I tifosi dell’Inter, non a caso, lo amano. Come pochi.