Rodrigues: «Al Comunale ho ritrovato ritmo e messo alle spalle gli infortuni»

Ha iniziato la sua avventura con la maglia del Bellinzona lo scorso giugno, dopo un’annata difficile a Yverdon. Tempo qualche settimana e al Comunale Miguel Rodrigues si è ritagliato un posto da titolare al centro della difesa granata.
Miguel, questa è la tua prima esperienza in Ticino. Come ti trovi?
«Molto bene. Matteo Tosetti mi aveva d’altronde già avvisato che l’ambiente, sia quello tra le fila del Bellinzona sia quello della capitale ticinese, era splendido. E aveva ragione».
Pochi giorni dopo il tuo arrivo sei riuscito a guadagnarti la fiducia del tecnico granata conquistandoti un posto al centro della difesa. Non male...
«È vero, tempo qualche settimana e avevo già trovato il mio spazio. Alivello di risultati abbiamo zoppicato un po’ a inizio campionato, poi però siamo entrati in una fase decisamente più positiva. Da un punto di vista personale, invece, sono molto riconoscente ai mister che mi hanno dato, e mi stanno ancora dando, tutta questa fiducia. Ma non va mai abbassata la guardia. Con il mercato invernale imminente potrebbero arrivare forze fresche. Nessuno ha il posto assicurato. Sta a noi giocatori scendere sempre in campo per dimostrare il nostro valore».
Sei arrivato a Bellinzona dopo un periodo di due anni a Yverdon. Come mai hai deciso di lasciare il club romando dopo aver affermato di essere felice di giocare in Svizzera francese, dove sei nato e cresciuto?
«Nel canton Vaud mi trovavo molto bene. Era inoltre una posizione tattica per conciliare i miei impegni e quelli di mia moglie. Il problema si è però posto quando, alla fine della prima stagione con la maglia dei vodesi, mi sono rotto il legamento crociato. Mi sono fermato per parecchi mesi e quando sono rientrato, a gennaio di quest’anno, c’era un nuovo allenatore, Marco Schällibaum. Lui non mi conosceva e aveva già impostato la rosa della squadra come meglio credeva. Morale della favola? Fino al termine della stagione ho giocato pochissimo. Da qui la decisione di cambiare aria. Sono molto felice che a Bellinzona ho messo alle spalle gli infortuni e ritrovato ritmo».
Sul tuo profilo Instagram pubblichi molte foto di te e tua moglie al mare. Hai optato per il Ticino anche per la vicinanza a zone più calde?
«Buona osservazione (ride, ndr). Non è stato sicuramente questo l’aspetto che mi ha fatto propendere per la realtà granata. Al contempo, però, non mi dispiace per nulla il Ticino. Il clima è spesso mite, di conseguenza si lavora bene».
Prima di spostarti a Yverdon, hai passato quattro anni a difendere la maglia del Thun, l’avversario di domani del Bellinzona. Che ricordi hai di quel periodo?
«Molto belli. Anche in terra bernese purtroppo ho dovuto fare i conti con un’altra rottura del crociato, dunque per qualche tempo sono stato lontano dai campi. Infortunio a parte, ricordo questi quattro anni con un sorriso. Ne abbiamo d’altronde vissute parecchie, come la finale di Coppa Svizzera o l’esperienza in Europa League».
Partiamo proprio dall’ultimo atto di Coppa. Era il 19 maggio del 2019. Cosa ha prevalso quel giorno, la soddisfazione per aver raggiunto tale traguardo o la delusione di aver perso la sfida contro il Basilea?
«Dire la prima opzione. D’altronde il Thun non raggiungeva una finale del torneo da tanto tempo. Poi certo, quel giorno ci abbiamo creduto fino all’ultimo».
E dell’esperienza in Europa League cosa ci puoi invece raccontare?
«Beh, anche in quel caso abbiamo vissuto grandi emozioni. Purtroppo l’avventura non è durata molto (sorride, ndr). Siamo usciti subito al primo turno contro lo Spartak Mosca, ma è stato comunque speciale».
Quando ti sei trasferito a Yverdon lo hai fatto insieme alla tua compagna e al tuo cane. Sono venuti con te anche in Ticino?
«Purtroppo no. La mia compagna, nel frattempo diventata mia moglie, ha un’attività tutta sua in Svizzera francese. Sarebbe stato troppo complicato per lei spostarsi. Ciononostante riusciamo a vederci ogni 4-5 giorni. Anche il nostro cane fa avanti e indietro, stando un po’ con uno e un po’ con l’altra».
In occasione del trasferimento a Thun, invece, raccontasti che il vostro cane vi aveva distrutto l’appartamento. Come è andata con quello di Bellinzona?
«Per fortuna tutto bene (ride, ndr). Nel 2017 era infatti ancora solo un cucciolo, ecco perché aveva fatto disastri».