Ritorno al futuro

Rubens, che impresa!

Lo sport è fermo: quale occasione migliore per viaggiare fra i ricordi e gli archivi del Corriere del Ticino? Ripercorriamo la storica e clamorosa doppietta firmata dal ticinese Rubens Bertogliati al Tour de France del 2002: vittoria di tappa e maglia gialla - IL VIDEO
Il ticinese e una maglia gialla strepitosa. ©AP/Christophe Ena
Red. Sport
12.04.2020 19:25

L’abbiamo chiamata «Ritorno al futuro» (QUI TUTTE LE PUNTATE), invero senza troppa fantasia. È una rubrica figlia dell’emergenza e, va da sé, della mancanza di eventi sportivi live. E allora, se non possiamo vivere il presente proviamo almeno a correre indietro con la memoria. Ripescando, stavolta, la storica vittoria al Tour de France del 2002 a firma Rubens Bertogliati: era il 7 luglio del 2002 e in Lussemburgo il ticinese strappava anche la maglia gialla a Lance Armstrong. Ripercorriamo quel successo meraviglioso, con la cronaca di giornata e il commento di Tarcisio Bullo.

Rubens Bertogliati, un ragazzo ticinese nato il 9 maggio del 1979 a Lugano, ha sorpreso tutti ieri al Tour de France, conquistando tappa e maglia di leader («strappandola» a un mostro sacro che risponde al nome di Lance Armstrong) in un solo colpo. Un colpo davvero da campione. E pensare che sino a ieri, tra i professionisti, il giovane talento Rubens aveva vinto una sola volta, in occasione del GP di Chiasso a inizio stagione: aveva preceduto Shefer, Gasperoni e Celestino. L'anno scorso aveva partecipato alla «Grande Boucle» con l'obiettivo di «non bruciarsi»: era giunto sino a Parigi... contento ma con un ritardo di oltre tre ore da quell'Armstrong che ieri ha invece relegato alle sue spalle, con un colpo da maestro a pochi metri dal traguardo in Lussemburgo. Uno scatto bruciante che gli è valso la gloria. «Da piccolo guardavo regolarmente il Tour alla televisione, partecipare alla corsa era un sogno, figuriamoci indossare la maglia gialla riservata al leader. Per me si è dunque avverato un sogno. Non riesco ancora a rendermi conto di quello che è successo realmente e dell'impresa realizzata», ha detto un emozionato Rubens, che subito dopo ha svelato. «Prima della tappa ho studiato il percorso, il finale e l'altimetria e ho pensato che ben si adattavano alle mie caratteristiche: anche questa volta ci ho provato, ho saputo mantenere una buona posizione nel gruppo, e finalmente è andata bene. Quando ho realizzato che ormai era fatta? Beh, inizialmente credevo che il plotone reagisse ma ai 200 metri mi sono voltato e ho visto che c'era ancora un buco che gli avversari non sarebbero più riusciti a colmare. Mi sarei accontentato di una bella vittoria, che era poi il mio obiettivo principale per questo Tour de France, ma poi è giunta la notizia che avrei addirittura indossato la maglia gialla...».

E adesso il ticinese difenderà a denti stretti il primo posto... «Le tappe dei prossimi giorni non sono come quella odierna (l'arrivo non è in salita) e i velocisti potranno far valere le loro doti approfittando anche degli abbuoni in palio. Indossare la maglia gialla, anche per un solo giorno, è un grande privilegio e cercherò di difendermi dagli attacchi. Ma sarà dura...».

A 21 anni Rubens ha firmato per la Lampre-Daikin, sua attuale squadra, rinunciando all'esperienza negli «under 23». «Mi si è presentata la ghiotta opportunità di passare tra i professionisti e non me la sono lasciata sfuggire... Proposte di quel genere non capitano tutti i giorni. Mi sono fatto le ossa lavorando in condizioni davvero ottimali e perciò sono contento della scelta effettuata. Dopo la vittoria di ieri avrò più fiducia nei miei mezzi, guarderò al futuro con maggiore ottimismo. Ho compiuto un passo importante nella mia crescita di corridore. Momenti come questi sono indimenticabili ma non si può pensare di rimanere a questi livelli per tutta la stagione».

I momenti difficili non sono mancati durante l'ancor breve carriera: Rubens a un certo punto voleva addirittura smettere. «Anche quella è una fase quasi obbligata nella carriera di un corridore: bisogna trovarsi a terra dopo essere caduti per aver la forza di rialzarsi e di reagire. È successo a me come a tantissimi altri corridori».

Ora il pubblico ticinese ha un altro idolo: che Bertogliati abbia già fatto dimenticare Gianetti? «Mauro ha vinto due importanti prove di Coppa del mondo e vanta un secondo posto ai Mondiali, mica roba da tutti i giorni: io non sono ancora a questi livelli e per ora mi accontento di un piccolo spazio nel cuore dei tifosi di ciclismo ticinesi». Un giovane ticinese in giallo al Tour: un sogno che si avvera anche per noi.

Una laurea all'università del pedale

Ci sono momenti in cui lo sport regala soddisfazioni impagabili. La giornata di ieri ci ha riservato uno di questi momenti, con un giovane ciclista ticinese che vince una tappa al Tour e s'impossessa della maglia gialla di leader della corsa. Il Tour de France è l'università del ciclismo: raramente chi vince lì arriva al successo per caso e sicuramente non ci è arrivato per caso Rubens Bertogliati, del quale da anni sentiamo dire che possiede doti fuori dal comune.

Bertogliati che schizza fuori dal gruppo come una scheggia, che si allunga verso il traguardo sopportando una fatica immensa, che quasi dà l'impressione di farsi rimontare (o è solo l'inganno della televisione?) e poi alza il pugno in segno di vittoria passando in scioltezza il traguardo: sono immagini destinate a suscitare a lungo emozioni, e non soltanto tra gli appassionati ticinesi di uno sport, il ciclismo, che devono sentirsi un po' come un amante tradito. Rubens Bertogliati è un ragazzo di casa nostra che dimostra una volta ancora come in presenza di una certa dose di talento, volontà e intelligenza permettono di andare lontano e trasformare i sogni in realtà. A 23 anni, l'unica preoccupazione che un ragazzo come Rubens deve avere dopo un successo di questa portata è come gestire il futuro, perché il mondo della pedivella è popolato da gente senza scrupoli da cui è importante stare alla larga. Rubens sinora ha saputo gestirsi bene, ha scelto una squadra che non gli ha messo troppe pressioni addosso e crede in lui, ma il difficile arriva adesso: nel confermarsi e nel non prendere lucciole per lanterne.