Rugby LUGANO: grinta, passione e tanto cuore

LUGANO - Il Rugby, lo sport per ossi duri, com'è più volte stato definito, è in continua crescita anche in Svizzera. In pochi lo sanno, ma anche Lugano ha la sua rappresentante, e che squadra! Ne abbiamo parlato con Nicola Riva, allenatore del settore giovanile.
La società Rugby LUGANO, con sede a Muzzano, nasce nel 2007. Fin da subito arrivano i primi successi, approdando addirittura in LNA nel 2013, la massima categoria del campionato svizzero. A causa dei cambiamenti di regolamento, Rugby Lugano, dopo 3 esaltanti stagioni, è costretto, nel 2016, a retrocedere in LNB, ma l'entusiasmo non è cambiato.
La società, che investe molto principalmente sui giovani, si ritiene una sorta di "lifecoaching" più che un centro atletico a fini meramente sportivi.
Vi definite "insegnanti di vita" più che semplici allenatori, cosa intendete?
"Non vogliamo sembrare presuntuosi quando parliamo di 'lifecoaching'. Noi vorremmo solo, in quanto allenatori, aiutare i ragazzi nella crescita personale e non soltanto in quella sportiva. Insistiamo molto sul gioco di squadra, la condivisione, la solidarietà e l'amicizia, valori che riteniamo fondamentali e che vorremmo che i nostri giovani utilizzassero sia in campo che nella loro vita di tutti i giorni. Noi ad esempio, non diciamo mai 'giochiamo contro' ma 'con' qualcuno, una prospettiva di amicizia che non vede le partite soltanto come due squadre che si affrontano, ma sopratutto come due gruppi di amici che si incontrano"
E come reagiscono i ragazzi a questo approccio?
"Devo dire che i feedback sono molto positivi. Abbiamo ragazzi che provengono da tanti sport e tante realtà diverse, che sebbene in un primo momento sembrano straniti dal nostro modo di agire, col passare del tempo li vediamo cambiare. Se arrivano da noi con la mentalità dell' "io", con il passare del tempo i personalismi si trasformano e diventano un 'noi'. Quando vediamo i nostri giovani assumere questi valori, beh... non c'è niente di più soddisfacente".
Qual è l'aspetto del suo lavoro che più la entusiasma?
"Oltre alle soddisfazioni a livello umano, entusiasma il modo di immedesimarsi dei giovani nel team, al di là della bravura o del background differente che ciascuno ha. Abbiamo ad esempio disputato una stagione in cui in campo erano rappresentate sette nazionali diverse, tra cui Australia, Sud Africa, Sri Lanka, solo per citarne alcune. Ai ragazzi non interessano la religione, gli usi e costumi o la lingua dell'altro, quando si gioca è prevalente la voglia di stare insieme. Bellissimo!".
Per concludere, il rugby come sta crescendo in questi anni?
"Confermo: è uno sport in crescita. Proprio quest'anno abbiamo registrato un incremento dei giovani allievi, e la cosa ci fa naturalmente molto piacere. Se penso soltanto a quattro o cinque anni fa quando passavamo momenti bui, ora siamo decisamente in un'altra fase. Ritengo che ciò sia dovuto a un disincanto da parte dei ragazzi per il calcio e il mondo che gli ruota attorno. Quando i giovani iniziano a giocare a rugby restano molto colpiti, in principalmente, appunto, dal lato umano del nostro sport. Un fattore, questo, che manca in altre discipline che mettono molto di più l'accento sull'aspetto del business e dei risultati, dimenticandosi invece, che prima ancora di essere atleti e giocatori, siamo tutti persone e non macchine."