SAM, il giorno dopo: «Avevano più voglia»

«C’è tanta tristezza mista a frustrazione. Loro ci hanno messo qualcosa che a noi è mancato. Avevano più fame e voglia». Ha il volto solcato dalle lacrime di Daniel Andjelkovic il post finale della SAM, uscita sconfitta, per la terza volta della sua storia, dalla finale di Coppa Svizzera. Il capitano è appena uscito dall’abbraccio dei 500 tifosi massagnesi saliti a Friburgo e che hanno colorato di rosso un intero settore della St. Léonard. Per quaranta minuti, senza sosta, hanno cantato, inneggiato, anche fischiato sonoramente l’ex Kovac. E hanno poi continuato anche dopo la sirena finale, in barba al risultato, orgogliosi dei loro beniamini. Uno spettacolo nello spettacolo, all’interno di una finale all’altezza delle sfidanti e del palcoscenico. Viva dal primo all’ultimo minuto, tra giocate di pregio e (s)gomitate senza quartiere.
Onore al merito
«Sono i dettagli a fregarci. I rimbalzi, le palle perse e i contropiedi, tutte cose che fanno vincere da una parte e perdere dall’altra». C’è certamente della ragione nelle parole di Andjelkovic, arrivate a caldo dopo la sirena finale. I 18 rimbalzi offensivi concessi, e i conseguenti 24 punti «extra» per l’Olympic, gridano vendetta al cielo. Ma rientrano pur sempre nella lista dei mali endemici di questa SAM, che spesso va sotto fisicamente, ad immagine di Galloway, 1 stoppata ad inizio gara e poi sparito dai radar. Non la prima volta ormai in stagione. Unite quei 24 punti ai 12 lasciati per strada dalla lunetta (13/25), e avrete un risultato finale ben diverso. Ma le finali non si giocano né vincono con i «se» del senno di poi. Anche perché di fronte hai pur sempre un avversario. Tatticamente Friburgo non ha sbagliato niente. Ha tolto Dusan Mladjan dalla partita (solo 8 tiri per lui), e insieme a lui gli esterni in generale. Bogues è stato spinto all’interno dell’area, dove spesso è andato a sbattere, perdendo così lucidità e fiducia (il suo penalizzante 5/10 dalla lunetta nasce anche da questo). Discorso simile per Williams: tanta legna al solito (11 rimbalzi, 4 assist, 3 recuperi) ma poca verve offensiva (2/9). Di là, l’Olympic ha compensato la serata storta di Kovac e Cotture lavorando per Ballard, dominante, e creando spazi per Jordan. Nel finale ha poi trovato Mbala, anche fortunato certo, una fortuna però guadagnata nella trentina di minuti abbondante di gioco precedente.
Una questione di fiducia
«Loro sono stati più bravi di noi - ha invece raccontato Marko Mladjan - . Quando finisci a -10, qui è difficile rientrare. Abbiamo avuto un paio di occasioni, ma i nostri errori ci hanno penalizzato. Se lasci troppi rimbalzi e sbagli dalla lunetta con Friburgo non vinci. Ora dovremo analizzare la partita e ripartire con fiducia, dobbiamo prenderla come una lezione da imparare senza però perdere fiducia in noi stessi, perché di certo non abbiamo giocato male, anzi». Parole giuste anche quelle del migliore per distacco dei suoi, autore di un match di grande livello su tutti i fronti (7 rimbalzi, 3 stoppate, tanta grinta in generale). Una volta in difficoltà, pur faticando, lui e compagni sono rimasti in partita, rosicchiando punti qua e là, mantenendo alto il livello di fiducia, fino al -1, apice e purtroppo pure epilogo della rimonta. Qualcosa da cui ripartire per lasciarsi alle spalle il difficoltoso mese di marzo e guardare con fiducia al resto del campionato. Anche perché l’Olympic adesso non ha intenzione di fermarsi. Kovac dixit: «Volevamo la Coppa, e volevamo dimostrare di essere migliori. Noi nel finale siamo arrivati lucidi, loro no.E questo ha fatto la differenza. Abbiamo un gruppo solidissimo, ma mentalmente è una vittoria importantissima, che ci dà slancio per il resto della stagione. Chi vorrà vincere, dovrà fare i conti con noi».