Sci alpino

«Il primo approccio tecnico è stato molto promettente»

Mauro Pini, di ritorno dalla Slovacchia, racconta perché ha accettato di allenare Petra Vlhova: «Mi piacciono le grandi sfide, anche se nascondono delle incognite: in estate vorrei portare la sciatrice a Tenero»
La slovacca Petra Vlhova, vincitrice della generale di Coppa del mondo.
Raffaele Soldati
04.05.2021 16:49

Un mini-camp di quattro giorni in Slovacchia. Il miglior modo per iniziare un approccio tecnico programmato per un anno - la durata del contratto - ma destinato a durare di più. Almeno fino ai Giochi olimpici del 2022 a Pechino. Mauro Pini ci parla di come è iniziata la collaborazione con Petra Vlhova.

Tre settimane fa si è iniziato a parlare di Pini quale nuovo allenatore di Petra al posto di Livio Magoni. L’ufficializzazione della notizia, che era più di un’indiscrezione, è arrivata un paio di giorni fa. Cosa è successo in questo lasso di tempo?

«Il rapporto di Petra e Livio, che hanno festeggiato la conquista della prima Coppa del mondo generale, purtroppo non si è chiuso bene. Ad attestarlo ci sono le dichiarazioni un po’ pesanti sull’atleta slovacca e sul suo entourage rilasciate dal tecnico bergamasco, che peraltro stimo e conosco bene. Quanto riferito da Livio sul ‘Corriere della sera’ deve però aver scatenato la rottura. Una rottura che, forse, dopo cinque anni di collaborazione, era però già nell’aria».

L’eredità di Magoni

Proprio cinque anni fa, prima di affidarsi a Mauro Pini, il clan della Vlhova aveva contattato il tecnico airolese, che però allora non se l’era sentita di affrontare una nuova avventura in Coppa del mondo.

«È vero. Io allora avevo figli piccoli e loro non mi sembravano ancora pronti, soprattutto sul piano organizzativo e finanziario, per accogliermi nel loro team. Ora, da una parte e dall’altra, la situazione è cambiata. Ho raccolto questa nuova sfida con molto entusiasmo, anche consapevole delle responsabilità che mi aspettano. Petra è ormai una sciatrice affermata, con un grandissimo potenziale e ha la possibilità di crescere ulteriormente».

Il progetto olimpico

Accettando il nuovo incarico, il tecnico airolese ha parlato di un lavoro che contempla un progetto olimpico. Questo lascia presumere che il rapporto con Petra debba durare più di una stagione.

«Intanto - risponde Pini - i termini del contratto sono stati fissati così. Poi si vedrà. Negli scorsi quattro giorni abbiamo avuto modo di conoscerci meglio. Ci siamo trovati a Jasna, nella zona dei Monti Tatra, la stazione invernale sede della CdM tra l’Ungheria e la Polonia sulla linea Budapest-Cracovia. Tre volte siamo usciti sulla neve per un primo approccio tecnico. Petra, da poco tornata dalle vacanze, inizia adesso il suo programma di condizione fisica. Poi seguiranno nuovi test sui materiali. All’inizio di giugno andremo per uno stage allo Stelvio. Sempre durante il periodo estivo, mi piacerebbe anche poterla portare in Ticino per uno stage al centro nazionale di Tenero».

Si dice che Pini si sia specializzato nel formare le donne. Soprattutto quelle con un carattere piuttosto spiccato. Cosa risponde il nostro interlocutore? «A guardar bene, anche il gruppo di Swiss Ski con Didier Cuche e Didier Défago, aveva un proprio carattere ben definito. Però è vero, lavorare con le atlete, mi ha sempre regalato tante gratificazioni. Non sempre è stato tutto rose e fiori, però ho bei ricordi di tutte le mie collaborazioni con Maria José Rienda Contreras, Lara Gut (ndr: non ancora Gut-Behrami) e Tina Maze. Mi auguro che anche questa avventura possa regalarmi momenti indimenticabili. L’inizio è promettente. E io non posso nascondere che amo ancora il mestiere dell’allenatore con tutti i sacrifici inclusi nel pacchetto».

Tra passato e futuro

Cosa significa per Pini lasciare la direzione di Valbianca e il ruolo di commentatore tecnico della RSI?

«Non posso negarlo, significa tanto, perché le nuove sfide presentano sempre delle incognite. Il lavoro svolto per Valbianca, una delle aziende più importanti delle Tre Valli, è stato molto formativo e appassionante. Approfitto quindi per ringraziare tutti, dal Consiglio di amministrazione agli azionisti, senza dimenticare i collaboratori più o meno stretti. D’altra parte penso ai progetti che ad Airolo si possono ancora sviluppare e migliorare per accogliere proposte legate al settore agonistico. Lo stesso dico per la RSI, che mi ha permesso di restare in contatto con il mondo dell’alta competizione».