Il quinto sigillo sulla Streif di Didier Cuche il magnifico

L’abbiamo chiamata «Ritorno al futuro», invero senza troppa fantasia. È una rubrica figlia dell’emergenza e, va da sé, della mancanza di eventi sportivi live (QUI TUTTE LE PUNTATE). E allora, se non possiamo vivere il presente proviamo almeno a correre indietro con la memoria. Ripescando, a questo giro, il pokerissimo firmato da Didier Cuche sulla leggendaria Streif: era il 21 gennaio del 2012, e a due mesi dal ritiro definitivo dalle competizione il campione neocastellano metteva in bacheca un’altra discesa libera di Kitzbühel. Riviviamo quella giornata storica, grazie all’articolo di Flavio Viglezio.
Le discese di Wengen e Kitzbühel: due appuntamenti immancabili (anche...) per chi, sciatore della domenica, assiste alle gare di Coppa del mondo dal divano di casa da semplice appassionato e tifoso rossocrociato, senza nessuna ambizione o competenza tecnica. Una settimana fa, nel giorno dello splendido trionfo di Beat Feuz, avevamo provato un pizzico di amarezza per Didier Cuche: il Lauberhorn aveva ancora una volta respinto l'assalto del neocastellano e avevamo capito che gli Dei dello sci non avrebbero mai regalato questa soddisfazione al macellaio di Les Bugnenets. Un'amarezza dilatata dall'annuncio, giunto qualche giorno più tardi, del suo ritiro a fine stagione. Una decisione saggia, che - se possibile - lo rende ancora più grande sotto il profilo umano.
Dire basta quando si è ancora in grado di gareggiare ai massimi livelli non è da tutti: ci vuole buon senso e maturità. Sabato l'amarezza, in poco più di un minuto su una pista amputata a causa delle cattive condizioni meteorologiche, si è trasformata in una gioia quasi incontenibile. Alla sua ultima partecipazione, Cuche il magnifico ha ancora una volta domato la Streif: ha posto il suo quinto sigillo su una gara mitica, superando l'idolo di casa Franz Klammer, fermo a quota quattro. Il neocastellano ha affermato di ricordarsi alla perfezione di tutte le vittorie ottenute sul terribile pendio della stazione austriaca: questa, ne siamo certi, avrà per sempre un sapore dolcissimo. È stato l'ultimo omaggio di un campione speciale nei confronti di una pista speciale. Tra «grandi», ci si capisce al volo. Appena tagliato il traguardo, dopo un rapido sguardo ai rilevamenti cronometrici, il rossocrociato ha lasciato esplodere tutta la sua felicità. Mescolata forse, chissà, ad un briciolo di incredulità. Cuche ha esultato, ha fatto roteare in aria uno dei suoi sci e poi ha seguito con un pizzico di apprensione, stringendo il pugno, i passaggi dei suoi principali avversari. Sul podio, poi, l'espressione del suo viso raccontava più di mille parole: un misto di fierezza, emozione e... liberazione. Nella località simbolo dello sci austriaco, l'elvetico ha ricevuto solo applausi da un pubblico che lo riconosce come uno dei più grandi interpreti dello sci alpino degli ultimi anni. Riconsocimenti che solo i fuoriclasse sanno meritarsi: in Svizzera ci sono Roger Federer, Fabian Cancellara e... Didier Cuche. La vita va avanti, dal prossimo anno saremo di nuovo pronti ad esaltarci in caso di successo di un altro esponente della nazionale rossocrociata. Per un attimo, ne siamo convinti, la mente andrà però a Didier Cuche, l'uomo che ha domato per cinque volte la Streif. E saremo tutti orgogliosi di aver avuto la fortuna di ammirare i suoi trionfi.