L'intervista

Lehmann: «Swiss-Ski è solida, la mia missione è conclusa»

Il campione svizzero del mondo di discesa nel 1993 è diventato il nuovo CEO della FIS - Eliasch? «Con il tempo ci siamo conosciuti e si è instaurata fiducia»
Urs Lehmann è diventato presidente di Swiss-Ski nel 2008. © Keystone/Jean-Christophe Bott
Maddalena Buila
15.08.2025 20:08

Urs Lehmann ha deciso di lasciare la presidenza di Swiss-Ski dopo 17 anni per abbracciare la FIS in qualità di primo CEO della Federazione. Il campione del mondo di discesa nel 1993 ha spiegato le motivazioni alla base della sua scelta e ha chiarito il suo rapporto con il presidente Johan Eliasch: «Con il tempo ci siamo conosciuti e si è instaurata fiducia».

Signor Lehmann, come è giunto alla decisione di lasciare Swiss-Ski?
«Non è stata una scelta facile. Questi 19 anni sono stati meravigliosi, ma non sempre semplici. All’inizio molte cose non funzionavano alla perfezione, ma siamo riusciti a raddrizzarle. E oggi siamo una delle federazioni più forti al mondo, se non la più forte. Poi a luglio ho avuto uno scambio con il presidente Eliasch (a capo della FIS, ndr), che mi chiedeva se potessi immaginare una collaborazione più stretta. La cosa mi sorprese, ma più ci pensavo, più l’idea mi attizzava. Swiss-Ski è ormai solida e io penso di aver completato la mia missione».

Per lei, è stato creato un nuovo ruolo. Che compiti dovrà svolgere in qualità di CEO della FIS?
«Il presidente resterà al vertice e si occuperà soprattutto degli aspetti strategici. Io sarò responsabile di tutto ciò che riguarda lo sport. Sotto la mia gestione rientreranno anche gli aspetti commerciali e finanziari. Sì, si tratta di un incarico a tempo pieno, ma non andrà a scombussolare gli equilibri interni dell’organizzazione. Il mio ruolo è chiaro. Ne abbiamo parlato tanto e so bene come muovermi per non pestare i piedi a qualcuno. Al contempo, non inizio da zero, ma con delle solide basi».

Torniamo su Johan Eliasch, contro cui “ha combattuto” nel 2021 per la presidenza della FIS. Apparentemente il vostro rapporto è cambiato rapidamente…
«Un anno fa ho fatto un passo indietro dal Consiglio della FIS. Penso che sia stata una scelta che gli ha fatto capire che per me non c’erano rimpianti o altro in gioco. L’autunno scorso mi ha poi telefonato per discutere un po’. Mi ha parlato di alcuni progetti della Federazione chiedendomi un parere. Poi è venuto alla Coppa del Mondo di St. Moritz, ad assistere alle gare femminili. Altra occasione in cui abbiamo scambiato qualche parola. Infine, a luglio appunto, la sua proposta si è realizzata. Si è trattato di un processo più che di una sorpresa. Un periodo in cui abbiamo costruito reciproca fiducia e abbiamo imparato a conoscerci meglio. Ma non siamo sempre stati d’accordo su tutto (sorride, ndr)».

I giorni della discordia, tra voi, sono dunque terminati?
«Nessuno può dire con anticipo se tutto andrà per il meglio. Entrambi abbiamo alle spalle tanta esperienza e una forte personalità. Ma sono fiducioso che troveremo una via di mezzo per concretizzare le rispettive idee con serenità. Un compito che, in ogni caso, potrà essere svolto solo con il supporto delle federazioni. Perché all’interno della FIS ci sono troppi scontri di potere. Con Eliasch sono stato chiaro, non sono la persona giusta quando si parla di giochi politici. Io preferisco le questioni sportive. Ma non starò solo seduto alla scrivania. Chi mi conosce sa che non sarebbe da me (sorride, ndr). Mi troverete anche sul campo, anche perché è lì che potrò lavorare per costruire la fiducia che serve per collaborare al meglio tra FIS e federazioni».

Quali sono i suoi obiettivi ora?
«Inizierò a lavorare in punta di piedi. Non voglio spezzare equilibri consolidati. Sarà importante procedere con cautela. Le discussioni spesso sono emotive. Ma oggi mi pare che ci si ascolti di più e non si facciano più le cose in modo brusco. Negli ultimi mesi ho ricevuto più volte conferma di questa mia impressione, e ciò mi ha dato più sicurezza per compiere questo importante passo. Lo scopo sarà rafforzare la nostra organizzazione. Si tratta di una federazione dal grande potenziale. Se miglioreremo noi miglioreranno anche tutte le attività che ci girano attorno».

Lasciando Swiss-Ski lascia anche il suo impegno per portare le Olimpiadi invernali in Svizzera nel 2038...
«Una causa che mi sta molto a cuore. Purtroppo il progetto non è compatibile con il mio nuovo ruolo. Ma il dossier è praticamente completo, manca solo la parte politica. Rimango convinto che possiamo portare i Giochi in Svizzera. Non potrò più essere coinvolto direttamente, ma seguirò la vicenda da vicino e se in futuro potrò dare ancora una mano lo farò molto volentieri».