«Lotto sempre per il successo e sono in una grande squadra»

Dici Marco Odermatt e uno dei primi pensieri va a Pirmin Zurbriggen. C’è un legame tra i due personaggi, neppure troppo sotterraneo. Il nidvaldese, un po’ come il vallesano negli anni Ottanta, è un vero fenomeno dello sci.
Marco e Pirmin, due campioni amatissimi, apprezzati anche per le loro qualità caratteriali. Ragazzi d’oro, verrebbe voglia di dire. Senza necessariamente pensare alle medaglie che hanno vinto in carriera. Il primo, più estroverso, naturalmente è lungi dall’averla conclusa. Il secondo, più taciturno, ha lasciato da decenni le competizioni, restando però sempre vicino al suo sport. Entrambi sono emblemi della Svizzera che piace, dentro e fuori dai confini nazionali. Non solo per il loro modo di interpretare le competizioni. Entrambi considerati polivalenti con il gusto della velocità. A guardar bene, Pirmin affrontava anche le porte strette in un periodo in cui le combinate avevano una grande importanza. Il 26.enne di Buochs, vincitore delle ultime due generali di Coppa del mondo, non pensa invece ancora agli slalom. Anche senza questi ultimi c’è da scommettere che sarà una volta ancora l’uomo da battere nella prossima stagione, ormai imminente.
Un ragazzo ottimista
Odermatt è un ottimista con la testa sulle spalle. Non si pone limiti. È consapevole di praticare uno sport rischioso. Ma ha fiducia nel suo corpo. Sa quando è necessario rinunciare a qualcosa. Come un bravo scacchista, pensa a una mossa. Ma ha già nel cervello quelle successive. Sa quando è il tempo di riposare, di allenarsi e di competere. «Nel mese di ottobre bisogna essere pronti sul piano fisico», ci ha detto il nidvaldese nell’ambito del «media day» di Swiss Ski. «Ci sono però tanti altri aspetti che dovranno essere affinati nel corso della stagione. Dopo la prima gara si potranno abbozzare le prime riflessioni e i primi confronti con colleghi e avversari. Da ogni appuntamento agonistico ricaverò informazioni che mi torneranno utili. Ci vorrà un po’ di tempo per avere indicazioni più precise rispetto a quelle che posso fornire oggi. Insomma, è difficile dire adesso a che punto mi trovo. Dico solo che la preparazione è stata buona, che ho lavorato intensamente e che mi sento bene sul piano fisico. Poi si vedrà».
Il gruppo ristretto
La novità di quest’anno è stato il campo d’allenamento in Cile con un gruppo molto ristretto. «È vero. Eravamo in tre. Mi sono preparato con Justin Murisier e Gino Caviezel. In Sudamerica non tutto è stato ideale. Ma il fatto di essere con due colleghi come il vallesano e il grigionese ha reso lo stage comunque molto utile. Ognuno ha dato degli stimoli. Grazie alla sua esperienza, Justin mi ha dato ottimi suggerimenti. Io cerco di assimilare il più possibile da chi ha nelle gambe tanti anni di competizioni. Diciamo che con lui ho rivissuto in un modo un po’ diverso il rapporto che ho avuto fino alla scorsa stagione con Feuz. Anche con Beat c’era un ottimo feeling, quasi una complicità. So che ho ancora molto da imparare. Nel team elvetico ci sono belle dinamiche. Ci sono anche diversi atleti di punta. Ognuno con le sue peculiarità. Non si può dire che manchi la competizione interna, quella che spinge ognuno a dare il meglio di sé. Questo è quello che piace agli allenatori e anche a noi atleti. Spingere per arrivare davanti, avendo rispetto per tutti».
Stagione di transizione?
Qualcuno dice che quella che sta per iniziare sarà una stagione di transizione. Senza Mondiali e senza Olimpiadi. Cosa risponde Odermatt? «Potrà anche essere una stagione senza grandi manifestazioni. Ma questo non significa che sarà una stagione interlocutoria. C’è una Coppa del mondo da inseguire. Ci sono piste che conosciamo perfettamente e altre che non abbiamo ancora affrontato. C’è tanto da scoprire. Dopo il gigante d’apertura a Sölden (il 29 ottobre, n.d.r.), dovremmo poter affrontare la nuova pista di Zermatt-Cervinia. Nel 2022 non era stato possibile prepararla. Da qui all’11 e 12 novembre c’è ancora un po’ di tempo. Certo, bisogna augurarsi che le condizioni atmosferiche facilitino il lavoro agli organizzatori. Poi, come in ogni gara veloce del circuito, dovranno anche esserci le condizioni sufficienti per dare luce verde alle competizioni. Anche se dovesse esserci la neve, bisognerà preparare adeguatamente la pista. Tutti sappiamo che a Zermatt la nebbia e il vento possono essere spesso grandi ostacoli».
Cancellata Lake Louise
Nel calendario del circuito non figura più la tappa di Lake Louise. Una perdita o un vantaggio? «In dicembre - risponde Odermatt - ci saranno comunque gli appuntamenti veloci a Beaver Creek. Dalla neve americana, che è sempre diversa da quella europea, proveremo a trarre indicazioni utili. Io, un po’ come nelle scorse stagioni, mi concentrerò sui giganti, sui superG e sulle discese. Un programma intenso, che intendo affrontare con lo stesso impegno degli anni scorsi. Magari provando a migliorarmi ulteriormente. Il calendario è comunque sempre ricco di gare fantastiche. Penso in primo luogo ad Adelboden e a Wengen, le gare di riferimento in Svizzera. Ma anche agli appuntamenti della Val d’Isère, della Val Gardena, di Bormio o di Kitzbühel e delle altre prove che ci porteranno fino alle finali di Saalbach, in Austria, dal 16 al 24 marzo».
Una crescita continua
Ma cosa può chiedere di più Odermatt a sé stesso? Cosa dovrebbe fare un fenomeno come lui per compiere ulteriori passi avanti? Dal 2021 il nidvaldese si è trasformato in un supervincente. Oggi sembrano lontani i risultati già eccellenti di due anni fa: secondo nella generale (staccato di 167 punti dal francese Alexis Pinturault) con 9 podi e tre vittorie. La sua crescita è stata continua, caratterizzata da due annate a dir poco favolose: primo nel 2022 con 467 punti sul Alexander Aamodt Kilde e ancora primo nel 2023 con 2042 punti (42 in più del vecchio primato di Hermann Maier). La bellezza di 22 podi con 13 vittorie in Coppa del mondo. Con l’aggiunta dell’oro conquistato in gigante ai Giochi di Pechino (2022) e delle due medaglie più pregiate ottenute ai Mondiali di Courchevel-Méribel in discesa e in gigante (2023). «Certo - dice Marco - la crescita è stata continua ed è stata il frutto di un buon lavoro svolto con il team elvetico e stimolato da ottimi avversari su diversi fronti, a incominciare da Kilde. Ma il norvegese non sarà l’unico con il quale dovrò fare i conti nella stagione che sta per iniziare».
Parte del team
Diversi atleti di punta hanno optato per dei team personali. Una decisione che Marco Odermatt ha finora sempre respinto. Quali le ragioni? «Sono semplicissime - conclude il nidvaldese - A me piace lavorare in gruppo. Con i colleghi del Team Suisse mi sono sempre trovato a mio agio. Come ho detto, tra noi c’è una sana rivalità. È un discorso che vale per tutte le discipline che mi vedono coinvolto. Ma so che questo è il pensiero anche di coloro che affrontano le porte strette. È una catena che funziona. Ci sono gli allenatori, i preparatori e gli atleti. Tutti facciamo parte di gruppi affiatati nell’ambito di Swiss Ski. Soffrirei tantissimo a dover svolgere un lavoro separato».