Marco Odermatt, il re che scende a compromessi per rimanere saldo al vertice

Primo. Primo. Primo. E ancora primo. Da due stagioni a questa parte, Marco Odermatt è padrone della classifica generale di Coppa del Mondo di sci alpino e numero uno di ogni disciplina affrontata: gigante, discesa e superG. Con quali ambizioni, dunque, il fenomeno svizzero si appresta a vivere una stagione che farà anche rima con Olimpiadi invernali? Quando lo ha svelato, negli scorsi giorni, noi c’eravamo.
«In un discesista convivono due tipologie di persona: una è rilassata, l’altra è un animale». Il ritratto dell’atleta, mentre si guarda dentro, è di Marco Odermatt, fra i protagonisti del documentario Downhill Skiers, realizzato da Gerald Salmina e la cui prima è appena andata in scena al Zurich Film Festival. Il lavoro del regista austriaco abbraccia l’ultimo, controverso inverno vissuto dal Circo Bianco. Una stagione che, al maschile, ha reso ancor più sottile la linea che separa il pericolo dal successo. Percorrendo a oltre 130 chilometri orari la Stelvio di Bormio, lo scorso mese di dicembre, il francese Cyprien Sarrazin ha purtroppo perso l’equilibrio, subendo un grave ematoma intracranico che lo terrà ai box almeno sino al 2026-27. «Sono un miracolato» ha ammesso di recente il grande rivale di «Odi», che - al netto dei rischi e delle polemiche in merito alla sicurezza degli sciatori - guarda proprio alla disciplina regina per sublimare una carriera già sublime. Il 28.enne nidvaldese, infatti, ritiene di potersi migliorare soprattutto lungo i pendii più insidiosi. E ciò, ammette, potrebbe significare concedere qualcosa. Sì, anche da re del Circo Bianco.
«Posso progredire ancora»
Qualche avvisaglia, in questo senso, era già emersa. Basta osservare i punti contabilizzati in gigante - specialità prediletta - e in discesa - specialità da prediligere - nelle ultime due annate di CdM. Al netto dei quattro globi di cristallo conquistati, Odermatt è passato da 900 a 580 punti tra le porte larghe, e da 552 a 605 punti nella classifica di libera. «La scorsa stagione - indica il campione rossocrociato - mi sono sentito più forte in diversi elementi della discesa: penso ai tratti di scorrimento o alla gestione dei “curvoni”, per esempio in Val Gardena, a Kvitfjell o ancora a Crans-Montana. Ma rimangono sicuramente altri aspetti nei quali progredire. Ecco perché in futuro mi concentrerò vieppiù sulla discesa». Il tutto, suggerivamo, non è stato completamente indolore. E la maturità di Odermatt si misura anche nella consapevolezza. «I passi avanti nella velocità pura mi hanno fatto perdere un po’ di terreno in gigante. Ed è qualcosa che devo accettare: se voglio crescere in un ambito, devo scendere a compromessi nell’altro».
La Streif e un vuoto da colmare
A 28 anni, compiuti da pochi giorni, Odermatt sente in qualche modo di aver già scavallato. «Come sciatore polivalente ho raggiunto il mio apice» ammette, associando questo pensiero all’ultima, avvincente stagione coincisa altresì con la coppetta di specialità e l’oro iridato in superG. Di qui, per l’appunto, l’aggiustamento di mira e aspirazioni. Nella ricchissima bacheca dell’asso elvetico, d’altronde, qualche spazio vuoto rimane. «La Streif? Beh, rimane senz’altro uno dei miei obiettivi più grandi» riconosce «Odi». Per poi precisare: «A Kitzbühel, ad ogni modo, ho vinto in superG, il che mi ha già permesso di portare a casa un camoscio d’oro. Insomma, nella mia testa metà casella è stata spuntata. Ma, sì, c’è ancora un sogno da realizzare».
Tenere a bada la concorrenza
Eppure Kitz non occupa in solitaria il vertice sulla lista dei desideri di Marco. O meglio, non lo occupa nel quadro dell’inverno 2026, teatro dei Giochi a Milano-Cortina. Odermatt, va da sé, punta a rimpinguare il personale bottino a cinque cerchi, dopo l’oro in gigante a Pechino 2022. «Prima, però, vi sono tanti altri appuntamenti importanti. A partire dalla gara inaugurale a Sölden». Il battesimo della stagione, per gli specialisti delle porte larghe, è in agenda domenica 26 ottobre. E c’è da scommettere che Odermatt vorrà riscattare lo smacco di dodici mesi fa, quando non era stato in grado di portare a termine la prima manche. «Ma stavo bene, e il materiale era buono; a volte, però, le cose non vanno come si vorrebbe. Avendo già vinto due volte a Sölden, inoltre, non sento di avere particolari conti in sospeso con quel tracciato».
La preparazione in Sudamerica e, più di recente, sul ghiacciaio della Diavolezza, ha soddisfatto il nidvaldese, chiamato a guardarsi le spalle soprattutto in casa. Loïc Meillard intende fare sul serio sia in gigante, sia in generale, mentre in discesa Franjo von Allmen promette di cavalcare la spensierata euforia della scorsa stagione. «Sono consapevole che dietro di me la situazione si fa sempre più difficile» rileva in merito Odermatt. «Posso tollerare pochissimi errori. Perché se non ottengo punti io, lo farà qualcun altro». Nell’affermarlo, il fenomeno svizzero dello sci alpino appare ancora rilassato. L’animale che è in lui, però, scalpita.