«Senza il sostegno dei miei cari avrei già smesso da tempo»

Ebbene sì, Lara Gut-Behrami sta per affrontare l’ultima stagione della sua straordinaria carriera. E non è, logicamente, un’annata qualunque, quella che sta per iniziare. Già, perché nel mese di febbraio - a Cortina, per quanto riguarda il Circo bianco al femminile - ci sarà nientepopodimeno che l’appuntamento a cinque cerchi. Procediamo, però, con ordine, chiedendo innanzitutto all’atleta ticinese come ha trascorso questa estate. «Ottimamente - ha risposto la 34.enne di Comano - gli allenamenti sugli sci, così come la preparazione fisica, sono andati molto bene. Da questo punto di vista, poi, ritengo di aver sistemato quella serie di problemi che invece mi aveva attanagliato nella prima parte della scorsa stagione. Mi sento in salute - ha affermato - e questo, in fondo, è l’aspetto più importante». Lara, lo ricordiamo, non aveva preso parte al canonico esordio stagionale in quel di Sölden. «Rispetto a 12 mesi or sono mi sento più pronta fisicamente. In Austria - ha spiegato - non mi sentivo al meglio e negli anni ho imparato che in uno sport ad alto rischio è fondamentale essere al 100%, sia fisicamente sia mentalmente, per ridurre al minimo i rischi che ogni gara comporta».
D’altra parte, non sono in molte a poter contare su un’esperienza pari a quella della sciatrice rossocrociata. «Dinnanzi a degli imprevisti, bisogna saper adattare i propri piani di partenza. L’anno scorso, in questo senso, ho patito una certa stanchezza dovuta agli sforzi profusi nella lotta per la conquista della generale di Coppa del Mondo. Senza dimenticare - ha continuato, menzionando il ginocchio - che una volta superata la soglia dei 30 anni è normale subire qualche acciacco in più». La scorsa stagione - definita «di transizione» - è andata in crescendo, per l’elvetica. «Sì, il mio rendimento, con il tempo, è migliorato: a marzo mi sentivo decisamente più in forma che in ottobre». Le finali di Sun Valley - condite da una doppietta, tra superG e gigante - sono dunque il miglior modo per lanciare i suoi ultimi mesi di competizioni? «Il passato non conta e con gli anni ho imparato che lo sport, per natura, è imprevedibile e tutt’altro che lineare. In quell’occasione però - ha ricordato Gut-Behrami - ho ritrovato serenità e fluidità. Due aspetti, questi, che mi hanno permesso di esprimermi sugli sci nel modo in cui desidero».
Non c’è spazio per la nostalgia
E per godersi queste sensazioni durante le grandi manifestazioni dello sci alpino, non le restano che sei soli mesi. Che effetto fa? «È vero - ha puntualizzato Lara - tutto scorre via molto velocemente, ma la stagione è comunque lunga. Non si tratta di una singola competizione, bensì di una trentina di gare, che sono parecchie». La ticinese, poi, ha rivolto un auspicio ben preciso ai giornalisti presenti al «THE HALL» di Dübendorf, dove Swiss-Ski organizza da svariati anni una giornata dedicata ai media. «Vorrei evitare, al termine di ogni weekend di competizioni, di soffermarmi sul fatto che io abbia gareggiato per l’ultima volta in un determinato luogo. Non faccio troppo caso ai ricordi - ha aggiunto - né mi lascio andare alla nostalgia».
L’ultima stagione, allora, non vuole affatto limitarsi a essere una semplice passerella per salutare tutti gli appassionati di sci. «Durante la preparazione, come di consueto, abbiamo provato - io e il mio staff - a cambiare e migliorare qualche aspetto. Mi diverto ancora: ho la stessa voglia di provare e imparare nuove cose e se non funzionano mi innervosisco esattamente nello stesso modo di prima. Insomma, non mi sento vicina al pensionamento». Ci sarebbe spazio, quindi, per un clamoroso ripensamento?«No - ha risposto categoricamente - sarà bello dedicare tempo e spazio ad altro». Di recente, a proposito, Gut-Behrami è diventata investitrice e consulente strategia per Ka-Ex (azienda che si occupa di integratori alimentari). Avere, almeno parzialmente, pianificato il post-carriera come influirà a livello mentale? «Io voglio vivermi il presente. Nella vita, si perde un sacco di energie a recriminare sul passato e a pensare cosa accadrà in futuro. Conosco, quasi quotidianamente, ciò che mi aspetta fino al prossimo marzo ed è già impegnativo riuscire a gestire tutto ciò. Solo a quel punto, verrà il momento di godermi quanto accadrà».
Obiettivo? Solo essere veloce
All’alba di una nuova stagione - perlopiù così particolare, come lo è inevitabilmente questa, la sua ultima - quali prospettive si pone, in termini di risultati, Lara Gut-Behrami?«In realtà - ha ricordato la ticinese - nel corso della mia intera carriera non ho mai puntato a degli obiettivi specifici. Dunque, non intendo cambiare il mio approccio proprio adesso. Bado esclusivamente a giungere al traguardo nel modo più rapido possibile, mantenendomi in salute. Questo è l’aspetto più importante». Secondo alcuni, è possibile, nell’ottica di una stagione, programmare con relativa precisione un picco di forma proprio nel momento opportuno. Lara, invece, appare ben più scettica a riguardo. «Ritengo piuttosto che sia possibile giungere nelle migliori condizioni soltanto attraverso un percorso costellato di buone prestazioni. Ogni giorno - ha spiegato - bisogna essere in grado di avvertire una piena fiducia nei propri mezzi e questa deriva unicamente da un andamento costante a livello di manche e di gare. È così, che si arriva davvero pronti ai grandi appuntamenti».
E per uno sportivo, è inutile girarci intorno, non vi è nulla di più grande dei Giochi Olimpici. «Prima di tutto dovrò qualificarmi - ha osservato con cautela la 34.enne - perciò, l’attenzione va innanzitutto posta sulla Coppa del Mondo. Spero, quindi, di risultare veloce lì, nella speranza, poi, di potermi presentare a Cortina». Le Olimpiadi 2026, per giunta molto vicine a casa, rappresentano indubbiamente un qualcosa di speciale. «Penso che ogni atleta europeo vivrà questa esperienza in maniera differente, perché solitamente siamo pressoché soli durante la rassegna. Sarà meraviglioso vivere i Giochi al fianco della propria famiglia. L’ho sempre sostenuto: i miei cari hanno rappresentato un ruolo estremamente importante per me e il fatto che loro ci saranno in occasione del mio ultimo grande appuntamento sarà fantastico».
Un cerchio che si chiude
E non è un caso, allora, che ripercorrendo la sua splendida storia, Lara pone l’accento proprio su questo aspetto. «Da bambina non avrei mai pensato di coltivare una carriera tanto lunga né di raggiungere tutti questi traguardi. Era pressoché impensabile immaginarsi di vivere tutto ciò, peraltro con la mia famiglia sempre al mio fianco». E qui, per la verità, un pelo di nostalgia pare subentrare. «Mi reputo fortunata ed è una sorta di regalo, quanto successo. Se ci ripenso - ha raccontato Lara - io ho iniziato a sciare da piccolina con i miei genitori ed eravamo soliti viaggiare con il nostro camper». Poi, una passione si è tramutata in un lavoro, che le ha permesso di visitare ogni parte del mondo. «In fin dei conti, è nato come un progetto famigliare e terminerà come tale: si vive anche per provare questo genere di emozioni. È questo, in sostanza, ciò che mi resterà davvero, perché i ricordi più belli sono quelli vissuti con le persone che mi hanno aiutato e sostenuto come persona e non solamente in quanto atleta».
Emerge molto chiaramente, nei confronti dei suoi genitori, il senso di gratitudine che Lara prova. «Mi portavano giornalmente sulle piste e mi permettevano di praticare questo sport, che mi restituisce un senso di libertà a contatto con la neve. Per loro, tuttavia, non è sempre stato tutto facile». Un supporto, come ha riconosciuto la sciatrice ticinese, determinante. «Il mio entourage mi ha aiutato molto. Non è mai facile restare da soli e penso che se lo fossi stata in questi anni, avrei già smesso da tempo. Mi hanno sempre sostenuta, anche nei momenti più duri». Tra i quali, Lara ha accennato alla rottura del legamento crociato (risalente al 2017, ndr.): «A volte bisogna continuare a seguire il proprio cammino e non pensare che dall’esterno ci siano persone che abbiano le risposte giuste per te. Non sempre mi sono fatta degli amici, perché preferivo andare per la mia strada. Alla fine - ha chiosato - penso di non aver avuto torto». Touché.