Se il Lugano, d'improvviso, ha tutto da perdere
A guardia del Turbillon, imponenti e severe, le Alpi vallesane si presenteranno ancora imbiancate. Basterà alzare lo sguardo, questa sera, per accorgersene. No, l’inverno non vuole farsi da parte. E, forse, per il Lugano non è una cattiva notizia. Al crepuscolo del 2023 e all’alba del 2024, l’ascesa bianconera costituiva solo una promessa. Ma una promessa in grado di poggiare su un elemento fondamentale. Nonostante le peripezie e i tormenti della prima parte della stagione, la squadra non è mai crollata. Un appiglio, lungo la scalata verso gli obiettivi ambiziosi fissati dalla società, è sempre stato scovato. E ai momenti difficili, di riflesso, si è così riusciti a porre rimedio. Ogni volta.
La consapevolezza e la forza del gruppo allenato da Mattia Croci-Torti, oggi, sono figlie dei giorni più freddi. Del grigiore che per diverse settimane aveva ammantato Cornaredo. Di spazio per i dubbi, per le incertezze, non ve ne sono invece a poche ore dalla semifinale di Coppa Svizzera. La terza consecutiva. Già. Peccato che Bottani e compagni si ritrovino ad affrontare il Sion nella condizione più pericolosa. Perché la differenza di categoria, lo status da candidata al titolo e le aspettative dell’intero ambiente indicano che il Lugano ha - improvvisamente e inequivocabilmente - tutto da perdere. Tradotto: al cospetto della capolista di Challenge League andrà gestita una pressione enorme. Una pressione per l’appunto sconosciuta in occasione dei precedenti penultimi atti della competizione e, più in generale, sotto la gestione del Crus.
Gli esami, per l’attuale staff tecnico, non sono dunque finiti. E, si badi bene, non si tratta di rimettere in discussione la bontà e la qualità dei risultati ottenuti dalla formazione più vicina - per idee e sostanza - allo Young Boys. Guarda caso, proprio i gialloneri erano caduti nella trappola del Sion, allo stadio dei quarti di finale. La formazione bernese, a fine febbraio, era però depressa. In balia degli eventi. Mentre il Lugano, per dirla con il suo condottiero, «sa esattamente cosa vuole». Vuole riscrivere la storia. Ancora. E sa bene che gli insegnamenti maturati durante l’inverno, come pure in tante gare secche, potranno fare la differenza.