Se il Servette non perde più

61 giorni esatti. Oppure 72, se si preferisce non considerare l’Europa ma solo il campionato. Queste, a oggi, sono le giornate raggiunte dal Servette senza incassare sconfitte. Numeri impressionanti. Bisogna tornare indietro fino allo scorso 5 ottobre per ritrovare l’ultima débâcle granata, rimediata fuori casa in Europa League, contro la Roma di José Mourinho. All’Olimpico finì 4-0. Se, appunto, si preferisce invece restringere il discorso alla sola Super League, il nastro va riavvolto addirittura fino al 24 settembre, quando i ginevrini persero 2-1 nella tana del Lucerna. Da lì in poi, sono arrivati solo risultati utili: otto vittorie e tre pareggi, l’ultimo in ordine di tempo strappato due giorni fa nello scontro diretto con lo Young Boys al Wankdorf, per 1-1. Un ottimo percorso che al momento fa rima con il terzo posto in classifica per i ginevrini, a pari punti con gli stessi bernesi e a una sola lunghezza dalla capolista Zurigo. Il Servette ha una partita in più, vero. Ma ciò non toglie nulla a quanto di ottimo hanno fatto in questi mesi, e stanno tuttora facendo, gli uomini di René Weiler.
Una squadra pensata ad hoc
«Sono stupito fino a un certo punto delle recenti prestazioni del Servette - ci racconta Valentin Schnorhk, giornalista sportivo presso Tribune de Gèneve e Le Matin -. D’altronde l’anno scorso i ginevrini hanno chiuso al secondo posto in campionato. Certo, erano staccati di sedici lunghezze dai campioni dello Young Boys, ma erano pur sempre i vice-leader. La scorsa stagione hanno dimostrato di avere grandi ambizioni e a questo giro le stanno concretizzando. Ciò detto, i risultati che stanno incamerando in questo periodo rimangono comunque impressionanti. La dirigenza granata ha d’altronde lavorato molto per mettere insieme questa squadra, rendendola un gruppo che fosse in grado di tenere testa all’YB e allo stesso tempo facesse bene nel cammino europeo. Un organico, quello che ammiriamo quest’anno, pensato appositamente per centrare il podio in Super League, inserendosi tra le favorite al titolo. Alla fine della scorsa stagione, il presidente Thierry Regenass mi aveva proprio detto che l’ambizione del club ginevrino per questo campionato sarebbe stata quella di terminare tra i primi della classe. Pensando poi al titolo nei prossimi anni. Un ragionamento studiato anche in ottica Young Boys, che ultimamente non riesce più a imporre una totale supremazia. I bernesi non hanno infatti più la stessa grinta delle scorse stagioni. Un aspetto che può e deve essere sfruttato dai granata».


Un matrimonio felice
I tanti risultati utili che sta incamerando il Servette, lo abbiamo capito, affondano le loro radici su un terreno fertile preparato con attenzione dall’intera società. Un progetto ambizioso, che si è deciso di provare a realizzare cambiando lo storico condottiero che per cinque anni è rimasto fedele alla panchina granata. A fine stagione 2022/23, appunto, Alain Geiger ha salutato Ginevra, passando il testimone a René Weiler. «Un matrimonio, quello tra il 49.enne e i granata, che non era scontato sarebbe stato dei più felici - prosegue Schnorhk -. D’altronde a inizio stagione i risultati non erano così positivi come lo sono ora. Un aspetto che stupisce fino a un certo punto, dato che Weiler, chiaramente, è arrivato a Ginevra con le sue idee, che non per forza si sarebbero adattate bene alla squadra che aveva in mano. Penso per esempio al grande utilizzo delle verticalizzazioni, piuttosto che a un gioco più intenso, fatto di tanto pressing. A un certo punto è come se tutti gli ingranaggi del meccanismo avessero iniziato a girare: i ragazzi hanno capito cosa chiedesse loro Weiler e lo hanno applicato al meglio sul rettangolo verde».


L’amore per la maglia granata
Dal campo agli spalti. Sì, perché se il meccanismo ha iniziato a girare ottimamente per quanto riguarda il rapporto tra collettivo e allenatore, altrettanto sembra stia succedendo per quanto concerne il legame d’amore tra i tifosi e il club. Un sentimento che s’infuoca soprattutto quando si parla del percorso in Europa League. Lo scorso 30 novembre, quando allo Stade de Genève è arrivata la Roma, si è quasi registrato il tutto esaurito. I presenti erano 28’534. Non male. In Super League, invece, i numeri sono un po’ più ristretti, si parla di una media intorno ai 9.000 tifosi a partita. Il recente trend, tuttavia, mostra un costante aumento di appassionati sugli spalti, spiega Schnorhk. «L’affluenza di questa stagione allo Stade de Genève, a mio modo di vedere, ha due volti. Il primo riguarda la passione dei ginevrini per i grandi eventi. In questo senso, l’arrivo in terra romanda di squadre del calibro di Slavia Praga, Sheriff e soprattutto Roma, ha inevitabilmente fatto alzare il numero dei presenti allo stadio. Questo perché, appunto, al popolo granata piace esserci quando c’è la possibilità di vivere emozioni forti. L’altro lato della medaglia, invece, racconta di un pubblico fedele, che, per esempio, anche in una fredda domenica di fine novembre al cospetto del Grasshopper, raggiunge le 7.000 unità. A Ginevra si sta sviluppando sempre più un attaccamento alla squadra. I giovani sono fieri di dire che seguono le partite allo stadio. Ritengo che se le cose continueranno a svilupparsi in questa direzione, assisteremo a una primavera da circa 15.000 spettatori a incontro». Numeri impressionati. Come lo sono d’altronde i 72 giorni senza incassare sconfitte in Super League.