Sei mesi dopo riecco l'Ajoie alla Cornèr Arena

Riavvolgiamo il nastro e rituffiamoci, per un attimo, nel finale della scorsa stagione. Al termine di una regular season a dir poco tormentata, il Lugano si trova al penultimo posto della graduatoria ed è costretto a fronteggiare l’Ajoie – fanalino di coda, secondo previsione – nella temutissima serie dei playout. I bianconeri – allora guidati da Uwe Krupp – riescono, abbastanza incredibilmente, nell’impresa di perdere le prime due partite e in gara-3 i giurassiani si trovano perlopiù avanti per 1-0 a un solo minuto dal 60’. Poi, però, nel giro di appena 30’’ la situazione alla Cornèr Arena viene stravolta: così, dopo la fortunosa rete di Zohorna, ci pensa Giovanni Morini a togliere le castagne dal fuoco. Si rivelerà, questo, il cosiddetto «turning point». Il Lugano cambia l’inerzia della serie e infila altri tre successi consecutivi per porre fine all’agonia e scacciare la paura di un tanto possibile, quanto clamoroso, spareggio con il Visp.
Tornano dei vecchi fantasmi?
A distanza di esattamente sei mesi, quali sono, per il protagonista indiscusso, i ricordi di quella folle serata? «Diciamo soltanto – ci ha risposto frettolosamente Morini – che speriamo vivamente di non ritrovarci a dover segnare a un minuto dalla fine per vincere la partita». Questa sera, lo scenario del confronto – rispetto a quello tetro e colmo di preoccupazione che aveva accompagnato le sfide disputatesi a marzo – è certamente differente, poiché sono trascorse solamente le prime quattro giornate di National League. Malgrado ciò, sul fondo della classifica, ci sono ancora Lugano e Ajoie: basta questo a far riaffiorare dei vecchi fantasmi? «No – ci ha risposto con convinzione l’attaccante comasco – la sensazione è ben diversa. Inoltre, il nostro gruppo è cambiato considerevolmente e soltanto una parte di esso, perciò, aveva avuto modo di vivere quei momenti. Abbiamo iniziato una nuova stagione che fa storia a sé e non pensiamo a quanto è successo sei mese or sono».
Seppur nell’ambito di un periodo parecchio amaro, quel gol di Morini – siglato a 28’’ dalla terza sirena – era senz’altro stato il momento più dolce della stagione per il numero 23 bianconero. La sua annata, infatti, era stata fortemente contraddistinta dalla frattura del femore destro rimediata il 23 gennaio del 2024. Un infortunio pesante, che lo aveva costretto per tanto tempo ai box. «Non lo nego, è stato un periodo davvero complicato, poiché ho praticamente saltato una stagione intera della mia carriera. Non è stato per nulla facile ripartire, ma durante il corso dell’estate ritengo che, al fianco del nostro staff, abbiamo svolto un buon lavoro dal punto di vista fisico. Attualmente, dunque, posso dire di sentirmi ottimamente: mi fido del mio gioco».
La priorità: il sistema difensivo
L’inizio di stagione, in termini di risultati, non è stato di certo positivo, per il Lugano. I bianconeri, ancora a caccia di un successo dopo i primi quattro turni, non sembrano però preoccupati. «È chiaro, non possiamo ritenerci contenti quando non riusciamo a vincere. È un aspetto estremamente importante, ma lo è altrettanto migliorarsi durante la stagione, come giocatori e come squadra. D’altro canto, l’anno scorso eravamo stati capaci di imporci in quattro circostanze, nelle prime cinque sfide. Poi, però – ha ricordato Morini – sappiamo tutti che le cose sono progressivamente andate peggiorando. Sarebbe stato pressoché inutile, quindi, vincere le prime partite giocando male e vedere successivamente il resto della concorrenza migliorare e sorpassarci».
Morini, insomma, si fida del processo di crescita che il Lugano intende inseguire. «Sì, ci sono stati tanti cambiamenti in seno alla nostra squadra, dunque ci serve del tempo. È stato chiaro sin dal mese di agosto che la nostra priorità era quella di aggiustare il sistema difensivo». E dei progressi, per l’attaccante bianconero, si sono già visti. «Abbiamo limato alcuni dettagli e percepiamo una maggior fiducia in noi stessi, a immagine del nostro box-play. Lo scorso anno si era rivelato un punto debole, mentre ora, quando prendiamo una penalità, viviamo un minor senso di preoccupazione».
I dati, in effetti, premiamo il Lugano, che sin qui è riuscito a resistere – con l’uomo in meno sul ghiaccio – più dell’87% delle volte (due i gol incassati nelle 16 occasioni concesse). Troppi, però – come ha avuto modo di evidenziare l’head coach Tomas Mitell – sono stati i falli commessi: «Stiamo ricevendo troppe penalità e al tempo stesso quelle a nostre favore (il Lugano ne ha guadagnate soltanto 9, ndr.) sono decisamente troppo poche».