Hockey

Simone Terraneo, sogni rossocrociati tra passato e futuro

Il difensore ticinese dell'Ambrì Piotta ha chiuso la sua avventura nelle Nazionali giovanili con i Mondiali U20 di Göteborg: «Tra qualche anno spero di entrare nel giro della selezione maggiore, ma c'è tanto lavoro da fare»
Simone Terraneo in azione contro la Norvegia ai Mondiali U20. © AP/Bjorn Larsson Rosvall
Fernando Lavezzo
12.01.2024 06:00

A soli 19 anni e mezzo, Simone Terraneo ha già chiuso un importante capitolo della sua carriera hockeistica. Quello delle Nazionali giovanili. «Ora inizia la lunga e difficile scalata alla selezione maggiore», ci dice sorridendo il difensore ticinese dell’Ambrì Piotta. «La concorrenza nel nostro Paese è agguerritissima, ma spero, tra qualche anno, di poter tornare a vestire la maglia rossocrociata. È un obiettivo, oltre che un sogno». Dopo aver vissuto un Mondiale U18 da capitano nel 2022 in Germania, nelle scorse settimane Simone ha disputato il suo primo e ultimo (per raggiunti limiti di età) Mondiale U20 a Göteborg, in Svezia. L’edizione precedente l’aveva solo accarezzata, venendo escluso dall’ultima selezione, quando già si trovava in Canada con la rosa allargata. «Nonostante la dolorosa sconfitta nei quarti di finale contro la Svezia, all’overtime, l’esperienza di Göteborg è stata positiva. Rispetto ai Mondiali U18, il livello era evidentemente più alto. I giocatori erano più o meno gli stessi, ma in due anni sono tutti migliorati molto. Soprattutto, però, ho notato un’attenzione maggiore nei confronti del torneo. Anche qui da noi il Mondiale U20 è stato seguito. Molti miei compagni biancoblù, seppur impegnati alla Spengler, lo hanno guardato. Affrontare i padroni di casa in una sfida da dentro o fuori, con la pista piena, è stato speciale. In questo senso, non mi è dispiaciuto che l’evento si sia svolto in Europa e non in Canada, sede delle tre edizioni precedenti. L’atmosfera era simile, anche perché dal Nordamerica sono arrivati tremila tifosi canadesi».

Prestazioni solide

La medaglia d’oro è andata agli USA, che nella fase a gironi avevano strapazzato la Svizzera per 10 a 3. Un altro mondo. Ma cosa ha capito, Simone Terraneo, di sé stesso e dell’hockey elvetico, misurandosi con quei giovani fenomeni? «È stato innanzitutto stimolante. Nelle squadre più forti c’erano diversi talenti scelti al primo o al secondo turno del draft NHL. Si tratta di giocatori molto tecnici, un aspetto su cui noi dobbiamo ancora lavorare molto. Per poter fare strada in un Mondiale U20, la Svizzera deve portare in pista più grinta degli avversari. Ma mi sono reso conto che anche i migliori non si tirano indietro sotto questo aspetto. Insomma, c’è tanto da fare per crescere».

Pur sfiorando l’accesso alla semifinale, la selezione guidata da Marcel Jenni ha di fatto perso quattro partite su cinque con una differenza reti di -10. Simone Terraneo è però riuscito a chiudere l’avventura con un bilancio personale di +3 (il migliore della squadra) e un bottino di 3 assist. «Penso di essere stato abbastanza solido difensivamente. Ho cercato di non concedere troppo, di giocare in modo semplice». Finendo, magari, sul taccuino di qualche osservatore. «Ma io non ho ricevuto nessun feedback, se non quello del mio agente e dello staff tecnico».

Da giovane, Marcel Jenni era un talento puro, ma anche una testa calda. Che allenatore è diventato? «Ho sentito anch’io qualche aneddoto sul suo passato, ma con noi è stato un esempio di professionalità. Andava a correre tutti i giorni e curava l’alimentazione. Da noi pretendeva il meglio».

Sconfitte diverse

Rientrato in Ticino, Simone si è presto ricongiunto con i compagni biancoblù, reduci dalla precoce eliminazione alla Spengler: «Appena sono tornato, ho visto una squadra concentrata, per niente abbattuta, capace di dimenticare subito il torneo grigionese e di rifocalizzarsi sul campionato». In questo primo scorcio del 2024, però, sono arrivate tre sconfitte. Nelle ultime due, contro Rapperswil e Berna, ha giocato anche Simone: «Sono stati due k.o. decisamente diversi. Quello contro gli Orsi è stato più facile da metabolizzare, perché abbiamo giocato bene. Ci ha fatto male comunque, certo, ma abbiamo potuto concentrarci sugli aspetti positivi. A Rappi, invece, siamo stati dominati in un periodo centrale davvero negativo. Non dovrebbe succedere».

La classifica dei leventinesi resta perfettamente in linea con le ambizioni di inizio stagione, ma Terraneo e compagni non vogliono accontentarsi o rilassarsi: «Adesso siamo noni, ma possiamo lottare per posizioni più alte. Ci restano 17 partite di regular season nelle quali dovremo dare tutto. Alla fine tireremo le somme».

Compagno del futuro

Stasera l’Ambrì Piotta sarà di scena a Friburgo. «È una pista in cui amo giocare», dice Terraneo. Domani, invece, la Gottardo Arena accoglierà il Kloten. Con Simone, però, guardiamo già alla prossima stagione parlando del futuro biancoblù Miles Müller, suo compagno ai Mondiali U20: «Lo conosco da quando avevo 14 anni e l’ho rivisto nelle ultime due stagioni in rossocrociato. È un ragazzo solare e simpatico, ma anche un lavoratore molto serio. È bravo tecnicamente e dà sempre il 100%. Mi ha già chiesto molte cose sull’Ambrì e non vede l’ora di essere qui».

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