Hockey su prato

«Sogno una medaglia con la Svizzera alle Olimpiadi di Los Angeles 2028»

Intervista a Tommaso Capellano, giocatore di hockey su prato dell'HAC Lugano e della Nazionale U21, fresco vincitore dell'argento agli Europei U21 in Cechia
Tommaso Capellano con la felpa della Nazionale U21 © Ti-Press/Alessandro Crinari
10.02.2023 00:00

Nella selezione rossocrociata Under 21 che a fine gennaio ha ottenuto il secondo posto agli Europei di hockey su prato in Cechia, c’era anche un ticinese. Tommaso Capellano, classe 2004, ci racconta la sua grande passione. 

Tommaso, raccontaci chi sei.

«Ho 18 anni e sono uno studente al Liceo di Lugano al penultimo anno. L’hockey su prato è il mio hobby più grande, gli dedico molto tempo. Mi alleno e gioco con la prima squadra dell’HAC Lugano, ma anche con la Nazionale giovanile. Di ruolo sono difensore: non compaio spesso sul tabellino dei marcatori, ma provo più soddisfazione a salvare un gol che a segnarlo».

Come e quando è nata questa passione?

«Ho conosciuto questa disciplina a Sportissima quando avevo otto anni. È stato quasi amore a prima vista. Adesso mi alleno da dieci anni e non ho mai smesso. Non conoscevo nessuno quando ho iniziato, mentre adesso adoro l’ambiente positivo e pieno di opportunità che circonda questo sport. Fortunatamente posso restare a contatto con l’hockey tutto l’anno, perché la stagione si divide in outdoor e indoor. Io preferisco stare all’esterno, in fondo giocare all’aria aperta distingue questa disciplina da altre simili».

Sei da poco tornato dagli Europei Under 21 in Cechia, in cui avete conquistato la medaglia d’argento.

«Sì, è un torneo a cui tenevamo particolarmente. Abbiamo iniziato a prepararci a Macolin, dove ci siamo riuniti. Io ero tra i più giovani. Per due mesi ci siamo allenati ogni weekend per migliorare l’affinità di gruppo. Durante la preparazione siamo stati anche a Vienna e in Germania. Mentre facevo tutto questo, non ho mai trascurato i miei impegni in settimana con il Lugano. È stato un periodo di fuoco».

Qual è stato il vostro percorso nel torneo?

«Abbiamo disputato quattro partite nella fase a gironi, vincendone tre e pareggiandone una. In questo modo ci siamo qualificati per le semifinali, dove abbiamo sconfitto 3-1 la Polonia in una gara quasi perfetta. Eravamo euforici. Prima della finale, sapevamo che l’Austria era uno squadrone, ma il pareggio ottenuto con loro nei gironi ci dava fiducia. Poi, però, non siamo riusciti a mantenere il sangue freddo e non abbiamo saputo dare il meglio, perdendo per 10-2. In generale, in quei giorni abbiamo provato forti emozioni. L’ansia e l’adrenalina erano sempre presenti, questo ci ha stancato più che le prestazioni fisiche. Al termine eravamo distrutti, ma contenti».

Agli Europei U21 l'ansia e l'adrenalina erano sempre presenti e ci hanno stancato più degli sforzi fisici

Mentre con l’HAC Lugano come procede la stagione?

«Quella invernale indoor si è conclusa con la vittoria del campionato e la conseguente promozione in NLB. Il campionato estivo outdoor riprenderà invece fra qualche settimana. Puntiamo alla promozione in NLA e a lungo termine ci piacerebbe rimanere stabilmente nel massimo campionato. Adesso il calendario sarà piuttosto fitto, giochiamo tutti i fine settimana da marzo a giugno».

Quali sono invece i tuoi sogni a lungo termine?

«Mi piacerebbe continuare il mio percorso con la Nazionale, fino ad arrivare in quella maggiore. Nel 2028 ci saranno le Olimpiadi di Los Angeles, sarebbe fantastico disputarle e portare a casa una medaglia. Magari proprio con i compagni con cui ho condiviso le emozioni a questo Europeo. A livello di club, invece, vorrei partecipare a qualche campionato o torneo in Germania o nei Paesi Bassi. C’è anche una Euro Hockey League, che è quasi come una Champions League dell’hockey su prato: solo le migliori squadre continentali possono accedervi. È un obiettivo ambizioso, ma allo stesso tempo penso sia raggiungibile».

Pensi sia possibile vivere solo di hockey su prato?

«In Svizzera, attualmente credo di no. Il costo della vita è troppo elevato. In Italia, invece, conosco alcuni che ci riescono. Così come in altri sport, anche nell’hockey su prato i club più forti ingaggiano giocatori di altre nazioni e li stipendiano per giocare per loro. Io, però, per ora penso a continuare gli studi, non voglio basare tutto il mio futuro sullo sport. Tuttavia, una volta terminato il liceo, mi piacerebbe provare a disputare una stagione intera in Germania, per esempio. Oltre ad arricchirmi come giocatore, mi aiuterebbe anche ad imparare la lingua».