Formula Uno

Sorge il sole sul Bahrein

È tutto pronto per la stagione 2023, con il Paese del Golfo Persico che aprirà le danze – La favorita sarà la scuderia di Verstappen, con quelle di Maranello e Brackley a rincorrere
Domenica, sul Bahrain International Circuit, inizierà ufficialmente il Mondiale di F1 2023. © keystone/FRANK AUGSTEIN
Pino Allievi
Pino Allievi
01.03.2023 22:00

«Ma come fate voi ad organizzare un gran premio se siete così piccoli? E perché?». La domanda la rivolse Michael Schumacher, con un sorriso ossequioso, ad uno dei regnanti del piccolo stato che guarda il Golfo Persico. Era il 2004, la vigilia del primo Gran Premio del Bahrein. La risposta fu illuminante: «Vogliamo far sapere al mondo che esistiamo, che siamo una Nazione. Abbiamo il petrolio ma il nostro mare ci apre al turismo, ai viaggi, alle vacanze fuori stagione».

Il mondiale di F1 scatta domenica proprio da questo arcipelago con un milione e 400 mila abitanti, macchie di deserto tutt’altro che entusiasmanti, una miriade di case recenti - e spesso disabitate - a ridosso delle spiagge, la capitale Manama nella quale la grande moschea e una piccola chiesa cattolica convivono a pochi metri di distanza. Tanto traffico, tanto smog, tanti centri commerciali e alberghi. Difficile capire se i bahreniti (si chiamano così) domenica tiferanno per Verstappen, Hamilton o Leclerc: poco conta. Conta solo l’immagine del Bahrein, la fotografia del circuito con l’azzurro del mare sullo sfondo.

L’antipasto del GP, ossia 3 giorni di test, ha visto prevalere Perez davanti a Hamilton, Bottas e Leclerc, ma il quadro non è realistico, considerando gomme e carichi di benzina diversi. In realtà, la Red Bull è partita a razzo e si presenta come la netta favorita della prima gara con un Max Verstappen che non sbaglia più. Ma la Ferrari non è distante, benché sia insidiata dalla Aston Martin che con l’arrivo di Fernando Alonso sogna in grande. Più indietro la Mercedes.

Il calendario

Sono 23 le gare in calendario. Si comincia nei Paesi arabi (dopo il Bahrain si corre a Jeddah) poi si va in Australia e via via sino alla prima gara europea a Imola (21 maggio). La chiusura ad Abu Dhabi il 26 novembre. Un affollamento totale con tre gare (troppe) a maggio, settembre, ottobre, novembre. Non si gareggia nè in Germania, patria della Mercedes, nè in Francia, patria della Renault. In compenso entrano i GP del Qatar e di Las Vegas. Sei le gare Sprint (o…spritz!) del sabato.

Le regole

Nessun cambiamento di rilievo dal punto di vista tecnico ma il fondo delle auto è stato reso meno flessibile mentre è stato rialzato il diffusore posteriore. Roll-bar più rigidi (ricordate gli attimi di terrore di Zhou sotto la Sauber rovesciata a Silverstone?), benzina con 10% di bioetanolo, specchietti retrovisori più grandi del 50%, peso minimo bloccato a 796 kg, più norme di dettaglio.

Il denaro

La tassa d’iscrizione dei team al mondiale è di 617.687 dollari, ai quali vanno aggiunti 7.411 dollari per ogni punto ottenuto l’anno prima. Ovvero, la Red Bull paga alla FIA ben 6,2 milioni, contro 4 della Ferrari, 3,8 di Mercedes, 1,68 di Alpine, 957 mila di Sauber sino ai 667 mila della Williams. I team sono 10 e non vogliono nuovi ingressi, tanto che per bloccare possibili arrivi intendono imporre una tassa, ai «deb», di 600 milioni. Assurdo. Tra i piloti, l’ingaggio più alto se lo contendono, sul tetto dei 47 milioni di dollari annui, Verstappen e Hamilton. Leclerc incassa intorno ai 20, Alonso 15, Sainz 12.

La Red Bull

È la squadra favorita. Almeno nella prima parte della stagione. La RB19 è un sofisticato affinamento della RB18 che ha dominato nel 2022 e nei test della scorsa settimana si è adattata bene sia alla guida di Verstappen che a quella di Perez. Ma sulla Red Bull grava la mannaia degli sviluppi limitati imposti dalla FIA a causa dello sforamento del budget cup per l’infrazione riscontrata lo scorso ottobre. Peseranno da qui a fine mondiale? Gli avversari ci sperano. Verstappen è in formissima e cerca il tris iridato, Perez si accontenterebbe di qualche successo.

La Ferrari

Il nuovo responsabile del team, Frédéric Vasseur (ex Sauber), promette il mondiale, ma la macchina vista nei collaudi ha ancora lacune di tenuta di strada nelle curve medie e veloci, benché abbia recuperato velocità massima e affidabilità. Leclerc reclamava i galloni di prima guida e non è stato accontentato, Sainz punta sulla costanza di rendimento alla distanza. Due piloti molto forti, con Leclerc, nervoso, che spaccherebbe il mondo e Sainz, più sereno, che ambisce soprattutto a precedere il compagno di squadra. Quanto alla piena competitività della SF23 bisognerà forse aspettare qualche gara, dicono all’interno del team. O magari no e ci sarà una rossa al fulmicotone già da domenica: è il sogno dei milioni di tifosi ferraristi nel globo.

La Mercedes

Per ora la nuova W14 promette pochissimo e sia Hamilton sia Russell lo hanno ammesso con una punta di tristezza. La vettura non è bilanciata, consuma molto le gomme, non sta in strada. Ma la Mercedes, dopo il flop dei test, ha già annunciato una macchina molto aggiornata da quasi subito. Ovvero, Hamilton che vuole l’ottavo titolo parte di nuovo in salita e Russell dovrà limitare le ambizioni. Sarà proprio così? Possibile che la Mercedes sbagli per due anni di fila il progetto? Capita, quando dopo tante stagioni di dominio la squadra perde tecnici importanti finiti alla concorrenza…

Gli altri

La Aston Martin non ha il budget di Red Bull, Ferrari e Mercedes, ma potrebbe essere la sorpresa del mondiale con l’ottima AMR23 progettata da Dan Fellows (ex Red Bull) e Luca Furbatto (ex Sauber). Alonso pensa in grande e cerca un altro successo, alla bella età di 41 anni. La McLaren (Norris e Piastri fremono) sembra per ora in difficoltà, la Alpine è da scoprire con due galletti come Ocon e Gasly. Meglio del previsto si annuncia la Sauber-Alfa Romeo di Bottas e Zhou. Rebus la Alpha Tauri, che potrebbe presto cambiare proprietà. La Haas spinge il neo acquisto Hulkenberg, accoppiato a Magnussen, per risalire la griglia, la Williams (Albon e il deb americano Sargeant) non vuole essere più il fanalino di coda.

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