Tennis

Stan, perché continui a giocare?

Ormai da tempo, in tanti, appassionati e non di questo sport, si pongono questa domanda di fronte ai risultati ottenuti dal rossocrociato - A 40 anni, però, Wawrinka non intende ancora appendere la racchetta al chiodo, ma anzi continua a girovagare il mondo pure nel circuito Challenger
Alex Isenburg
05.11.2025 23:26

In tanti, da un po’ di tempo a questa parte, si chiedono perché Stan Wawrinka - che ha superato la soglia dei 40 anni ed è sprofondato oltre la 150. posizione del ranking - si ostini a indossare i panni di tennista professionista. Una tesi avvalorata dal paragone impietoso che mette di fronte i traguardi eccezionali raggiunti in carriera dal vodese, contrapposti ai risultati (scarni) raccolti in questa stagione. Poco è cambiato, direbbero taluni, nell’ATP 250 di Atene. In Grecia, al cospetto di Lorenzo Musetti, è arrivato l’11. k.o. su un totale di 15 match disputati nel 2025 a livello di tabellone principale nel circuito maggiore. Una volta di più, tra l’altro, la battuta d’arresto è giunta nel terzo e decisivo parziale. Quando il fisico dell’elvetico, ormai, chiedeva pietà.

Una stagione, un’altra, sofferta

È stata una sconfitta dolorosa, quella di Wawrinka. Avanti di un parziale - dopo essersi salvato egregiamente, nel momento in cui era chiamato a servire per il primo set - il tennista di Saint-Barthélemy ha tenuto botta, contro la testa di serie numero due del tabellone, anche nel secondo. Lì, però, ha tremato sul più bello: nel tie-break, con la battuta a suo favore, sul punteggio di 5-4. Il contraccolpo mentale è costato pure il break in entrata di terzo set che, infine, è risultato decisivo in favore di Musetti. Quest’ultimo, così, evita una sorta di dramma sportivo. Un posto alle Nitto ATP Finals - che rischiano clamorosamente di scappargli di mano, a beneficio di Felix Auger-Aliassime - è ancora a sua disposizione. Ma è chiamato a vincere il torneo.

Per Stan, invece, questa sfida dovrebbe segnare la fine di una lunga annata. Iniziata, peraltro, con quattro sconfitte filate. Poi - tra maggio e giugno, sulla sua amata terra battuta - l’elvetico aveva addirittura inanellato cinque partite consecutive senza vittoria. Nemmeno gli Slam - che in passato gli hanno regalato gioie immense, vedi i tre titoli conquistati nell’arco di altrettanti gloriosi anni - gli hanno sorriso. Soltanto i primi due Major, l’Australian Open e il Roland Garros, gli hanno consentito di giocare, invitandolo al proprio torneo tramite una wild card. Invece, Wimbledon e ancor più lo US Open - ma il sigillo di New York nel 2016 resta loro malgrado indelebile - gli hanno invece voltato le spalle. Il calendario del rossocrociato, di fatto, è stato basato sulla possibilità di entrare o meno direttamente nei main draw. E, quindi, si sono resi necessari una serie di inviti. Tra gli altri, nell’ATP Tour, due sono arrivati in patria - tra Gstaad e Basilea - mentre altri tre sono giunti da tappe conquistate in passato (Montecarlo, Rotterdam e Umago). Laddove questi non c’erano - fatta eccezione per Doha, l’unico evento in cui Stan ha provato a passare dalle qualificazioni - la sua strada è stata tracciata sul meno nobile circuito Challenger.

«Debiti da ripagare?»

Spesso, allora, Wawrinka è sceso in campo in Francia o in Italia (rispettivamente in quattro e tre occasioni), ma non sono mancate nemmeno località più esotiche. Ma quindi, tornando alla domanda principale, perché Stan Wawrinka continua a giocare? Mesi fa, lui stesso, ha risposto a un qualsiasi utente del social network X. Si chiedeva, questo anonimo sconosciuto, se dietro a tutto ci fosse una questione legata ai soldi. Debiti da ripagare? «Non penso - aveva risposto il vodese - che alcun debito possa essere estinto con il prize money di un torneo Challenger». No, non può essere una banale questione monetaria. Per carità, l’avarizia può anche non avere limiti. Ma siamo del tutto certi che Wawrinka possa ritenersi più che soddisfatto dei 37 milioni di dollari, e spicci - per non parlare degli incassi legati agli sponsor - conquistati sin qui in carriera.

C’è un motivo, uno soltanto, che può spingerlo tutt’oggi a spostarsi per undici mesi all’anno in giro per il globo. E non è altro che una smisurata e imparagonabile passione per il tennis. Nonostante l’età che avanza e gli acciacchi che si susseguono, malgrado le sconfitte che si moltiplicano e i dubbi che aumentano. Stan, semplicemente, non molla perché ama follemente questo sport.

La risposta del vodese

Lo ha ribadito lui, d’altronde, proprio nelle ultime settimane. Come al termine dell’ATP 500 di Basilea, dove - per l’ennesima volta - ha fatto vibrare il pubblico di casa a suon di rovesci vincenti e ha mostrato quell’inguaribile voglia di non arrendersi mai. «La gente crede che quando si invecchia, con il livello che cala e i risultati che peggiorano, bisognerebbe smettere. Ma non conta solo questo - ha scritto - perché la passione riguarda anche il superamento dei propri limiti. Mi sta bene non essere più tra i primi 10 giocatori del mondo, mi sta bene non vincere più un Grande Slam. So che un giorno la mia carriera finirà, ma fino ad allora darò sempre il massimo».

Una lettera, questa, dedicata ai propri tifosi e chiusa con un «Grazie». Un ringraziamento che, invece, noi ci sentiamo di fare proprio a lui, a Stan the Man. Si è detto pure sorpreso, in questi giorni, per il sostegno che tuttora riceve dal pubblico. Di tutto il mondo, perché puntualmente non viene a mancare neppure in quei piccoli tornei che ogni tanto frequenta. L’affetto, nei suoi confronti, non sparirà mai. Perché è ricambiato, perché è meritato. Come mai Wawrinka continua a giocare? Per regalarci emozioni. Non smettere mai, Stan. Anzi, come direbbe lui: «Ever tried, ever failed, no matter. Try again, fail again, fail better».