Calcio

Tami riprende Xhaka: «Era meglio fare autocritica»

Il direttore delle squadre nazionali non ha apprezzato le critiche del capitano dopo il pareggio contro il Kosovo: «Non mi sono piaciute, ma posso assicuravi che lo staff di Yakin prepara gli allenamenti in modo serio»
Pierluigi Tami è il direttore delle squadre nazionali. © Keystone/Gillieron
Massimo Solari
10.09.2023 13:00

Pristina si è risvegliata con il sorriso. Quasi incredula. Ai tifosi kosovari il pareggio strappato alla Svizzera all'ultimo respiro ha regalato momenti di autentica felicità. E orgoglio. Dopo una prestazione deludente, in casa rossocrociata si cerca invece di racimolare i cocci. Già, perché il post partita - nella pancia dello stadio Fadil Vokrri - non ha contribuito a rasserenare l'ambiente. Anzi. Granit Xhaka, davanti a taccuini e microfoni, non le ha mandate a dire. «Quanto visto in campo non mi sorprende: la preparazione in Vallese è stata segnata dalla mancanza d'intensità e sul terreno di gioco si è chiaramente visto». Nel mirino del capitano rossocrociato sono insomma finiti gli allenamenti preparati da Murat Yakin e i suoi collaboratori. E la critica, va da sé, non è di quelle secondarie. 

Pierluigi Tami, direttore delle squadre nazionali, si è non a caso risvegliato con un sorriso amaro. «Le parole di Granit? No, non mi sono piaciute» ha ammesso in mattinata. «Esternazioni del genere non contribuiscono ad alcuna causa, non aiutano nessuno, quando invece bisognerebbe pensare al bene del collettivo». Tami è andato oltre: «Le dichiarazioni a caldo, per altro in presenza di forti emozioni, andrebbero orientate sull’autocritica. Certo, posso capire il suo disappunto al termine di un'altra vittoria sfuggita sul finale, per di più in Kosovo. Per Granit è stata una settimana molto particolare. Ma, appunto, non è in situazioni come queste che si offrono analisi lucide o totalmente serie. Con la giusta calma, e internamente, posso comunque garantirvi che ciò avverrà».

Ecco, appunto. Come andrà gestita l'ennesima frizione tra il capitano della Svizzera e il suo commissario tecnico? «Beh, siamo in presenza di due personalità. Due caratteri forti» ha ammesso il dirigente ticinese. Per poi aggiungere: «Un confronto franco fra le parti è senz'altro doveroso. E se favorirà la crescita della selezione ben venga. Non sono contrario alle divergenze di opinioni. E, se necessario, sono pronto a dare il mio sostegno. Ci tengo». Tami, ad ogni modo, non ha voluto farne un caso. «Non c'è un tema Xhaka o un tema Yakin. Importa lo sviluppo della squadra e, in questo senso, la prossima partita contro Andorra di martedì. Le energie vanno indirizzate lì, cercando di comprende come e dove migliorare». Il capitano, dicevamo, ha messo in dubbio il livello degli allenamenti. Tami, da parte sua, ha cercato di raddrizzare il tiro. «La preparazione in Vallese, a mio avviso, è stata simile a quelle precedenti. Poi, naturalmente, vi sono sedute che possono essere svolte meglio o peggio. Spetta anche ai singoli mettere la giusta intensità. Non dimentichiamo però che a ogni raduno servono uno o due giorni per trovare le migliori sensazioni. E ciò a seconda dello stato di forma dei diversi giocatori. È più difficile, molto più difficile, raggiungere il livello dei club, dove tutti gli elementi o quasi si muovono sullo stesso piano. In Nazionale trovare questo equilibrio è meno evidente. Banalmente, vanno affinate anche cose differenti, tattica in primis. Dal punto di vista della preparazione e dei contenuti, ad ogni modo, ribadisco che le cose vengono prese seriamente dallo staff tecnico. Tradotto: la Svizzera si allena bene».

Sabato sera, tuttavia, la prestazione è stata insufficiente. «La delusione per aver mancato la vittoria - ha indicato Tami - è molto grande. Soprattutto perché abbiamo subito gol all’ultimo secondo. Un'altra volta. E fa ancora più male. Dobbiamo essere onesti: il Kosovo ha meritato il pareggio. È stata una partita molto complicata, difficile, per differenti ragioni. Alcune non per forza inattese. Detto questo, dal punto di vista tecnico va riconosciuta una prestazione non all’altezza degli incontri precedenti. Non dobbiamo però fare un paragone tra il 2-2 di Pristina e quello contro la Romania. Con il Kosovo, le difficoltà hanno abbracciato l'intero arco del match, mentre a Lucerna aveva dominato. Nei dettagli entrerà comunque Murat Yakin. Andrà in profondità, sì. Io preferisco non addentrarmi nella valutazione delle prestazioni individuali: si rischierebbe di essere severi con tanti. Di sicuro difensivamente non abbiamo disputato un buon incontro. L'esito delle ultime due partite deve farci riflettere».

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