Calcio

Tempi di recupero: ma il Qatar ha fatto scuola?

Dopo i maxi-prolungamenti applicati ai Mondiali, la Premier è tornata a tempi più contenuti - Gli arbitri svizzeri discuteranno la novità al campo d’allenamento in programma a inizio gennaio
AP/Ayman Aref
Massimo Solari
27.12.2022 21:00

La seconda controprova, mercoledì sera, la fornirà il massimo campionato francese, pronto a ripartire con una settimana d’anticipo. Nelle scorse ore, ad ogni modo, una risposta chiara l’ha già offerta la Premier League, il cui boxing day ha permesso al Vecchio Continente di lasciarsi definitivamente alle spalle il Mondiale. In tutti i sensi. Sì, perché oltre a un carico di fatica non indifferente, il torneo in Qatar avrebbe potuto lasciare in eredità un cambiamento notevole al calcio europeo. Una mezza rivoluzione, anche, come era stata definita all’alba della competizione andata in scena a Doha. E invece, di partite lunghe oltre 100 minuti in Inghilterra non se ne sono proprio viste. No, i maxi-tempi di recupero voluti fortemente dal capo degli arbitri della FIFA Pierluigi Collina non sembrano aver fatto breccia oltremanica. Perlomeno per ora e non in quella misura. Stando a quanto trapelato su diversi portali britannici, in Premier si è intenzionati a seguire la linea introdotta a inizio stagione. Una linea che, rispetto alle passate annate, ha comunque comportato un sensibile aumento della durata degli incontri. Nessuna delle gare disputate a Santo Stefano, comunque, ha fatto registrare oltre dieci minuti di recupero. Il match che ci è andato più vicino - per dire - è stato Brentford-Tottenham, con 9’ di «extra-time» tra primo tempo e ripresa. Southampton e Brighton, per contro, si sono accontentati dei canonici cinque minuti.

Se la Spagna anticipa tutti

In Qatar, lo ricordiamo, proprio l’esordio dell’Inghilterra aveva fatto scalpore per la sua appendice: la sfida contro l’Iran - chiusa con otto reti, gli infortuni alla testa di Alireza Beiranvand ed Harry Maguire e di riflesso più sostituzioni concesse - aveva conosciuto addirittura 27 minuti di recupero. Nel complesso, su 64 gare disputate, i prolungamenti decisi delle squadre arbitrali hanno toccato quota 667’: pari cioè a una media di 10,4 minuti per partita. A Russia 2018 ed Euro 2020, per intenderci, il triplice fischio finale era caduto rispettivamente dopo 98 e 97 minuti.

Al proposito, proprio oggi un articolo di Marca ha analizzato i dati relativi alla Liga spagnola. E, a differenza della Premier, è emerso un approccio molto più vicino - per non dire precursore - a quello adottato all’ultima Coppa del Mondo. Alla vigilia della stagione, il capo dei fischietti Luis Medina Cantalejo aveva d’altronde avvisato tutti, così come Collina - il 18 novembre - aveva chiarito che esultanze, infortuni, VAR e perdite di tempo avrebbero trovato una corretta compensazione. Tornando in Spagna, sui 140 match sin qui disputati, 44 hanno raggiunto o superato i 10 minuti di recupero. E sei fra questi hanno sfondato la barriera dei 15’, come per l’appunto ipotizzato dal citato Medina Cantalejo. La media, nel quadro delle prime 14 giornate del massimo campionato iberico, si è attestata a 8,6’, per un totale di 1.205 minuti di recupero. Insomma, è come se si fossero giocate 13 gare in più.

Attenzione all’equità

E in Svizzera? Al ritorno in campo dei club di Super League manca meno di un mese e da settimana prossima scatteranno i diversi campi d’allenamento. A ritrovarsi per preparare al meglio la seconda parte della stagione saranno però anche gli arbitri elvetici, attesi da un ritiro di una settimana - dal 7 al 13 gennaio - in Gran Canaria. Ebbene, proprio qui verrà discusso e valutato il cosiddetto FIFA TIME, anche se un cambio di rotta radicale appare improbabile. Il motivo? Mantenere una certa coerenza e soprattutto equità con le decisioni prese sino a questo momento. Poi, certo, è probabile che ai tempi morti - e alle rispettive cause - verrà accordata una rinnovata attenzione. Perché no, forse con qualche accorgimento a partire dal 19. turno, giro di boa del campionato.

Il paragone bianconero

Al fine di verificare se pure alle nostre latitudini qualcosa era comunque già mutato durante l’estate, abbiamo nel frattempo paragonato i tempi di recupero assegnati nelle prime 16 partite disputate dal Lugano in questo e nello scorso torneo. Un raffronto non esaustivo - lo riconosciamo - ma a suo modo suggeritore. In effetti, qualcosina sembra essere successo pure in Super League. Per la precisione, nel campionato in corso i bianconeri hanno dovuto fare i conti con 125 minuti di recupero complessivi, per una media di 7,8’ in più a sfida. Non solo: alla seconda giornata - al Letzigrund al cospetto del Grasshopper - il cronometro ha superato i 100 minuti di gioco. In occasione delle prime sedici giornate della stagione 2021-22, a Bottani e compagni non era invece mai accaduto di dover affrontare oltre 10’ di «extra-time». A riprova di un certo cambio di paradigma, dicevamo, i tempi di recupero totali erano inoltre stati inferiori: 111, per una media di 6,9 minuti a partita. Il Qatar, al momento, rimane un miraggio.

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