Bertolucci: «Ma Federer sarà pronto per un terzo miracolo»

«L’ammirazione per Roger Federer è universale. Impossibile non lasciarsi trasportare dalla sua capacità di coinvolgerti nel match». A dirlo è l’ex tennista italiano e capitano di Coppa Davis Paolo Bertolucci. L’apprezzato commentatore di tennis ci spiega perché il basilese ha tanta dimestichezza con i miracoli.
Contro l’americano Tennys Sandgren ha salvato sette match-ball. Visto come si era messo il confronto, lo pensava possibile?
«Con Roger tutto è possibile. Quello che più impressiona e che lo abbia fatto in condizioni fisiche tutt’altro che perfette. Si è capito che doveva fare i conti con un problema agli adduttori. Si è anche parlato di leggero stiramento all’inguine. Sull’entità dell’infortunio, o come dice lui, dolore, è difficile esprimersi. Ha due giorni davanti a sé per rimettersi in sesto. Gli auguro di riuscirci. Partite che si concludono 6-3 2-6 2-6 7-6 10/8 6-3 ti consumano molte energie».
Anche perché la prossima sfida è la semifinale contro Djokovic, numero due al mondo e detentore del titolo a Melbourne.
«Beh, quando hai di fronte Novak non puoi bluffare. A dire la verità, non potresti farlo neanche contro avversari come Millman oppure Sandren. Questi ultimi, pur essendo buoni giocatori, mancano però di esperienza, almeno ai più alti livelli. Il braccio trema nei momenti clou e il campione, dall’alto della sua genialità, pur non giocando bene, riesce in un modo o nell’altro a dominare psicologicamente gli avversari, in particolare quelli meno profilati».
Si pensava che questo potesse essere il torneo in cui le gerarchie iniziassero a vacillare. Di fatto, almeno fino a questo stadio del torneo, vediamo ancora in corsa i classici nomi, quelli delle stelle.
«Già nella scorsa stagione si era iniziato a parlare della Next Gen che avanza. E, diciamolo pure, un po’ è avanzata. Ma evidentemente non abbastanza per creare una vera e propria rivoluzione. I mitici vecchietti sono sempre lì, pronti ad aggiungere un nuovo Slam al loro palmarès. Direi che abbiamo anche assistito al ritorno di certi giocatori di classe, come Stan Wawrinka o lo stesso Raonic, che però non ha potuto reggere il passo di Novak».
Si è parlato dei due miracoli di Roger. Secondo lei ce ne vorrebbe un terzo per rivedere l’elvetico in finale alla Rod Laver Arena?
«Innanzitutto vediamo come e se si presenterà in campo al prossimo incontro. A giudicare da quanto ha riferito nell’intervista a Jim Courier a fine partita, non è proprio scontato. Noi comunque vogliamo credere che l’acciacco sia minimo. Per l’interesse del torneo e per la possibilità di vedere un’altra sfida tra i due campioni. Inutile dire che in Italia siamo quasi tutti dalla parte di Roger. Lo dico con tutto il rispetto per Novak e Rafa. Dirò di più, anche se prima o poi uno dei due dovesse raggiungere e magari anche superare il primato dei 20 Slam di Roger, il basilese resterebbe saldamente in testa alle preferenze. Per la signorilità, per la simpatia, per la passione che sa trasmetterci per il gioco. Voi avete la fortuna di poter dire, Federer è svizzero. Noi ne abbiamo un’altra: diciamo che, tennisticamente parlando non ha passaporto. Anzi, ne ha uno universale. Insomma, da una parte c’è Roger, dall’altra tutti gli altri contendenti».
Qual è il segreto di questa sua eterna giovinezza?
«Quella di essere un grande nella vittoria, come nella sconfitta. Nella storica finale persa a Wimbledon lo scorso anno contro Novak, come che nelle partite in apparenza di ordinaria amministrazione, che hanno però trovato il modo di diventare a loro volta storiche. Alludo alle sudate e miracolate vittorie contro Millmann e Sandgren».