Dov'è Peng Shuai? Riprende la protesta

Dov’è Peng Shuai? La domanda, a suo tempo, ha fatto il giro del mondo. Ora, la protesta dovrebbe ritrovare vigore e riflettori durante gli Australian Open, in programma il prossimo mese, grazie anche al supporto dell’ex tennista Martina Navratilova.
Tennis Australia, l’organizzatrice del torneo, nel 2022 aveva confiscato magliette a tema citando motivi commerciali e politici. È vietato, insomma, promuovere prodotti o cause. Dopo una pioggia di critiche, la stessa Tennis Australia era ritornata sui propri passi. A questo giro, oltre mille magliette con la scritta «Dov’è Peng Shuai sono già state stampate. Verranno distribuite ai cancelli di Melbourne Park, nella speranza che più appassionati di tennis collaborino per (ri)lanciare il messaggio.
I legami troppo stretti
Peng, nel 2021, era sparita dalla circolazione per diverse settimane dopo aver accusato, via social media, un alto funzionario del Partito Comunista cinese di averla spinta a fare sesso.
Il suo post era stato immediatamente cancellato, mentre dopo innumerevoli pressioni internazionali la Cina aveva «organizzato» delle apparizioni pubbliche. Il caso, tuttavia, non è mai stato risolto tant’è che, ad oggi, poco o nulla si sa. La Women’s Tennis Association, l’associazione che cura gli interessi delle tenniste professioniste, più volte ha chiesto un’indagine indipendente. Invano, finora.
Drew Pavlou, fra i promotori delle proteste in favore di Peng Shuai, ha sottolineato fra le altre cose i legami, troppo stretti, fra Tennis Australia e Cina sul fronte commerciale. Legami che creerebbero un conflitto di interessi sulle questioni relative ai diritti umani.
La posizione della WTA
La WTA, dal canto suo, non ha più organizzato tornei in Cina. Continuerà a boicottare Pechino fintantoché non ci sarà trasparenza su Peng Shuai.
Le imminenti, nuove proteste sono state accolte con favore anche dalla ricercatrice cinese di Human Rights Watch, Yaqiu Wang, che si è detta incoraggiata dal continuo attivismo. «La comunità internazionale dovrebbe continuare a prestare attenzione a Peng e mantenere la sua storia e la sua situazione di dominio pubblico» ha affermato Wang. «Molte donne di spicco, comprese le atlete di tutto il mondo, hanno raccontato le loro storie #MeToo, ma poche stanno pagando il prezzo che sta pagando Peng». E ancora: «Il minimo che le persone nel mondo libero possano fare è mostrare che ci tengono ancora e continuare a premere per avere informazioni su dove si trova e sul suo benessere».
Così a Wimbledon
Lo scorso gennaio, l’amministratore delegato di Tennis Australia, Craig Tiley, aveva revocato il divieto di indossare magliette pro-Shuai chiarendo, però, che gli spettatori avrebbero dovuto «comportarsi bene». Magliette simili, quest’anno, sono state indossate anche a Wimbledon. Anche a Londra gli attivisti hanno avuto più di uno scambio con la sicurezza. Ma un portavoce dell’All England Club, in seguito, aveva garantito che i sostenitori di Peng avrebbero potuto tranquillamente indossare le magliette.