Tennis

«È una decisione incongruente, a Wimbledon stanno sbagliando»

Claudio Mezzadri si schiera dalla parte di Djokovic, che ritiene «folle» la scelta di escludere i russi e i bielorussi dal torneo londinese - Il tennista di Belgrado «ha perfettamente ragione quando afferma che la politica non dovrebbe mai interferire con il mondo dello sport»
Il serbo Novak Djokovic è attualmente impegnato nel torneo di casa a Belgrado. © AP/Darko Vojinovic
Raffaele Soldati
23.04.2022 06:00

Russi e bielorussi discriminati? È davvero una «decisione folle» (parole di Novak Djokovic, ndr) quella di escludere da Wimbledon i giocatori delle due nazioni che hanno scatenato o avallato la guerra in Ucraina? «Gli atleti non c’entrano, a meno che non si siano espressi a favore della guerra. Ma non mi pare», ha detto Corrado Barazzutti, già capitano dell’Italia di Coppa Davis, alla  «Gazzetta dello Sport». E Adriano Panatta, sempre sulla «rosea», parla addirittura di ipocrisia. «Allora un ingegnere russo che vive a Londra non dovrebbe più lavorare?», si chiede mostrando la sua disapprovazione per la decisione presa dall’All England Club. Il rifiuto delle iscrizioni dei giocatori russi e bielorussi è stato giustificato così da Ian Hewitt, presidente del club tennistico londinese più famoso al mondo, quello dove Roger Federer ha conquistato 8 dei sui 20 titoli del Grande Slam.

La giustificazione di Hewitt

«Riconosciamo che è un momento difficile per le persone colpite ed è con tristezza che soffriranno per le azioni dei leader del regime russo. Abbiamo considerato con molta attenzione le misure alternative che potrebbero essere adottate nell’ambito della guida del governo del Regno Unito, ma, dato l’alto profilo dei Championship, sottolineiamo l’importanza di non consentire l’uso dello sport per promuovere il regime russo. Considerate le preoccupazioni più ampie per il pubblico e per la sicurezza dei giocatori (incluse le loro famiglie), non crediamo sia fattibile procedere su qualsiasi altra base ai Championship».

Nel comunicato sottoscritto da Hewitt si sottolinea però la possibilità di rivedere la decisione, soprattutto  nel caso in cui le circostanze relative alla guerra dovessero cambiare da qui a giugno. Ma intanto il polverone è stato sollevato. Qualcuno si chiede come è possibile che russi e bielorussi, seppur senza rappresentare la propria bandiera, possano continuare a giocare nei circuiti ATP e WTA. Altri ritengono che lo sportivo non debba mai essere penalizzato, naturalmente appoggiandosi alla tesi che la politica non deve mai interferire con lo sport.

Le prove del Grande Slam

Tutti sappiamo che Wimbledon, come gli altri tre tornei del Grande Slam - Australian Open, Roland Garros e Open degli Stati Uniti - siano indipendenti della associazioni professionistiche del tennis. Lo stesso, d’altra parte, si può dire per la Coppa Davis (degli uomini) e per la Billie Jean King Cup (l’ex Fed Cup) in campo femminile, due eventi dai quali la Russia e la Bielorussia sono di fatto già state escluse.

«La distinzione tra eventi individuali e manifestazioni a squadre mi sembra opportuna», sottolinea il commentatore RSI Claudio Mezzadri, ex giocatore e già capitano di Davis. «Concordo pienamente con quanto ha detto Djokovic - ha aggiunto l’italo-ticinese - Lui oltretutto, in questo caso, dice cose molto giuste. Sa cos’è la guerra. È cresciuto durante il conflitto in Jugoslavia. Certo, il concetto di «ipocrisia», al quale ha fatto riferimento Panatta per gli eventi sportivi individuali, potrebbe e dovrebbe essere allargato a contesti più ampi. Ma perché mai escludere da Wimbledon i russi Daniil Medvedev (ATP 2), Andrey Rublev (ATP 8), Karen Chachanov (ATP 26) e Aslan Karatsev (ATP 30). Oppure le bielorusse Aryna Sabalenka (WTA 2)e Victoria Azarenka (WTA 18)e la russa Anastasija Pavlyuchenkova (WTA 16), tutti giocatori che scenderanno invece in campo regolarmente al Roland Garros e poi anche all’Open statunitense?».

Sport e politica

«Quello che sta succedendo non è certo colpa degli atleti ha tuonato Djokovic. Quando la politica interferisce con lo sport non è mai una cosa buona - conclude Mezzadri -. Giù il cappello al numero 1 al mondo, che se ha un pregio è quello di non nascondere mai le proprie opinioni. Purtroppo, di fatto, la politica continua a interferire con tante, troppe manifestazioni sportive. E spesso si inventano stratagemmi per nascondere le incongruenze».

Mezzadri resta un grande cultore di Wimbledon. Ma in questo caso considera assurda la decisione presa dall’All England Club «D’altra parte - conclude - quella tra Russia e Ucraina non è l’unica guerra che nel mondo. È solo quella che più delle altre, in questo momento, ci coinvolge».

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