«Fermato dagli infortuni ma amo ancora il tennis»
Quando un tennista vince cinque tornei del Grande Slam (US Open 2015, Wimbledon 2016, Roland Garros 2018 e 2021 e Australian Open 2019) ha scritto pagine importanti nella storia del gioco. Se poi ha aggiunto due titoli nelle ATP Finals (2019, 2021), nonché la vittoria e una finale in Coppa Davis (2017 e 2018) non gli manca praticamente nulla. Una bacheca formidabile. Il tutto nella specialità del doppio al fianco di uno storico compagno di gioco, Nicolas Mahut. Parliamo di Pierre-Hugues Herbert, invitato al Challenger di Lugano grazie alle buone parole di Swiss-Tennis e degli organizzatori. Dopo aver battuto in entrata il rumeno Copil, il francese, già n. 36 del ranking mondiale in singolare, ha finito la sua corsa negli ottavi. Niente da fare contro il britannico Liam Broady (n. 5 del torneo e ATP 135), che gli ha concesso solo 4 giochi (6-1 6-3). Molti si chiederanno che fine ha fatto il transalpino che si era guadagnato tanta ammirazione e stima nel circuito. Dapprima, non essendosi vaccinato contro il coronavirus, era stato il primo a rinunciare alle trasferte in Australia. Storie del 2020 e 2021. Il peggio però doveva ancora venire. Nel giugno 2022, nel Challenger di Ilkley (Inghilterra) Herbert si infortuna al ginocchio. «Il guaio fisico più grosso della mia carriera. Ci ho impiegato oltre sei mesi per riprendermi. Piano piano, ho cercato di ricostruire l’atleta che ero. Ci è voluta tanta pazienza. Finito il periodo delle stampelle e del divano, è iniziato quello della postconvalescenza. Allenamenti minimi, una lenta ma progressiva ripresa. Tanto che, una volta rimessomi in sesto, ho voluto tornare a giocare. Naturalmente ripartendo dal basso. I Challenger, in questo senso, sono un’ottima scuola. Non potete immaginare quanto sia riconoscente nei confronti di chi mi ha invitato a questo torneo. Mi spiace di non aver potuto andare molto lontano. Come avrete visto, mi manca il ritmo nel gioco. In parte è dovuto a un nuovo infortunio ad un piede, che non mi permette una perfetta mobilità. Devo però ammettere che Liam Broady ha giocato un’ottima partita. Non mi ha mai lasciato prendere l’iniziativa così ho finito per subire la sua aggressività».
Tanti punti di domanda
Pierre-Hugues Herbert non cerca scuse. E quando gli chiediamo se intravede un varco per un promettente futuro nel tennis che conta, sorride. Con un velo di amarezza afferma che ha davanti a sé tanti punti di domanda. «Francamente - aggiunge - non sono in grado di rispondere. Non ho un calendario con un programma preciso. Vivo con la speranza di ricevere qua e là qualche invito, ma devo naturalmente risolvere il nuovo inghippo al piede. Se mi chiedete di provare a sognare, allora potrei parlarvi della speranza di riprendermi in vista della stagione sulla terra rossa. Mi piacerebbe davvero potermi preparare bene in vista del Roland Garros. Purtroppo in questo momento si tratta però solo di vaghe supposizioni».
Speranze britanniche
Da parte di Liam Broady solo parole di stima nei confronti del transalpino. «Si vede che Herbert ha il tocco del grande giocatore. D’altra parte il suo palmarès è lì da vedere. Si nota però anche che in questo momento ha grosse difficoltà a ritrovare il suo miglior gioco», dice il tennista di Stockport, a sud di Manchester, appassionato di calcio («in particolare il Manchester City») e forse erede dell’effetto Murray. («In Gran Bretagna il tennis cresce. Oltre allo scozzese, che non molla, ci sono Norrie, Evans, Draper ed altri giovani ancora »). A 29 anni Broady si sente in forma sul piano fisico. «Finora ho conquistato un solo successo in carriera, al Challenger di Biella nel 2021. A due anni di distanza mi piacerebbe poter riassaporare il gusto della vittoria in un altro torneo. Qui a Lugano dovrei vincere ancora tre partite. L’aria del sud mi fa bene. Ma preferisco guardare senza pressione alle prossime sfide».