Il dopo Federer non delude: «L’interesse, ora, è sull’evento»

Siamo nel pieno della stagione autunnale, che porta con sé un carico di colori e un’atmosfera placida e a tratti nostalgica. Quando iniziano a cadere le foglie a Basilea, nell’universo tennistico significa solo una cosa, arrivano gli Swiss Indoors. Sì, la St. Jakobshalle è pronta ad accogliere il torneo più rinomato in terra elvetica. Oggi e domani si giocheranno le qualificazioni, con anche il ticinese Remy Bertola al via grazie a una wild card. Poi, da lunedì si farà sul serio, con i grandi del circuito a contendersi un montepremi di 2,68 milioni di euro. Una settimana di grande tennis, seguito da migliaia di persone. «Il numero di fan si è mantenuto su un livello stabile per decenni - ci racconta il presidente nonché fondatore degli Swiss Indoors di Basilea Roger Brennwald -. Il salto più significativo si è verificato alla fine degli anni ’70 con la partecipazione di Björn Borg, quando il numero di spettatori durante la settimana del torneo è passato da 20.000 a 50.000 in quattro anni. Oggi, il numero di visitatori si attesta intorno ai 60.000».
Un torneo molto amato
Negli ultimi due decenni, gran parte del prestigio e dell’attenzione mediatica è stata legata al nome di Roger Federer. Il campione basilese ha trionfato ben 10 volte sul campo casalingo. La sua ultima vittoria risale al 2019. Da allora il torneo non ha più visto brillare alcuna stella rossocrociata. E la differenza, in termini di audience, si è sentita. Sempre Brennwald. «Ma è comprensibile che l’interesse si sia spostato maggiormente verso l’evento nel suo insieme, vissuto come un “highlight sportivo e sociale dell'anno”. È sempre più evidente che i fan apprezzano guardare partite con diversi top player invece di concentrarsi su una sola stella. Poiché praticamente tutti i giocatori di livello mondiale partecipanti hanno possibilità di vittoria, la competizione rimane completamente aperta e molto avvincente».
L’altro rossocrociato che ha regalato emozioni negli ultimi decenni è Stan Wawrinka. E anche oggi è ancora lui a portare in alto in nome della Svizzera nella manifestazione sulle rive del Reno. Due volte semifinalista (2006 e 2011) e tuttora numero 1 svizzero nelle classifiche ATP, Stan ha logicamente ereditato una «wild card» per questa edizione, 22 anni dopo la sua prima apparizione alla St. Jakobshalle. Ma se nel circuito Challenger ha messo a segno alcune belle prestazioni, il 40.enne vodese sta faticando sul fronte del circuito ATP. Quest’anno ha vinto solo due partite in undici tornei disputati. Nonostante non sia un gran bottino, rimane il più ricco a cui i tifosi svizzeri si possano aggrappare per sperare in un’impresa rossocrociata.
Tanti, troppi assenti
Il secondo svizzero a partecipare su invito sarà infatti il giovanissimo Henry Bernet, che debutterà nel tabellone principale di un torneo ATP a poco più di un mese dal suo esordio in Coppa Davis. Il 18.enne di Basilea, campione juniores degli Australian Open, scenderà tuttavia in campo soprattutto con lo scopo di divertirsi. Sugli altri porta bandiera svizzeri è meglio stendere un velo pietoso. Quasi tutti i migliori sono infatti assenti, la maggioranza a causa di infortuni. Meno di due mesi fa, Jérôme Kym e Leandro Riedi avevano entusiasmato raggiungendo rispettivamente il terzo turno e gli ottavi di finale degli US Open, partendo dalle qualificazioni. L'invito agli Swiss Indoors sembrava dunque assicurato. Lo zurighese ha invece messo fine alla sua stagione dopo un’altra operazione all’inguine, la terza in poco più di un anno. Il nativo di Argovia non è dal canto suo riuscito a mettere a frutto i suoi exploit sul cemento di Flushing Meadows, subendo una netta sconfitta per mano del modesto Dhakshineswar Suresh contro l’India in Coppa Davis. Dominic Stricker, infine, è stato costretto a prendersi un periodo di riposo. Ecco, dunque, che le speranze svizzere non possono far altro che essere riposte sulle spalle di Stan e del suo 137 ranking ATP.
I big statunitensi
A fare la voce grossa a Basilea, dunque, ci penseranno soprattutto gli americani. Otto saranno infatti i giocatori della top 20 presenti agli Swiss Indoors, con Taylor Fritz (ATP 4) e Ben Shelton (6) con il più alto rango. Ma spiccano anche i nomi di Holger Rune (11), Casper Ruud (12) e Felix Auger-Aliassime (13). A cercare un nuovo colpaccio dopo quello messo a segno al Masters 1000 di Shanghai dove ha battuto il cugino francese Arthur Rinderknech, ci proverà il monegasco Valentin Vacherot. Replicare le gesta ammirate in Cina, ad ogni modo, non sarà impresa da poco. Nomi di spessore che ormai gli organizzatori degli Swiss Indoors ci hanno abituati negli ultimi anni. «Non solo negli ultimi anni – ci corregge Brennwald -. Gli Swiss Indoors, giunti ormai alla 54. edizione, hanno offerto ai fan un parterre di giocatori di altissimo livello sin dalla sua nascita. Tra gli altri, tutti gli ex numeri uno del mondo - ad eccezione di Jannik Sinner - hanno partecipato a questo torneo. Questo è il risultato di un lavoro di sviluppo costante».
E le nuove tecnologie?
Il giorno in cui debuttano gli Swiss Indoors di Basilea, si chiude il torneo-esibizione di Riad, trasmesso in live streaming su Netflix. Il mondo, anche quello del tennis, sta ormai cambiando il modo di essere fruito, aprendo sempre di più le porte al digitale. Anche gli organizzatori della kermesse renana hanno a cuore quest’aspetto? «In linea di principio, siamo aperti a tutte le nuove tecnologie. Il credo degli Swiss Indoors è: “Preservare ciò che ha dimostrato il suo valore, integrare ciò che è nuovo.” Questo vale finché l’innovazione porta un valore aggiunto ed è sostenibile. Per questo motivo, uniamo tradizione e innovazione. Anche per questo gli Swiss Indoors sono stati recentemente classificati come il più importante evento sportivo in Svizzera in una nuova analisi di 4Trend». Sfide interessanti e future, ma non tra le più complicate per chi realizza anno dopo anno il torneo di Basilea. Quella più complessa, ci confessa il presidente del torneo è «riconciliare i vari interessi di giocatori, sponsor, media e autorità. I beni più importanti e preziosi sono - e resteranno - l’organizzazione e la tradizione. Sono cose che non si possono comprare».
