«In Svizzera ho vissuto i miei exploit ma ho fallito un’impresa con Roger»

Ama la terra rossa, dove ha conquistato i suoi quattro titoli in singolare sul circuito ATP. Parliamo di Thomaz Bellucci, che ieri sera è stato eliminato al primo turno dell’ITF da 15.000 dollari di Caslano dal francese Clement Tabur (7-5 1-6 4-6).
Si dice che non sia facile giocare contro i mancini. Ma è ancora più difficile contrastare il gioco di chi è stato (nel luglio 2010) numero 21. della classifica ATP. Cosa risponde Thomaz Bellucci, n. 1 dell’ITF Caslano, ora 289. ATP? «Essere mancino ti può aiutare, ma non è l’arma vincente di un tennista. Ce ne sono altre, che vanno e vengono. Molto dipende dallo stato di forma. A volte ci sei con la testa, altre meno. Questo è un gioco tecnico, ma soprattutto psicologico».
Cosa dice il brasiliano se gli ricordiamo che nel 2012 lo avevamo visto agli Indoors di Basilea? «Rammento in particolare che in quell’occasione avevo tenuto testa a Federer, che poi mi aveva superato 6-3 6-7 7-5. Se non mi sbaglio si era qualificato per i quarti. Battere il più grande della storia nella sua città sarebbe stata un’impresa memorabile. Peccato che abbia fallito l’exploit».
Primo titolo a Gstaad
Qualche soddisfazione, il 32.enne brasiliano è comunque riuscito a togliersela nella sua carriera. «Il mio primo titolo ATP risale al 2009: lo vinsi a Gstaad. Poi, un anno dopo, mi imposi a Santiago del Cile. Nel 2012 feci il bis nell’Oberland bernese e nel 2015 firmai l’Open di Ginevra. Tre successi sui quattro ottenuti in singolare li ho conquistati in Svizzera. Il vostro Paese mi porta fortuna. Ma c’è di più. Nel 2006, grazie a Renata Coda (organizzatrice di quell’evento), ottenni una wild card per il Challenger di Chiasso. Io ero una speranza o poco di più. Lei, brasiliana non solo nel cuore, mi aveva accolto come se fossi stato suo figlio. Ricordo che la mia bella avventura a Seseglio si spezzò nel secondo turno del tabellone principale, quando cedetti il passo all’austriaco Werner Eschauer, poi vincitore del torneo».
Thomaz, di chiare origini italiane (capisce e parla bene la nostra lingua) si sente brasiliano a tutti gli effetti. «Sono cresciuto a Sao Paolo. E lì ho anche trascorso gli ultimi 5 mesi di quest’anno senza poter giocare a causa della pandemia da coronavirus. Questa è una brutta gatta da pelare. Chissà quando riusciremo ad uscirne. Qui, in Svizzera, la situazione mi sembra abbastanza sotto controllo. E questa è anche una delle ragioni per le quali questa settimana gioco l’ITF di Caslano».
Passione per Kuerten
Quali i giocatori che più di altri hanno affascinato il nostro interlocutore? «Roger fa sicuramente parte dei grandi modelli, ma il mio cuore ha sempre battuto soprattutto per Guga Kuerten. Ricordo come fosse ieri quando, nel 1997 si impose per la prima volta al Roland Garros. Al quel primo successo in una prova del Grande Slam, ne seguirono altri due, nel 2000 e nel 2001. Momenti magici per la popolarità del tennis nel nostro Paese. Io allora ero un ragazzino che sognava di poter seguire le tracce di un grande campione».
La nuova Davis
In Coppa Davis Bellucci ha un buon bilancio. Nella lista dei giocatori che più hanno dato al suo Paese è all’ottavo posto dietro a Koch, Mandarino, Kirmayr, Kuerten, Motta, Fernandes e Oncins. Qual è il rapporto di Thomaz con questa manifestazione che lo scorso anno ha cambiato formato? «La Davis è sempre stata l’evento a squadre più importante, ma un cambiamento si imponeva. I giocatori più profilati di molte nazioni spesso si trovavano in grandi difficoltà soprattutto quando si trattava di stilare i calendari. Il discorso è valso anche per la Svizzera di Roger e Stan, che conquistò il trofeo nel 2014. Il Brasile ha raggiunto due volte le semifinali (1992 e 2000). Purtroppo non siamo mai riusciti a realizzare il sogno di alzare la vecchia insalatiera. Quanto al futuro mai dire mai. Il nuovo formato con una data fissa è stata una scelta obbligata. L’evento aveva bisogno di rinascere. Solo tra qualche anno potremo però capire se la scelta sia stata pagante o meno».
Sali e scendi
Torniamo a Bellucci. Quali le impressioni di un giocatore che vorrebbe provare a risalire la classifica per tornare ad essere protagonista nelle prove maggiori? «A parte pochi fenomeni, che si confermano ad alto livello, gran parte dei tennisti salgono e scendono. Pur non avendo avuto grossi infortuni, questa è stata anche la mia sorte. Però non demordo. Adesso sono a Caslano con il mio allenatore Andre Podalka (brasiliano di origine romena). La prossima settimana andrò in Romania. Poi giocherò altri Challenger in Italia».