Il commento

Jannik Sinner, il nuovo vento e la trappola da evitare

Una riflessione sul trionfo dell'italiano agli Australian Open di tennis
Flavio Viglezio
28.01.2024 17:30

Proviene dalla lontana Australia il vento nuovo del tennis. Dopo aver iniziato a soffiare lo scorso anno a Wimbledon – con il trionfo di Carlitos Alcaraz – ora ha preso potenza con il successo di Jannik Sinner a Melbourne. La «next gen», attesa per anni dopo il lungo dominio di Federer, Nadal e Djokovic, sta prendendo il potere. L’era di Nole non è terminata, ma il fisiologico e atteso ricambio generazionale è diventato realtà. Alcaraz ha 20 anni, Sinner ne ha compiuti 22 in agosto. All’orizzonte si profila insomma una di quelle rivalità che fanno solo del bene al mondo della racchetta.

Nella terra dei canguri la felicità ha il volto da bravo ragazzo dell’altoatesino, che da giovanissimo dovette fare una scelta tra sci alpino e tennis. Da tempo si sapeva – lo dicevano i suoi avversari – che il suo talento lo avrebbe portato a vincere dei tornei del Grande Slam. Fino ad oggi non era mai riuscito a gestire una quindicina sui cinque set, forse anche per un fisico non ancora all’altezza dei migliori. Sinner ha lavorato sodo, è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi mesi, e a Melbourne ha offerto un tennis sublime. Un tennis puro, aggressivo ed elegante al tempo stesso. Uno stile di gioco che ricorda – con le debite proporzioni – più Federer che Nadal o Djokovic. Il ragazzo di San Candido, nella finale contro il più esperto Daniil Medvedev, ha pure evidenziato un’impressionante forza mentale. In svantaggio di due set e ad un niente dal baratro, ha saputo attendere il suo momento. Senza eccessi, senza giochetti mentali per destabilizzare il suo avversario. Non ha più mollato la presa, quando ha capito che Medvedev stava calando, e si è imposto da vero Signore, festeggiando poi in campo con la sua innata timidezza. Niente urla, nessun gesto eclatante nonostante un cuore – ci si può scommettere – che batteva a mille all’ora. Come festeggiava Federer, come festeggiava Nadal.

Piace tanto alla gente proprio per questo, Jannik Sinner. Non ha atteggiamenti da divo, ama proteggere la sua privacy, è riservato all’estremo e in campo è un esempio di fair-play. In realtà il vero capolavoro a questi Australian Open l’italiano non lo ha fatto in finale, ma al penultimo atto. In semifinale ha dato una vera e propria lezione di tennis a sua maestà Djokovic, uscito sotto shock – per sua stessa ammissione – dalla Rod Laver Arena. Sono in pochi, anzi pochissimi, i giocatori che in carriera si sono concessi il lusso di dominare in questo modo Nole. Lo stesso Alcaraz, nella citata finale di Wimbledon, aveva dovuto dar fondo a tutte le sue energie per avere la meglio sul 24 volte vincitore di uno Slam.

Il futuro è adesso, insomma. Anche se – chiedere per conferma allo stesso Alcaraz – rimanere ai vertici è più difficile che vincere. Sinner ha il potenziale per aggiungere tanti altri trionfi alla sua bacheca, a patto che sappia rimanere con i piedi ben piantati per terra. In una disciplina complicata e dalle mille sfaccettature come il tennis, l’equilibrio mentale è fondamentale. Il carattere e le sue origini di ragazzo di montagna lo potranno aiutare. Fino allo scorso anno papà Hanspeter faceva il cuoco in un rifugio, mentre mamma Siglinde lo aiutava come cameriera. Genitori con la testa sulle spalle, insomma: non vi ricordano nessuno? Sì, proprio Robert e Lynette Federer.

La famiglia, gli amici e il suo clan tennistico dovranno evitare che Sinner diventi un prodotto dello show-business. Un po’ – con tutto il rispetto – come era accaduto al primo e unico italiano a vincere un Grande Slam nell’era Open: Adriano Panatta, capace di imporsi al Roland Garros nel 1976. Ah, se avesse avuto un’altra testa, il Panatta.

La verità è che non esiste un altro Paese al mondo come l’Italia, capace di trasformare un atleta in un divo da telenovela, prima di dimenticarlo in fretta alle prime difficoltà. Non dovrà cadere in questa trappola, il buon Jannik, se vorrà davvero lasciare un’impronta indelebile sul tennis. In poche ore è diventato un eroe nazionale e nel Bel Paese si sono già messi in fila politici (a partire dalla premier Giorgia Meloni), calciatori, gente dello spettacolo e chi più ne ha, più ne metta, per fargli i complimenti. Sinner è insomma entrato in una nuova dimensione e dovrà dimostrare di saper reggere una pressione che si annuncia asfissiante. Che, al confronto, vincere gli Australian Open sembra una passeggiata di piacere.

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