Tennis

La spavalderia di Holger Rune, l’incompiuto terzo incomodo

Il ventiduenne danese ritiene di poter infastidire, in futuro, gli intoccabili Jannik Sinner e Carlos Alcaraz - Dopo essersi allenato con Andre Agassi, il numero 8 dell’ATP punta a un Master 1000 di Toronto privo di molti big
© EPA/TOLGA AKMEN
Alex Isenburg
24.07.2025 06:00

Può diventare il suo momento. Anzi, deve diventare il suo momento. Il tempo verbale, almeno per ora, lo manteniamo al presente. Tuttavia, il recente passato ci porta ad avere più di qualche dubbio. Arrivato in pompa magna negli Stati Uniti e tra i possibili beneficiari di un’infinita serie di ritiri in vista di Toronto, le ambizioni di Holger Rune potrebbero sgonfiarsi. Per l’ennesima volta.

Mossa all-in?

A Washington, il danese ha optato per il cosiddetto «withdrawal», ovverosia uscire anzitempo dal tabellone, ancor prima di disputare il match d’esordio. Una pratica tutt’altro che inusuale, sia chiaro, ma nel suo caso specifico pesano i precedenti, per non parlare poi dei 10 ritiri - questi invece a partita in corso - accumulati negli ultimi 4 anni. Insomma, Rune è solito desistere con facilità. Perché, allora, questa ennesima rinuncia fa più rumore del solito? Beh, in primis perché in quel di Washington si è allenato per tre giorni al fianco di Andre Agassi. Una collaborazione senz’altro suggestiva, che è peraltro stata il preludio di un altro nuovo rapporto - questo concretizzatosi ufficialmente e che avrà il suo inizio a Cincinnati - con Marco Panichi. Ovvero, colui che recentemente è stato allontanato dallo staff di Jannik Sinner, dopo essere stato pure il preparatore atletico di Novak Djokovic.

Alle intriganti novità a livello di team, hanno poi fatto seguito delle dichiarazioni rilasciate al sito dell’ATP Tour - nel pieno del suo stile e sulle quali torneremo più avanti - a dir poco spavalde. C’erano, quindi, grandi aspettative attorno alle prestazioni del giocatore classe 2003, che - pur di partecipare all’ATP 500 e prepararsi con anticipo al cemento americano - aveva altresì fatto affidamento su di una wild card. Eppure, a qualche ora dal suo debutto - previsto al secondo turno contro Alexandre Müller - è arrivato il già citato annuncio di forfait. Rune, a detta sua, ha subito un problema alla schiena nel corso di un allenamento. Quel «niente di drammatico» aggiunto al suo post, però, sembra far intendere che un rientro è previsto in tempi brevi. Già per il Masters 1000 di Toronto? Potrebbe anche essere. Forse, a questo punto, il vero motivo del suo abbandono risiede proprio nelle diverse rinunce della concorrenza in vista del comunque prestigioso appuntamento canadese.

Mancanza di stabilità

Lo ricordiamo, a Toronto non ci saranno 4 dei migliori 6 giocatori del mondo: Sinner, Alcaraz, Draper e Djokovic. L’occasione è dunque più che ghiotta e per questa ragione Rune potrebbe voler concentrare tutte le sue forze lì. I 1.000 punti in palio fanno gola e il danese al momento è lontano dalle prime 8 posizioni della Race verso le ATP Finals di Torino. Con le eccezioni di Indian Wells - dove è stato bravo a raggiungere l’ultimo atto, prima di subire una batosta da Draper - e del successo di Barcellona - in finale contro un Alcaraz non al meglio della forma - la sua stagione non può affatto dirsi positiva. Il Mubadala Citi DC Open di Washington doveva rappresentare per lui «un’occasione per prendere ritmo e cambiare l’andamento dei risultati troppo altalenanti. Sto già pensando a Torino - aveva aggiunto -, mi aspettano grandi settimane con pochi punti da difendere».

Se c’è una cosa, in Rune, che non cambia mai, è la fiducia nei suoi mezzi. Smisurata. Il che, si badi bene, può rappresentare un vantaggio non da poco in uno sport individuale in cui il lato mentale costituisce una parte cruciale. Al tempo stesso, però, una tale autostima porta al rischio di non mettersi in discussione ed è sostanzialmente così che si potrebbero spiegare gli ormai innumerevoli, quelli sì, cambiamenti all’interno del suo staff. Gli esperimenti, di fatto, sono stati continui: si è passati dalle esperienze con coach danesi - vedi Kenneth Carlsen o, ancor più, Lars Christensen - che lo conoscono da una vita a parentesi temporanee, come quelle intraprese con Boris Becker e Severin Lüthi (o successivamente con Benjamin Ebrahimzadeh), senza dimenticare poi l’andirivieni di Patrick Mouratoglou.

Strappo da ricucire

Ora, per l’appunto, alle porte pare esserci Andre Agassi. «È stato un grande piacere lavorare assieme. Lui - ha dichiarato il 22.enne a proposito dell’8 volte campione Slam - è un uomo davvero molto saggio. Non ho mai incontrato nessuno che vede il gioco in questo modo». Innanzitutto, Agassi - considerato per anni, prima dell’arrivo di Djokovic, il miglior giocatore in risposta della storia - potrebbe rivelarsi fondamentale per aiutare il danese in un fondamentale in cui non eccelle, anzi. Malgrado il poco tempo speso insieme, Rune pare essere entrato velocemente in sintonia con Agassi e non ha negato la volontà di continuare questa collaborazione: «È un grande uomo, quindi mi piacerebbe molto».

Un eventuale sodalizio con il «Kid di Las Vegas» sarebbe innegabilmente affascinante. Il talento di Rune, d’altra parte, è di quelli importanti, ma purtroppo non è ancora emerso nella misura attesa. Tra non molto, infatti, saranno già trascorsi tre anni da quello straordinario percorso al Rolex Paris Masters, laddove mise al tappeto 5 top 10 di fila per aggiudicarsi - ad appena 19 anni - il suo terzo, ma più importante, trofeo ATP. Poi, però, il processo di crescita sembra essersi inceppato di colpo. Ne sono arrivati solamente altri due, di titoli, mentre la distanza da quelli che poteva considerare i suoi rivali è andata ad aumentare. Parliamo, naturalmente, dei due dominatori del circuito: Sinner e Alcaraz, il primo di due anni più grande, il secondo suo coetaneo. «Ma c’è ancora spazio per una persona», ha affermato Rune, pur riconoscendo il gap attuale. Per verve e qualità tecniche, sembrava corrispondere proprio a lui, a suo tempo, l’identikit dell’ormai tanto agognato terzo incomodo. Chissà, allora, se prima o poi tornerà a essere considerato tale.