Il caso

Novak Djokovic ai prossimi Australian Open? È possibile

In teoria il serbo non potrebbe entrare nel Paese per i prossimi tre anni, ma l'Australian Border Force può concedere deroghe se le motivazioni sono valide
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Marcello Pelizzari
13.10.2022 10:00

Sì, Novak Djokovic non dovrebbe avere problemi a entrare in Australia il prossimo anno, per l’apertura della nuova stagione di tennis. E questo nonostante la sua chiacchieratissima espulsione avvenuta lo scorso gennaio. A dirlo, all’Associated Press, è un avvocato di Melbourne specializzato in immigrazione. Se il campione serbo farà richiesta di un visto per entrare nel Paese, verosimilmente riceverà una risposta positiva. Prego, si accomodi.

L'antefatto

Il punto, leggiamo, è chiedere la revoca di qualsiasi divieto di rientro all’Australian Border Force, l’autorità competente. Djokovic, 21 Slam all’attivo, non ha potuto difendere il titolo conquistato agli Australian Open l’anno prima poiché il suo visto, al termine di un’incredibile telenovela legale legata al suo stato di vaccinazione anti COVID-19, è stato revocato.

Teoricamente, e nel concreto, una simile revoca potrebbe comportare un’esclusione dal Paese fino a tre anni. I funzionari della citata Australian Border Force, tuttavia, hanno affermato che è possibile, date determinate circostanze, concedere deroghe. E, ancora, che ogni caso, compreso quello di Djokovic, sarebbe stato valutato nel merito.

Djokovic, come ha sempre sostenuto, aveva ottenuto un visto online, forte di un’esenzione medica che riteneva valida e in linea con le rigidissime, allora, disposizioni australiane. Valida perché, aggiungiamo, era stata approvata da Tennis Australia e dal governo di Victoria, lo Stato dove hanno sede gli Australian Open.

La situazione, va da sé, aveva generato confusione e pareri discordanti. Alla fine, il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke aveva optato per l’annullamento del visto, usando poteri discrezionali. Il motivo? Ammettere Djokovic in Australia avrebbe dato forza alla comunità no-vax.

Le parole dell'avvocato

Kon-ming Tsai, l’avvocato specializzato citato dall’Associated Press, ha affermato a tal proposito che, per il 2023, sarebbe nel miglior interesse dell’Australia consentire a Djokovic di disputare il primo Slam della stagione: «Non c’è alcun fattore di rischio nel permettergli di rientrare. Non creerà un problema per la comunità. È uno dei migliori tennisti del mondo e sarà in grado di attirare molti visitatori stranieri».

Il tennista, per il momento, non si è espresso circa la possibilità di giocare o meno in Australia il prossimo anno. Il Paese, nel frattempo, ha cambiato governo e, soprattutto, allentato le regole di ingresso: i viaggiatori, all’arrivo, non devono più dare prova di essersi vaccinati contro la COVID-19. Djokovic, quindi, non si troverebbe più di fronte un ostacolo (quasi) insormontabile.

Il nuovo ministro dell’Immigrazione, Andrew Giles, potrebbe dunque ricevere una nuova domanda dalla star serba, 35 anni e ancora tanta, tantissima voglia di dominare il circuito.

Il fatto che Djokovic, dopo la revoca del visto, abbia lasciato immediatamente il Paese, a bordo di un volo Emirates seguitissimo su Flightradar24, depone a suo favore. Di più, Novak non ha mai criticato le autorità australiane. Accettando, di buon grado, la decisione.

La procedura

Ma che cosa dovrà fare, nello specifico, Djokovic? Innanzitutto, il giocatore dovrà motivare, per iscritto, all’Australian Border Force perché intende fare rientro in Australia e, ancora, perché l’interdizione per tre anni andrebbe messa da parte. Il tutto, si badi, senza il supporto diretto di Tennis Australia, che onde evitare nuovi casi mediatici ha esternalizzato le domande di visto dei giocatori e, come ha spiegato il direttore degli Australian Open, Craig Tiley, non farà alcuna pressione sul governo.

Tiley e Djokovic si sono incontrati a Londra il mese scorso. Si sono parlati. Hanno fatto un accenno agli Australian Open. «Novak ha detto che ovviamente gli piacerebbe tornare in Australia, ma sa che sarà una decisione del governo federale e lo accetta» ha detto al riguardo il direttore del torneo, che è pure amministratore delegato di Tennis Australia. «Sta giocando molto a tennis in questa fine di anno. È in attesa e spera che ci possa un esito positivo con la sua domanda» ha aggiunto, lasciando intendere che sì, Djokovic presenterà una richiesta formale per il reingresso in Australia.

Una richiesta che, per dirla con l’avvocato Tsai, difficilmente a questo giro verrà rifiutata. Per l’interesse di tutti.