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Novak Djokovic e il cerchio della vita: «Devo accettarlo»

Subito eliminato a Montecarlo e poi anche a Madrid: mancanza di motivazione o fisiologico declino? «Sto vivendo una situazione a cui non sono abituato», ammette il serbo - Che poi rinuncia per la prima volta al Master 1000 di Roma
© Keystone/Chema Moya
Flavio Viglezio
29.04.2025 23:15

Il primo è stato Roger Federer, che ha alzato bandiera bianca a 41 anni. Lo ha seguito Rafa Nadal: di 5 anni più giovane del basilese, lo spagnolo ha dato l’addio al tennis a 38 anni. A breve potrebbe definitivamente chiudersi un’era: Novak Djokovic – che tra un mese compirà pure 38 anni – non sembra più lui. Dopo un 2024 senta titoli del Grande Slam – ma con l’oro olimpico a Parigi – il serbo non ha ancora vinto un solo torneo nel 2025 e ha iniziato nel peggiore dei modi la sua stagione sulla terra battuta. Fuori al primo turno a Montecarlo, battuto in due set dall'ancora poco conosciuto cileno Alejandro Tabilo (ATP 35). E fuori al primo turno anche a Madrid, sconfitto – sempre in due set – dall’italiano Matteo Arnaldi (ATP 44). Freschissima, poi, la notizia del forfait al Master 1000 di Roma, per la prima volta dopo 18 partecipazioni consecutive, 12 finali e 6 titoli. E pensare che nel 2023 – non 20 anni fa, quindi – Nole aveva conquistato 3 dei 4 Slam, perdendo solo la finale di Wimbledon contro Alcaraz. Che succede allora al tennista più vincente della storia? C’è chi parla di mancanza di motivazione. Paolo Bertolucci – ex leggenda del tennis italiano e commentatore TV – non ha utilizzato giri di parole: «Novak non ha più quella cosa speciale negli occhi». Altri vedono nelle sconfitte del serbo il fisiologico declino fisico che prima o poi colpisce tutti i grandi campioni. Lo ha vissuto Federer, lo ha sperimentato Nadal e ora toccherebbe a Djokovic. I «big three» a breve diventerebbero insomma solo un ricordo.

Una nuova realtà

Lo stesso Nole sembrerebbe privilegiare la seconda ipotesi. Come se si rendese conto di non potersi più esprimere a certi livelli. Una situazione difficile da vivere, per l’ex dominatore del circuito, anche se ha raccontato il suo momento con il sorriso sulle labbra. Fino a qualche anno fa, però, un’eliminazione di questo tipo lo avrebbe fatto imbestialire: «Non ho giocato molto sulla terra quest’anno – ha spiegato Nole dopo la sconfitta a Madrid – e il mio livello in questo momento non è quello che vorrei avere. Mi sono allenato tanto, ma le partite sono un’altra cosa. Sto comunque vivendo una nuova realtà, alla quale non ero abituato. Devo pensare a vincere una o due partite di fila, non a conquistare il torneo. È una sensazione molto diversa da quella che ho provato negli ultimi 20 anni. È una sfida mentale. Ma questo è il cerchio della vita. Fa parte dello sport e bisogna accettarlo. Le cose sono cambiate: lo vedo con i miei colpi, con i miei movimenti».

Attenzione ai Major

I tifosi del serbo si augurano che i prossimi Slam possano dare nuovi impulsi a Nole. Come se i Major avessero il potere di trasformarlo, di renderlo forte e tonico come nei suoi giorni più belli. D’altra parte, all’ultimo Australian Open, Djokovic si era issato fino alla semifinale contro Zverev, dove si era ritirato per un infortunio al termine del primo set. E nei quarti aveva fatto fuori in quattro frazioni Alcaraz. Non proprio un ruolino di marcia da giocatore bollito, pur sempre al 5. posto della classifica ATP: «Ho già detto più volte che in questo periodo della mia carriera gli Slam sono i tornei che contano di più ai miei occhi. Ciò non significa che non desidero vincere gli altri, ma nei Major voglio davvero giocare il mio miglior tennis. Non so se riuscirò a farlo al Roland Garros, ma farò del mio meglio. Non sarò di certo uno dei principali favoriti a Parigi, ma questo potrebbe anche aiutarmi. Chi lo sa. La pressione? C’è sempre, ma adesso per me è diversa. Non posso di certo lamentarmi della mia carriera», ha detto con un mezzo sorriso Djokovic.

Parole sibilline

E chi lo sa se Nole giocherà per l’ultima volta alla Porte d’Auteuil. Prima o poi l’ora del ritiro arriverà anche per lui. E nonostante le frasi di circostanza è difficile immaginare che un fuoriclasse del suo livello si possa accontentare di tante, troppe eliminazioni ai primi turni.

Di fatto, il serbo non ha escluso un ritiro a breve termine. «Potrebbe anche essere stata la mia ultima partita a Madrid. Non lo so, a dire il vero, ma potrebbe essere una possibilità. Tornerò di sicuro qui, ma forse non come giocatore. È comunque troppo presto per dirlo». In precedenza, però, non aveva mai accennato a una simile eventualità.

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