Quei vecchietti irriducibili di Murray e Wawrinka

Due vecchietti irriducibili con carriere per certi versi analoghe. Tre titoli a testa nelle prove del Grande Slam, campioni nella vecchia Coppa Davis e alle Olimpiadi, entrambi fermati da infortuni che avrebbero suggerito a chiunque di appendere la racchetta al chiodo. Eppure, Sir Andrew Barron Murray, detto Andy (già numero 1 al mondo) e Stanislas Wawrinka, detto Stan (già n. 3) continuano imperterriti a giocare sul circuito. E lo fanno ancora ad alto livello. Lo scozzese (ATP 40) è attualmente a Washington, il tennista di St. Barthélemy (ATP 49) si è preso qualche giorno di riposo, ma anche lui ha già la testa rivolta ai tornei sul duro per preparare l’Open degli Stati Uniti (28 agosto -10 settembre). Se rinuncia al Masters 1000 di Toronto (7-13 agosto) giocherà invece l’altro Masters 1000 a Cincinnati (13-19 agosto) dove ha ottenuto una wild card. Un’invidiabile vitalità per il britannico e per il romando, considerati da tutti vere e proprie mine vaganti. Un’opinione condivisa da campionissimi come Federer (ritiratosi lo scorso anno), Djokovic e Nadal, ma anche da altri tennisti di lungo corso e da quelli della nuova generazione.
Una grande combattività
A Wimbledon Murray aveva commosso tutti per la combattività con la quale ha affrontato Stefanos Tsitsipas (n. 3). La sconfitta in cinque set contro il greco lo ha certo deluso, ma non lo ha mortificato. Severo con sé stesso si è subito rimboccato le maniche e ha guardato avanti. L’esordio vincente a Washington contro Brandon Nakashima - ieri ha affrontato Taylor Fritz - gli ha fatto tornare in mente l’ultima volta che si era presentato al Mubadala Citi Open, cinque anni fa. «Quando guardi indietro non devi pensare troppo. È vero, nel 2018, dopo il grave infortunio all’anca, ho davvero pensato che non avevo più un futuro nel tennis. Se ora sono qui vuol dire che ho reagito in modo positivo», ha detto recentemente lo scozzese, il cui sogno è quello di potersi presentare a New York tra i primi 30 al mondo e di poter essere incluso nel gruppo delle teste di serie. Tutto, naturalmente, dipenderà da quanto succederà nei vari tornei nordamericani di agosto.
Prova di carattere
E Stan? Nelle ultime settimane ha dato prova di carattere e si è anche tolto più di una soddisfazione. Dopo aver raggiunto il terzo turno a Church Road si è presentato a Gstaad con grandi velleità. Nell’Oberland bernese si è aggiudicato il doppio con il giovane Dominic Stricker. Un exploit realizzato a 10 anni dal suo ultimo successo in doppio e a sei dall’ultimo trionfo in singolare. Stanimal, o StanTheMan, come lo chiamavano un tempo, si è poi presentato a Umag e senza fare troppe riflessioni ha raggiunto l’ultimo atto di questo torneo ATP 250 arrendendosi in tre set all’australiano Alexei Popyrin. Sognava il 17.esimo titolo in carriera e per poco non ha centrato l’obiettivo. Ma ha capito che ha ancora qualcosa da dire in questa e, forse, anche nella prossima stagione. Durante la premiazione Stan si è perfino commosso. «So che non ha senso piangere, ma non posso fare altrimenti perché amo ancora moltissimo questo sport».
I Challenger di Lugano
D’altra parte Wawrinka, che nella sua carriera di infortuni ne ha avuti parecchi, ha sempre saputo rialzare la testa. Eha accettato l’idea di dover ripartire dal basso. A noi piace anche ricordarlo per le sue vittorie «minori», quelle che ad esempio aveva conquistato nelle ultime due edizioni del BSI Challenger del TC Lido Lugano (2009 e 2010) battendo in finale in entrambe le occasioni l’italiano Potito Starace.
Ma torniamo a Murray e Wawrinka, che nel 2019 si erano ancora ritrovati in finale, uno di fronte all’altro, ad Anversa quando nessuno avrebbe più osato scommettere su di loro. Allora Stan si arrese allo scozzese, non all’idea di essere un giocatore finito.