Tennis

Rafa Nadal, è corsa contro il tempo

Costretto a rinunciare ai tornei di Monte Carlo e Barcellona, il maiorchino non gioca una partita dagli ultimi Australian Open – L’obiettivo resta il 15. titolo al Roland Garros, ma le incognite sono parecchie: «Non sono guarito, così non posso competere», afferma il diretto interessato
Rafael Nadal è fermo dagli ultimi Australian Open, dove aveva dovuto fare i conti con un infortunio all’anca. ©AP/Lukas Coch
Flavio Viglezio
21.04.2023 17:30

C’erano una volta i «Fab Four» del tennis mondiale. Roger Federer si è ritirato, Andy Murray non ha più il livello di un tempo, Rafael Nadal deve fare i conti con gli infortuni. Il solo Novak Djokovic, per ora, tiene botta. Ma in piena stagione di terra rossa – e a meno di un mese dal Roland Garros – il pensiero va inevitabilmente a Nadal. Del maiorchino si sono perse le tracce: non gioca dallo scorso mese di gennaio, quando al secondo turno dell’Australian Open venne battuto in tre set da tale Mackenzie McDonald, statunitense che occupa attualmente il 54. posto della classifica ATP. Una sconfitta figlia dell’ennesimo malanno fisico dello spagnolo: lesione di secondo grado al muscolo ileopsoas – il più potente flessore dell’anca – e uno stop stimato in quei giorni a sei-otto settimane. «Sono mentalmente distrutto», disse Nadal nella notte di Melbourne. Come se già non bastassero la sindrome di Müller-Weiss e i cronici dolori a un piede che lo tormentano da anni.

Non ancora pronto

Sono trascorsi tre mesi, da quel 18 gennaio, e Rafa non si è ancora ripreso. Altro che sei-otto settimane. La caccia al suo 15. titolo al Roland Garros – e al 23. Grande Slam – è diventata una corsa contro il tempo. Senza garanzia di successo: «Tornerà solo se sarà al 100%», ha affermato nelle scorse ore lo zio Toni.

Intanto Nadal ha già dovuto rinunciare a Monte Carlo e Barcellona. Un forfait, quello per il torneo catalano, annunciato su Instagram dal maiorchino: «Barcellona è un torneo speciale per me, perché è il mio club di adozione e giocare in casa è sempre un’emozione particolare. Non mi sento ancora pronto e sto seguendo il mio percorso di preparazione per il ritorno in campo».

La preoccupazione cresce

Non fissa date, insomma, il mancino di Manacor. Che proprio ieri ha ufficialmente rinunciato anche al Masters 1000 di Madrid: «Purtroppo, non potrò esserci nemmeno lì. L’infortunio continua a non guarire e non posso lavorare nel modo che mi serve per competere. Qualche giorno fa abbiamo deciso di cambiare rotta, fare un altro trattamento e vedere se le cose miglioreranno. Non posso dare scadenze: se le sapessi ve le direi».

Nell’entourage del tennista spagnolo c’è insomma preoccupazione. Lo testimoniano le parole dell’amico Feliciano Lopez, già numero 12 dell’ATP: «Mi preoccupa soprattutto come amico. A livello tennistico lui punta a essere competitivo al Roland Garros. Ma sono preoccupato per lui soprattutto come amico. Mi fa male vederlo così, proprio come è successo a Roger Federer, che si è ritirato senza poter giocare».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Benito Perez-Barbadillo, il direttore della comunicazione di Rafael Nadal: «Se ha bisogno di giocare prima del Roland Garros? Certo, e questa è l’unica cosa che ci preoccupa un po’».

Una storia iniziata nel 2005

A tenere viva la speranza dei tifosi del maiorchino è la passata stagione. Anche dodici mesi fa l’avvicinamento al secondo Grande Slam stagionale era stata più che laborioso. Già costretto a rinunciare a Monte Carlo e a Barcellona, Nadal aveva fatto il suo rientro a Madrid, dove era stato battuto nei quarti di finale da Carlos Alcaraz. E a Roma - sconfitto al terzo turno da Denis Shapovalov – si erano riacutizzati i suoi cronici dolori a un piede. Ciò che non gli aveva impedito di trionfare per la 14. volta sui campi della Porte d’Auteuil. Vero è che Rafa a Parigi si trasforma, ma gli anni passano – ne compirà 37 il prossimo 3 giugno – i guai fisici aumentano e la concorrenza diventa sempre più agguerrita. Il maiorchino ha però ancora voglia di scrivere la storia sulla terra parigina. Una storia iniziata nel 2005, a soli 19 anni, quando il ragazzino con i capelli lunghi in finale riuscì a battere l’argentino Mariano Puerta e a conquistare così il suo primo «major» in carriera. Ne sono seguiti tanti, soprattutto a Parigi. Ne sa qualcosa anche Federer, battuto quattro volte in finale da Nadal sul Philippe Chatrier. E anche Stan Wawrinka, all’atto conclusivo nel 2017, raccolse solo le briciole. Come Casper Ruud, il norvegese che lo scorso anno abbandonò il campo a capo chino dopo un pesantissimo 6-3 6-3 6-0.

Il guanto di sfida

In tutta la sua carriera Rafael Nadal ha subito soltanto tre sconfitte al Roland Garros: una contro lo svedese Robin Söderling nel 2009, allo stadio degli ottavi di finale – nell’anno del trionfo parigino di Federer – e due contro Novak Djokovic, nei quarti nel 2015 e in semifinale nel 2021. Basteranno questi numeri da capogiro a fare di Nadal il grande favorito del torneo per l’ennesima volta? La concorrenza sarà terribile. Djokovic punta al suo 23. Grande Slam, Carlos Alcaraz vuole dimostrare di essere l’erede di Nadal e cercherà una sorta di passaggio di testimone. E poi ci sono i soliti noti, sempre più solidi, sempre più forti: i vari Daniil Medvedev, Casper Ruud, Stefanos Tsitsipas, Andrej Rublev, Holger Rune e Jannik Sinner hanno già lanciato il guanto di sfida allo spagnolo.