Tennis

«Ragazzi con l’entusiasmo negli occhi»

Intervista a Nikola Maksimovic, responsabile dei ball-boys al Samsung Open Lugano
Un ball-boy sullo sfondo mentre gioca Stefanie Vögele. (Foto Putzu)
Raffaele Soldati
12.04.2019 06:00

LUGANO - «Stare con i ball-boys e vedere la loro felicità e il loro entusiasmo durante la settimana del torneo è appagante. Hai l’impressione che il tuo compito non sia utile soltanto all’organizzazione di una manifestazione così importante per l’immagine del circolo, della Città e di tutto il Ticino tennistico. Capisci le emozioni che vivono i ragazzi e vedi un’altra faccia dell’evento, quella di chi lavora con impegno e sacrificio dietro le quinte». Così Nikola Maksimovic, maestro al TC Lido e responsabile dei raccatta palle, spiega la sua attività nell’ambito del Samsung Open.

Essere a capo di 55 ragazzi tra i 9 e il 16 anni non è certo un compito facile. Ci vuole polso, ma anche comprensione. E bisogna soprattutto avere una linea precisa che vale per tutti. «Questo è naturale. D’altra parte, il reclutamento di questi ragazzi che non vengono soltanto dal nostro club, non è improvvisato. Ci sono giornate informative e anche delle prove per vedere se i candidati sono adeguati per svolgere questo compito. Tutti, naturalmente, devono conoscere le regole del tennis e comportarsi secondo i dettami internazionali. In generale i candidati per diventare ball-boys sanno già cosa li attende. Arrivano con una grande motivazione e con un entusiasmo che si legge negli occhi. Lo vedi durante le ore di lavoro, ma ancora di più quando hanno la possibilità di vedere da vicino campionesse più o meno rinomate».

Nikola, figlio dei gestori del ristorante della club-house – Raiko e Dragojla – è in pratica cresciuto al TC Lido. Nato nell’anno in cui i suoi genitori erano venuti a Lugano, conosce bene i meccanismi della vita sociale e sportiva. «Ho assorbito tennis fin da bambino. Per questo capisco bene cosa vivono i giovanissimi con i quali condivido tante ore in queste giornate che spesso sono anche lunghe e faticose. Il mio percorso è presto detto: ho imparato a giocare qui, dapprima anche contro il muro. Poi è cresciuta la passione agonistica e sono andato a più riprese in Spagna. Quella che ho vissuto a Barcellona è stata un’esperienza importante, sia dal punto di vista sportivo che umano. Conosci persone, vedi diversi metodi di formazione e torni con un bel bagaglio di nuove conoscenze. Quelle che mi sono ad esempio servite per diventare maestro e poi responsabile della scuola tennis locale».

Al TC Lido ci sono gli agonisti, ma anche giovani che hanno ambizioni più limitate. «Certo, c’è di tutto e questo è importante per la vita di un circolo, dove devono convivere seniores e juniores, tanto per indicare due categorie. Al TC Lido l’affluenza dei ragazzi è elevata. Ne contiamo più di 170. Poi c’è l’agonistica, che è invece composta da 35 elementi. Se i primi giocano una o due volte alla settimana, i secondi svolgono diversi allenamenti e poi sono anche spesso impegnati nei tornei».

Torniamo al Samsung Open. Questa per il Lido è una settimana speciale, un momento che va oltre la routine di un club. «Certo, c’è la preparazione, l’attesa dell’inizio, la stanchezza che si accumula per i momenti vuoti o le lunghe pause causate dal maltempo. Poi però, quando torna il sole e tutto procede secondo i programmi, c’è la voglia di mettersi al lavoro e di condividere questo appuntamento che per noi è davvero speciale».