Roland Garros

Rimangono due soli ostacoli prima della finale dei sogni

Mai, sin qui, Sinner e Alcaraz si sono affrontati nell’ultimo atto di un Grande Slam - Oggi, dopo i recenti tentativi falliti a Montecarlo e Roma, Musetti proverà a sgambettare lo spagnolo - Successivamente, il numero uno del mondo tornerà a duellare con un ringalluzzito Novak Djokovic
©AP/Alessandra Tarantino)
Alex Isenburg
06.06.2025 06:00

Jannik Sinner c’è, Carlos Alcaraz pure. Entrambi sono giunti al penultimo atto del Roland Garros e lo hanno fatto, peraltro, in maniera piuttosto agevole. Tutto, insomma, sembra essersi configurato secondo le attese. Resta un solo ostacolo, dinnanzi ad ambedue, per far sì che la finale dei sogni - quella tra numero uno e numero due del mondo - si concretizzi. Mai, finora, si sono sfidati nell’ultimo atto di un Grande Slam, ma tutto sembra essere apparecchiato per un appuntamento conclusivo che si presenterebbe come il più dolce dei dessert. I rispettivi avversari sono di tutto rispetto, ci mancherebbe, eppure - per una serie di motivi che ci accingiamo ad analizzare - sembra assai improbabile che i pronostici possano essere sovvertiti.

La crescita del «Muso»

Partiamo dal lato inferiore del tabellone, ossia dalla prima semifinale odierna - che scatterà a partire dalle 14.30 - tra Carlos Alcaraz e Lorenzo Musetti. Una sfida, questa, tutt’altro che inedita e che, anzi, di recente ha avuto luogo a due riprese. Alcaraz - giunto già alla sua settima semifinale in un Major, al fronte della seconda dell’italiano, dopo quella di Wimbledon nel 2024 - si è imposto sul tennista di Carrara sia in occasione della finale di Montecarlo, sia nel successivo incontro nel penultimo atto di Roma. Due partite che, va detto onestamente, hanno parzialmente deluso in termini di spettacolo e in cui il loro estro si è manifestato soltanto a sprazzi. Nel sempre suggestivo scenario del Principato di Monaco, Musetti nel primo set aveva approfittato dei tanti errori dell’iberico, salvo poi perdere - anche a causa di un patema fisico giunto a metà del secondo parziale - 12 dei successivi 13 giochi. Nella replica degli Internazionali d’Italia, il beniamino di casa, pur non brillando, era comunque riuscito a restare attaccato ad Alcaraz, soprattutto nel secondo set, impensierendolo e non poco.

Insomma, sebbene gli ultimi cinque confronti diretti abbiano sorriso sempre al suo rivale di giornata, Musetti sa di poter mettere in difficoltà il murciano. È proprio una maggior consapevolezza di sé, d’altronde, la chiave del recente miglioramento del numero 7 del mondo. I risultati di quest’anno sulla terra battuta - la superficie di gioco che gli è più congeniale - sono lì a dimostrarlo: in ognuno degli appuntamenti più importanti - i 3 tornei Masters 1000 e lo Slam parigino - ha centrato la semifinale. Soltanto in quattro, prima di lui, erano riusciti a tagliare questo traguardo: oltre ovviamente a Nadal, riuscitosi in ben 5 stagioni, figurano in questa lista Djokovic (nel 2008), Murray (2016) e Zverev (2022).

Libero dalla pressione

Perché, quindi, un suo successo contro Alcaraz appare inverosimile? Beh, perché la fatica accumulata nel corso dell’ultimo mese - a detta di Musetti e del suo coach Simone Tartarini - inizia a farsi sentire. Dopo l’ottima prestazione contro Rune ne è giunta una ampiamente meno convincente con Tiafoe, al termine della quale l’italiano ha ammesso di aver bruciato parecchie energie, in particolare a livello nervoso.

Chi, invece, appare nel pieno delle proprie forze è proprio Alcaraz, protagonista di un quarto di finale strepitoso, nel quale ha disegnato tennis. Ha strapazzato il povero Tommy Paul e non gli ha concesso nemmeno una palla break in tutto l’incontro. Un qualcosa di quasi impossibile - in una fase così avanzata della competizione - sul rosso. Ma su queste superficie - come lo stesso Musetti, d’altra parte, aveva onestamente riconosciuto - l’iberico ha dimostrato di essere il più forte di tutti. E a proposito, sotto il profilo mentale sembra stare al meglio. Sotto questo punto di vista, la svolta è rappresentata dal rientro alle competizioni di Jannik Sinner. Già, perché come riconosciuto dallo spagnolo: «Tutti mi chiedevano di approfittare del suo periodo di assenza per tornare in vetta alla classifica. E questa pressione probabilmente mi ha ucciso». Ed ecco che allora si spiega la sua versione recentemente ammirata, quella centrata e solida. Tutte le armi di cui dispone Musetti, inoltre, fanno altresì parte del suo arsenale e lui, addirittura, è pure in grado di perfezionarle. Alcaraz, dunque, è il favorito indiscusso.

Un percorso netto, l’altro quasi

C’è anche un secondo semifinalista italiano - come accaduto soltanto un’altra volta nella storia, nel 1960, grazie al duo Pietrangeli-Sirola - ed è Jannik Sinner. A differenza del connazionale, lui parte con i favori del pronostico. E non potrebbe essere altrimenti, considerando le 19 vittorie consecutive inanellate a livello Slam. Dal suo attesissimo rientro - giunto in casa, in quel di Roma - ha dimostrato di non aver perso affatto smalto. La pausa non l’ha minimamente intaccato e nel corso di queste settimane sta probabilmente esprimendo un tennis che non gli era mai riuscito così brillante su questa superficie. Come conseguenza, le tipiche lezioni impartite agli avversari sul cemento sono ora state servite anche su terra battuta. Negli ultimi 8 match disputati, Sinner per 5 volte ha inflitto ai suoi rivali un parziale di 6-0. A Bois de la Boulogne, nelle 5 occasioni in cui è sceso in campo, non ha perso un set, concedendo la pochezza di 36 giochi. A dirla tutta, non è neppure mai stato trascinato al tie-break. I numeri, in pratica, si sprecano.

Il percorso netto dell’altoatesino, però, è stato quasi eguagliato dal suo avversario odierno, quel Novak Djokovic capace di raggiungere il penultimo atto concedendo appena un set. Soltanto Zverev, nel primo parziale della sfida dei quarti, ha saputo complicargli una strada altrimenti priva di insidie. Certo, la sorte con Nole è stata benevola e il tabellone si è rivelato agevole. Lui, tuttavia, ci ha messo del suo: ha centellinato le energie e, di fronte al tedesco, è apparso brillante sul piano atletico e mentale.

La superficie giusta?

Nei tornei del Grande Slam, semplicemente, Djokovic si trasforma. È un altro giocatore, riacquisisce quella fame che nel resto dell’anno lo abbandona. Ma - rinfrancato pure dal 100. titolo colto a Ginevra - in un contesto del genere l’uomo dei record va temuto e rispettato. Sinner - dopo il famoso scontro vinto in Coppa Davis nel 2023, che ha segnato la sua ascesa - lo ha sconfitto altre due volte lo scorso anno. In Australia, prima di mettere in bacheca l’agognato primo Slam, e poi anche nella finale di Shanghai.

L’uno pare essere l’evoluzione dell’altro. Visti gli innumerevoli successi in carriera pare assurdo da dire, ma contro Sinner, lontano dal cemento, Djokovic potrebbe avere qualche chance in più. È capace, il serbo, di scombussolare le carte a livello tattico e sfruttare una serie di variazioni che sul duro sono di certo meno efficaci. Potrà bastare? Probabilmente no. Ma guai a darlo per sconfitto in partenza.