Si separano le strade di Wawrinka e Norman

A sei giorni dall’inizio del Roland Garros - sono però già iniziate le qualificazioni - Stan Wawrinka si è separato da Magnus Norman, l’allenatore svedese con il quale aveva firmato i suoi tre titoli del Grande Slam: Open d’Australia 2014, Roland Garros 2015 e US Open 2016. Una decisione di comune accordo, come recita il comunicato nel quale il tennista di St. Barthélemy ringrazia lo scandinavo, che considera «un grande coach, un amico e un mentore. Stan sottolinea il preziosissimo contributo di Norman, senza il quale, così almeno dice, non sarebbe mai riuscito a compiere il salto il qualità che gli ha permesso di firmare tornei maggiori fino a raggiungere il terzo posto nel ranking ATP.
La lunga collaborazione
«Quando leggiamo comunicati come quello che ha reso pubblico Stan, non sappiamo mai bene a cosa credere», dice Marc Rosset, che conosce bene il romando e che un po’ diffida delle frasi ufficiali da «vogliamoci bene». Il campione olimpico del 1992 a Barcellona preferisce attenersi ai fatti e ripercorrere, seppur in sintesi i tanti anni che Stan e Norman hanno trascorso insieme: «Avevano iniziato la loro collaborazione nella primavera del 2013. Si sono lasciati per un breve periodo alla fine del 2017. Se ricordo bene la motivazione di Norman era legata agli impegni famigliari e all’accademia che doveva gestire. Era, quello, il periodo in cui Wawrinka aveva iniziato la rieducazione in seguito alla doppia operazione al ginocchio. Con Magnus Stan ha certamente fatto un lungo percorso rilanciando una carriera che lo aveva comunque già portato ad entrare tra i top 10 negli anni in cui era assistito da un altro svedese, Peter Lundgren. Parliamo del 2008».
Rottura improbabile
È legittimo riflettere sulla possibilità che tra i due ci sia stata una rottura? È possibile che qualcosa si sia inceppato nel rapporto tra il giocatore e l’allenatore? «Non credo tanto ad una rottura per divergenze di vedute. Sono piuttosto propenso a credere che, dopo tanti anni, Norman si sia nuovamente visto confrontato con il suo futuro, di padre di famiglia e con gli impegni dell’accademia con tutta probabilità sempre più pressanti».
Altri impegni per Magnus
Non dimentichiamo il periodo difficile che sta attraversando il tennis professionistico. I viaggi, i tornei senza pubblico, almeno fino al Roland Garros, che dovrebbe segnare una nuova e forse anche preoccupante sfida. «Sì - prosegue Marc - questi sono tutti fattori che potrebbero aver spinto Magnus a lasciare il circuito. Poi bisognerebbe tenere conto delle esigenze di Stan, che a Roma, nel primo vero torneo postcoronavirus, non ha dato l’impressione di essere sul pezzo. La sconfitta contro l’italiano Musetti è stata pesante, anzi pesantissima, pensando al livello di gioco mostrato. Durante l’estate, lo ricordiamo, Stan aveva vinto un Challenger a Praga, si era fermato nel secondo appuntamento sempre nella Repubblica Ceca e aveva rinunciato alla tournée americana dicendo di volersi concentrare per gli appuntamenti sulla terra battuta. Roma è andata male. Può succedere. Adesso siamo curiosi di rivederlo a Parigi».
Poca motivazione
Sul rendimento mostrato da Wawrinka al Foro Italico si è espresso anche Claudio Mezzadri, che ha avuto l’impressione di vedere in campo un giocatore poco motivato.
«Ho letto sui giornali italiani i commenti relativi al giovane Lorenzo Musetti che avrebbe steso uno dopo l’altro Wawrinka e Nishikori. Hanno paragonato l’italiano a Sampras, facendogli probabilmente il peggiore dei dispetti. Il promettente 18.enne si infatti fermato subito dopo, battuto dal tedesco Koepfer. La verità è che a Roma Stan e Nishikori erano bolliti. Leggere il comunicato di Wawrinka dopo il Masters 1000 al Foro Italico e con il Roland Garros alle porte, fa riflettere. Concordo con Rosset sul fatto che per noi «esterni» è sempre difficile valutare situazioni di questo genere. Potrebbe farlo solo chi segue il giocatore regolarmente, non solo in partita, ma durante gli allenamenti. La situazione che vive attualmente il tennis professionistico è inoltre complicata. Anche io ritengo che Norman abbia deciso di rivedere le sue priorità. Ha 44 anni, una famiglia e un’accademia da seguire. Il suo percorso con Stan gli ha forse già offerto tutto quello che poteva offrirgli, magari anche di più. Oltre ai tre titoli del Grande Slam, con Magnus, il romando aveva vinto 11 finali di fila fra il gennaio 2014 e il settembre 2016. Da giocatore altalenante era diventato un vincente».