Un gioiellino che spegne dieci candeline

Un piccolo paese, una piccola società e una grande fiducia. Sono questi gli ingredienti che, se amalgamati, fanno nascere il torneo ITF di Caslano. Una manifestazione che quest’anno spegne dieci candeline, grazie anche al grande supporto che Swiss Tennis non ha mai fatto mancare, permettendogli negli anni di poter attirare diversi ottimi giocatori, o che si sono rivelati tali. «Siamo molto fieri di aver raggiunto questo traguardo - spiega il presidente Marco Jardini -. Per noi è un segnale che stiamo lavoriamo bene e che i nostri sforzi sono ripagati. Di recente ho presenziato a una riunione di Swiss Tennis in cui è stato nominato proprio il torneo di Caslano come un vero gioiellino. Credo che ciò che ci ha aiutato tanto sia stato il fatto di non esserci fermati l’anno della pandemia. Nel 2020 siamo riusciti comunque a organizzare il torneo. Siamo stati praticamente i primi a mettere in piedi una manifestazione di tennis dopo il lockdown e questo ci ha permesso di avere in campo grandissimi nomi perché gli atleti volevano giocare. Sui campi di Caslano c’era gente come Holger Rune (oggi 32. al mondo) e Dominic Stricker (ATP 127). In questo modo ci siamo fatti conoscere ulteriormente».
Cosa regala dunque il tabellone di quest’anno? «Il nome più importante è quello del tedesco Louis Wessels, attualmente 287 nella classifica ATP. Fa inoltre piacere avere ancora con noi il finalista del 2021, il ticinese Remy Bertola, che in un anno ha recuperato circa 350 posizioni ATP. Le wild card sono state date anche a giovani ticinesi, in modo che possano vivere la loro prima esperienza in un torneo internazionale a livello professionistico». Concretamente, quanto può contare per un giovane partecipare a una manifestazione come questa? «È fondamentale - continua Jardini-. Ecco perché Swiss Tennis ci sostiene. I ragazzi che hanno un certo talento vengono lanciati a livello internazionale dove possono confrontarsi con tennisti più forti. Questo li aiuta a crescere». Un torneo ormai riconosciuto, partito da una semplice idea una decina di anni fa. «Nel 2011 abbiamo deciso che avremmo fatto qualcosa per rendere il nostro club ambizioso - racconta Jardini -. Ho quindi chiesto consiglio a Swiss Tennis, che mi ha proposto questa modalità di torneo. Ho dunque deciso di lanciarmi nonostante le mie esperienze in merito non fossero molte. Tutti hanno lavorato bene e con il piglio giusto, permettendoci di arrivare alla decima edizione». Anche l’ambiente che gli organizzatori sono riusciti a creare a Caslano, col tempo, ha fatto la differenza. «Proprio ora che sto parlando mi stanno salutando due ragazzi che vengono dalla Florida per giocare il doppio. È il secondo anno che tornano. Solo per il doppio. Se l’ambiente non fosse bello non farebbero certamente tutti questi chilometri per giocare sulla terra rossa dei campi di Caslano. Per noi queste sono grandissime soddisfazioni».